Dagospia (Alberto Piccinini, Rolling Stone gennaio) 25/1/2008, 25 gennaio 2008
Roma ore 12. In uno studio del quartiere Prati, il quartiere della televisione e degli avvocati, lo show inizia appena Fiorello entra dalla porta
Roma ore 12. In uno studio del quartiere Prati, il quartiere della televisione e degli avvocati, lo show inizia appena Fiorello entra dalla porta. Saluta il nostro fotografo, lo chiama ”sushi” e gli racconta di quella volta che David Bailey gli ha fatto delle foto. «Bailey, hai presente? Mi parlava e scattava, mi parlava e scattava. Piacere Fiorello! Piacere David! Clic. Clic». Guarda il set e si siede al posto che fu di Donald Fagen sulla copertina di The Nightfly (un must e pure un po’ cheap, se mi è consentito, dell’immaginario radio-privata-la-notte che avevamo tutti noi negli anni 80). Guarda con fare interrogativo la copertina del vecchio lp, stampata da Internet. Chi è? Do-nald Fa-gen, Steely Dan, suggerisce qualcuno dietro le spalle e noi snob storciamo il naso. Improvvisamente illuminato, Fiorello ci pensa su e canta Do It Again. Per uno che ci tiene sempre a dire che, quando lavorava a Radio Deejay dove passava tutta musica straniera, impazziva per Dario Baldan Bembo, si può fare. Sufficienza di incoraggiamento. Fiorello a Viva Radio Due © Foto La Presse E poi. Dentro un set fotografico, ma soprattutto al bar, per strada, ovunque lo incontri, Fiorello è 24/7 entertainment. Per uscire dal ristorante dietro via Asiago dove siede ogni giorno a pranzo con il circolo dei suoi autori e collaboratori radiofonici ci impiega mezz’ora. A ogni tavolo si ferma e ricomincia un nuovo show. La pensierosa e pierrottesca depressione che nel luogo comune affligge tanti comici di professione manco sa dove sta di casa. Si spiega così: «Iniziavo un mio spettacolo dicendo: io non sono un cantante ma canto, non sono ballerino ma ballo, non sono un intrattenitore ma intrattengo, non sono un attore ma... atto». Dello show radiofonico che lo ha fatto diventare uno dei pochissimi personaggi trasversali della commedia italiana (grandi-piccini, destra-sinistra, snob-trash), dice: «Se sono tornato a fare radio nella seconda parte della mia carriera è perché ho incontrato Marco Baldini. Ci eravamo lasciati dieci anni fa ognuno con le sue disavventure. Siccome io e lui ridiamo come ragazzini ogni volta che ci vediamo, la domanda è stata: ”Perché non torniamo a fare la radio?”. E nel 2000 abbiamo ricominciato su Radio2». Non è stato facile, e nemmeno breve. «Tutti, specialmente a me, mi davano del matto», riprende, «perché avevo appena avuto successo con la tv. E non è che volevo fare la radio come una cosetta da passatempo. No, io la volevo fare a tempo pieno, con entusiasmo e preparazione. Ci si vede alle nove del mattino, lettura dei giornali, cosa succede oggi, battute di attualità, inventiamoci un personaggio. Abbiamo raggiunto l’apice del successo nell’ultima stagione. Quanto ci abbiamo messo? Sei anni». Adesso Fiorello è tornato alla radio. Era mai andato via? tornato pure in televisione. Già funziona meglio. Qui la tattica della sparizione ha funzionato, ha aggiunto aura e senso dell’evento alla cosa. Lo show si chiama Viva Radio2 minuti, nasce dai promo ideati per la trasmissione radio, e di minuti ne durerà al massimo cinque, nell’ora di massimo ascolto a ridosso della pubblicità. Mentre ne parliamo la trasmissione non è ancora andata in onda, ma già si capisce che si affiderà alla beata innocenza del Fiorello touch. «Devi