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 2008  gennaio 24 Giovedì calendario

Più bambini anche in Italia ma in Europa restiamo ultimi. Repubblica 24 gennaio 2008. Ci provano le donne e gli uomini, ce l´hanno il desiderio di mettere su famiglia e se non proprio come quelle grandi di una volta, un bimbo almeno vogliono averlo

Più bambini anche in Italia ma in Europa restiamo ultimi. Repubblica 24 gennaio 2008. Ci provano le donne e gli uomini, ce l´hanno il desiderio di mettere su famiglia e se non proprio come quelle grandi di una volta, un bimbo almeno vogliono averlo. Ma sono pochi, coraggiosi. Gli ultimi dati Istat registrano una ripresa lenta e prudente: nel 2006 il tasso di fecondità è salito a 1,35 figli per donna (era l´1,32 nel 2005). Magro risultato, il più basso nell´Unione Europea. Però uno dei migliori e addirittura un traguardo rispetto all´1,19 del ”95 che fu il più disperato, le culle vuote e le speranze pure. Adesso le carrozzine per strada si ricominciano a vedere anche in Italia, coppie magari non più giovani perché hanno aspettato fino a un lavoro stabile, una casa, il minimo per scommettere sul futuro. Paragonati alla Francia dove le signore hanno battuto ogni record in Europa con i loro due figli a testa non reggiamo il confronto. La natalità è anche un atteggiamento sociale come è noto, indica aspettative, fiducia. Tutto si lega: non si fanno figli se i giovani non trovano un impiego stabile e allora rimangono a casa e quando rischiano la vita adulta è una fortuna se arrivano a fine mese. «I figli sono la misura di una prospettiva, che da noi è cupa». Roberto Volpi, demografo dell´infanzia, sul tema ha scritto "La fine della famiglia", racconta il declino non solo dell´istituto tradizionale, ma «perfino del carattere di essenzialità dei figli nel concetto di famiglia». meno drastica Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell´Istat. Dice però che «la società non aiuta: in Italia c´è un clima sfavorevole alla paternità e alla maternità. Pochi asili nidi e spesso costosi, sovraccarico degli oneri familiari sulle donne, rigidità degli orari d´ufficio». Il desiderio ci sarebbe, «donne e uomini vogliono avere due figli ma questo non riesce a tradursi in realtà per il cumularsi di rigidità sociali». Se non ci fossero le immigrate l´Italia sarebbe un posto bloccato nel suo sogno. Delle 560mila nascite del 2006, quasi 6mila in più rispetto all´anno precedente, 58mila si devono alle straniere, e cioè il 10,3%. Come gli ispanici negli Usa, sono loro a portare energia nuova, a fecondare dove tutto sembra già compiuto e finito. Le italiane da sole segnerebbero un timido 1,24 figli ognuna, le straniere ci aggiungono i loro 2,41, il doppio. Una ripresa, anche se lieve, dopo che per trent´anni, a partire dal ”65, le donne hanno cominciato a declinare la maternità fino al minimo storico del ”95?. «Episodici movimenti molecolari». Giuseppe De Rita, sociologo e fondatore del Censis, dice che è finito quel ciclo di psicologia collettiva che nel Dopoguerra ha portato al boom dell´economia e delle nascite, «quella voglia di ricominciare non c´è più, è finita un´era ed è difficile che cambi. Chi genera lo fa per "gusto", non ha la lungimiranza dei padri che dovevano cambiare il mondo». Gli uomini più delle donne hanno interrotto il ciclo, «perdendo il ruolo simbolico della trasmissione». Ognuno per sé, senza lasciare tracce. ALESSANDRA RETICO