Corriere della Sera 24 gennaio 2008, Fiorenza Sarzanini, 24 gennaio 2008
Un superteste ora accusa Amanda. Corriere della sera 24 gennaio 2008. ROMA – Si è presentato una settimana fa davanti al magistrato
Un superteste ora accusa Amanda. Corriere della sera 24 gennaio 2008. ROMA – Si è presentato una settimana fa davanti al magistrato. E ha raccontato un episodio che potrebbe aggravare la posizione dei tre ragazzi accusati di aver ucciso Meredith Kercher la sera del primo novembre scorso. Il nuovo testimone dell’inchiesta di Perugia è un uomo albanese che vive in Italia con regolare permesso. In Procura è arrivato con un avvocato. «Avevo paura – ha spiegato ”, mi sono consultato prima di venire qui, ma alla fine ho capito che poteva essere importante ». Il pubblico ministero ha ritenuto attendibili le sue dichiarazioni, anche perché nella descrizione dei fatti ha fornito dettagli che hanno già trovato riscontro. «La sera del 31 ottobre – mette a verbale il teste – sono arrivato nei pressi della villetta di via della Pergola. Mentre parcheggiavo ho urtato con l’auto i bidoni della spazzatura. In quel momento ho visto due ragazzi che erano lì dietro e hanno cominciato a urlare. Abbiamo iniziato a litigare e all’improvviso la ragazza ha tirato fuori un coltello. Gridava e intanto me lo puntava contro. Sono sicuro: era Amanda Knox. Con lei c’era Raffaele Sollecito». Mentre ricorda quei momenti l’uomo non mostra esitazione. C’è il dubbio che stia inventando la storia e dunque gli vengono chiesti ulteriori particolari. Lui appare sicuro. Riferisce che quella sera pioveva, ed è una circostanza che viene subito accertata e confermata. Fornisce la descrizione dei luoghi che combacia perfettamente con la realtà. Si decide così di andare avanti con l’interrogatorio e a questo punto il testimone aggiunge un elemento che potrebbe rivelarsi determinante per l’inchiesta: «Mentre litigavamo – afferma – dal buio è uscito un altro ragazzo. Era Rudy. I tre stavano insieme». il dettaglio che smentisce in maniera netta il racconto dei ragazzi. Perché finora Sollecito e Guede hanno negato di conoscersi, hanno addirittura giurato di non essersi mai visti. Non solo. Il fatto che Amanda abbia brandito un coltello dimostra che aveva dimestichezza con quell’arma, che già la sera prima del delitto la portava con sé. E invece la giovane statunitense ha sempre detto di non aver mai usato un’arma. Di fronte a queste nuove circostanze gli inquirenti stanno valutando l’eventualità che già la sera del 31 ottobre i tre fossero lì per uccidere. E ciò avvalora il sospetto che il delitto di Meredith fosse stato pianificato, che si tratti di un omicidio premeditato proprio come avevano ipotizzato i giudici del tribunale del Riesame quando avevano negato la scarcerazione ad Amanda e Raffaele. Qualcosa potrebbe aver fatto saltare il piano, rinviato così al giorno successivo. Il magistrato non mostra dubbi sulla genuinità della nuova testimonianza, anche se alcuni interrogativi rimangono. L’albanese sostiene infatti di aver temuto di essere coinvolto nella vicenda, ma oltre due mesi sono un tempo davvero lungo per decidere di rivelare un episodio che potrebbe aiutare la ricerca della verità sull’omicidio. Si tratta di un adulto che non ha mai avuto alcun problema con la giustizia, che ha un permesso di soggiorno e un lavoro. Dunque, che cosa temeva? «La vicenda ha avuto tanto clamore – avrebbe spiegato – e io sono straniero. Soltanto quando ho parlato con l’avvocato mi sono convinto». Nelle prossime settimane gli esperti consegneranno al giudice per le indagini preliminari la relazione che deve fissare l’ora e le cause della morte di Meredith. Secondo alcune indiscrezioni i periti ritengono che la ragazza sia stata uccisa verso mezzanotte e non alle 22,30 come si è ritenuto finora. A provocare il decesso, sarebbe stata l’emorragia causata dalla coltellata al collo. Questo vuol dire che Meredith è stata in agonia. Ma vuol dire soprattutto che, se fosse stata subito soccorsa, poteva essere salvata. Fiorenza Sarzanini