pensare un po’ alla pallacanestro, al time out...», spiega lui, «cioè, i due minuti di programma sono effettivi. Che cos’è che togliamo? Tutta la presentazione, l’ecco a voiiii... un programma fichissimo perché la gente lo guarda, sta per dire uffa che pal... ed è già finito. Non c’è neanche il tempo di annoiarsi». Splendido dilettante, intrattenitore senza rete, barzellettiere, battutista, imitatore, cantante e fine dicitore Fiorello è fondamentalmente un gran cazzaro. In senso buono. Buonissimo. Come il tuo barista, quando è simpatico. Che alla fine ripete quello che ha detto la radio perennemente accesa dietro il bancone, ma tu non lo sai perché mica senti sempre la radio come la sente lui, e salvo gravi lutti nazionali sono tutti perennemente di buon umore. Ecco. Fiorello è la radio dietro il bancone. Quindi è il barista di tutti i baristi; il taxista di tutti i taxisti. «Tento di fare il mio mestiere», riflette lui, «e so che non devo superare il limite perché noi che abbiamo successo pensiamo, come è successo a me in passato, di poter fare e dire ciò che si vuole. Cioè delle volte ci possono venire quei cinque minuti in cui pensi: adesso cambio il mio paese...». Fiorello con Marco Baldini © Foto La Presse Ma si discute ancora se il karaoke fu l’arma finale con cui Berlusconi conquistò l’Italia nel 1994 o se, al contrario, Berlusconi (e la successiva decadenza della politica) furono un sinistro sottoprodotto del karaoke. Da qualche parte ho trovato, in una vecchia intervista, questa spiegazione dello stesso Fiorello: «In quel momento, con il trauma di Tangentopoli, la gente preferiva guardare se stessa anziché la politica e pensava: quello che sa fare lui lo so fare anch’io!». In fondo, Fiorello è stato la materializzazione della Gente, che invase (e polverizzò) la scena politica più di dieci anni fa. Il Mostro. Ci stiamo ancora leccando le ferite. Adesso che la Gente è un Incubo dentro il vuoto catodico, è il Popolo di Berlusconi, le Primarie di Veltroni. Fiorello si è ritirato in splendido isolamento. Fa Battiato e Moccia, Cassano e il camionista gay. Ci fa ridere. Lo ringraziamo. Venendo qui, un mio amico al telefono mi suggeriva: «Falla breve. Chiedigli se è di destra o di sinistra». La prendo alla lontana. Chiedo all’ottimista che ogni mattina radiosveglia l’Italia di commentare la discussione nata intorno al pezzo del New York Times che ci dipinge come un paese in declino. Comincia: «Certo, quando gli americani sentono le nostre storiacce brutte... Sai quei fatti di cronaca che ci portiamo avanti per mesi e mesi? Una volta ho fatto una battuta che dice: ”Ma se io ammazzo mia moglie che cosa mi può succedere? Guarda, il massimo che ti può succedere è sei mesi di Porta a Porta!”. così, in tutti i campi noi ci facciamo del male». La battuta è buona. Ridiamo. Insisto: l’Italia è un paese in declino o no? «Be’, declino morale, sì. Non ci sono più valori, non c’è attaccamento alla famiglia, e adesso posso sembrare anche banale: è l’immagine che la fa da padrona, la tv. La gente che vuole apparire: oggi i 15 minuti di Warhol sono diventati i tre mesi di Warhol». Click here to find out more! Ahia. Banale sì. Quindi? Siamo qui a dirci che la colpa è della televisione? E la radio allora? Azzardo... Che effetto ci ha fatto sentire a tutte le ore per vent’anni su (quasi) tutte le frequenze i bla bla bla gutturali dei disk jockey? Proprio niente da rimproverarti? «Io c’ero all’inizio delle radio private», abbozza Fiorello, «Ma una volta era diverso. In radio si rideva veramente di niente. Tu facevi: ”E ora è uscito il nuovo cd di Mina ah ah ah ragazzi! C’era il famoso dj che era sempre ”hey ragazzi”... Il gusto di usare parole come ”everybody”, ”number one”, ”the best in town”, la ”new entry!”. Te lo ricordi il disco fatto dai dieci dj più famosi dell’epoca?». E come no?! La Band of Jocks! «Ti ricordi cosa cantava il buon Federico l’Olandese Volante? Ti ricordi come si chiamava il suo pezzo? Wojtyla disco dance! Pensa, oggi se uno facesse Ratzinger disco dance succederebbe qualsiasi cosa... Invece, negli anni 80, dicono che Wojtyla ne fu perfino felice. Non era una cosa blasfema vabbè, però...». Ho controllato. Wojtyla Disco Dance! uscì nel 1978 per festeggiare l’elezione del nuovo papa ed era firmato da Freddy the Flying Dutchman e la Nuova Sistina Band. Wow. Regalate ninnoli vintage ai 40enni. Li farete felici. E adesso abbiamo tutti intorno, in circolo. Come al bar. Lo show prosegue. Con qualche imbarazzo provo a tenere il passo. Mi infilo in una magra figura da spalla comica. Roberto Benigni © Foto U.Pizzi Fiorello: «Però mi piacerebbe dire che l’Italia è in declino! Oppure no. Ci sono delle cose... Per esempio le macchine abbiamo cominciato a farle bene...». Io: «Ma va! Tipo la nuova 500?». Fiorello: «Io ce l’ho». Io: «Io avevo quella vecchia! Le auto di oggi sembrano gonfiate con gli ormoni!». Fiorello: «Ma oggi tutto è gonfiato con gli ormoni! Scusa, si rifanno le donne, gli uomini, l’anguria, si rifà il topo con tre minchie... E non vuoi rifare la 500? E poi vogliamo dire veramente le cose belle dell’Italia? Benigni nella sua meravigliosa serata televisiva ha cominciato a decantare le bellezze dell’Italia dell’arte, della cultura... Quindi se vuoi scrivere qualcosa di bello dell’Italia scrivi paro paro quello che ha detto Benigni. Te lo dico io. Fiorello dice due punti. Poi se vuoi sapere quello che non va basta chiedere a Celentano». Ecco, queste ultime saranno pure le battute più sofisticate dello show. A proposito, perché Fiorello non lo censurano mai? Lui si scalda: «Che fai? Come Luttazzi che mi attacca perché dice che non sono duro? Ma perché me devi attaccà?! Perché io dovrei fare quello che fa lui? Io dico che nei dieci comandamenti di un comico al numero uno c’è: far ridere. Poi viene il resto. Se un comico a un certo punto pur di attaccare il governo perde di vista il primo obiettivo, secondo me sta sbagliando. Poi se non vuole fare il comico e vuol fare altro vabbè...». T i sembrava davvero così offensiva la battuta di Luttazzi contro Ferrara per cui gli hanno chiuso il programma? «Sì». Davvero? «Sì. Hai voglia che lui citi come si chiama Ruzante o Dario Fo. Fossi stato Ferrara mi sarei incazzato. Soprattutto perché ci sono questi stereotipi che secondo me noi comici, e mi ci metto anch’io, dovremmo lasciar perdere per sempre. Basta con le battute su Pupo che è basso. Basta con le battute su Ferrara che è ciccione. Basta con le battute su Fassino che è magro. E dai! Benigni ci ha fatto una carriera con le battute su Ferrara...». Riprende: «Ma questa è un’intervista seria?». Boh, ci stiamo provando. «Allora voglio parlare di sicurezza». Prego. «Mi hanno rotto tre tapparelle due giorni fa per entrare in casa mia. Lo voglio dire pubblicamente, da domani assumo una guardia armata... Scrivilo così almeno chi deve sapere lo sa... E poi qui c’è un problema... evidentemente è troppo facile entrare in Italia... si permette troppo». Non so voi, ma io quando il barista, il taxista e persino la loro radiosveglia Rosario Fiorello attaccano la solfa degli extracomunitari, io dico che sono arrivato, mi fermo, pago e scendo. Stavolta mi salva un’altra voce dal fondo. «E che ne sai, magari quelli che ti hanno rotto la tapparella erano italiani!». Fiorello: «Infatti io parlo in generale. Insomma, tuteliamo quelli buoni, che lavorano, e cacciamo quelli che delinquono». Brr. Dico: hai mai fatto un personaggio di extracomunitario? «Sì, una volta ho fatto un venditore di cd abusivi... uno che conosco io... Fiorello dvd cd dvd cd... sembrava uno scioglilingua. Tutte le volte che mi vede fa così... Faccio l’ultimo cd e lui ce l’ha. Ed è felice di venirmelo a vendere: ”Fiorello! Cd!”. Il mio! Falso!». «Ma è un’intervista seria?» Ci riproviamo. Vai. «I politici mi hanno stufato!». E qui ti volevo, Fiorello. A Viva Radio2 li ha invitati praticamente tutti. CasiniFassinoVeltroniFini. Tutti a cantare le canzoncine e a farsi fare l’imitazione. E qui succede qualcosa: «Ho sbagliato! Troppi politici! Perché intanto se viene uno devi invitare pure l’altro... E poi mi sono reso conto che il politico che va in un programma di varietà si crea un’aura di simpatia, e non va mica bene. Perché tu la simpatia te la devi creare non con il mio programma, ma con la tua opera. Se mi dici: Prodi ha finito la Salerno-Reggio Calabria, per me Prodi diventa il numero uno al mondo! Mi so’ rotto le palle che non posso andare in Sicilia con la macchina e a me piace tanto guidare la macchina. E allora ho un’idea, una soluzione...». Adriano Celentano © Foto La Presse Questa intervista si svolge su un registratore digitale di infima qualità. Il mio. Al culmine dello show, Fiorello si alza e si sporge come se avesse davanti una telecamera. Hai voglia a dire la radio. La tv è un vizio che non ci si leva più. Finale. In piedi: «La soluzione è Adriano Celentano. Ha fatto un programma alla fabbrica Caproni? L’hanno rimessa in piedi tutta, tirata a lucido. Ha fatto un programma alla Rai? In 24 ore hanno rifatto corso Sempione! Adriano! Mi fai un programma sulla Salerno-Reggio Calabria? Così la rifanno tutta. Subito». Non mollo. Comunque i politici li hai invitati tutti. Com’erano? «Carini, simpatici. Però oggi i politici perdono tempo a litigare tra di loro, a fare la legge elettorale, e intanto i problemi aumentano». Già, e come se non bastasse vanno a farsi lisciare il pelo in tv. L’altra domenica Berlusconi a Controcampo, Prodi da Fazio... Fiorello mi interrompe: « inutile che mi stai a girare il coltello nella piaga, ho ammesso, ho ammesso... Basta politici! Che fai, come Valerio Staffelli? (e qui riparte l’imitazione) ”Sor Fiorello sor Fiorello, ma come la va? Ma non si faaa! Sssor Fiorello... poi tutti gli italiani prendono lei come esempio e poi che cosa succede... sor Fioreeello... il tapiro...”». Staffelli? Striscia la notizia? Ancora?! «Lo voglio fare in radio, però non lo scrivere perché me lo fregano subito...». Quanti personaggi hai fatto in radio? «94». Da quanto ho letto su Wikipedia sarebbero poco più di trenta... E quanti te ne hanno copiati? «Non lo dirò mai. Però li becco tutti. Ma ci sono anche volte in cui mi accorgo che le idee sono nell’aria e vedo in tv qualcuno che fa un personaggio a cui avevo solo pensato». Vabbè, allora lo scrivo. Alle 12 e 30 siamo pronti a scattare le foto. «Poi me la mandi la copertina, eh!? (e ride) Ché la voglio attaccare vicino a quella che mi ha fatto Stop!».