Donna Moderna 16 gennaio 2008, Giusy Cascio, 16 gennaio 2008
Il più grande enigmista italiano. Donna Moderna 16 gennaio 2008. Gioco di dieci lettere: nato a New York nel 1913
Il più grande enigmista italiano. Donna Moderna 16 gennaio 2008. Gioco di dieci lettere: nato a New York nel 1913. Non poteva che iniziare con una definizione della parola ”cruciverba” il nostro incontro con Stefano Bartezzaghi, saggista ed esperto di giochi di parole, famoso per la rubrica ”Lessico e nuvole” su Repubblica.it. Classe 1962 e figlio d’arte (suo padre Piero era l’autore del difficilissimo schema libero a pagina 41 della Settimana enigmistica), all’invenzione e alla storia delle parole crociate ha dedicato il suo ultimo libro L’orizzonte verticale (Einaudi). "Donna moderna è il giornale più adatto con cui parlarne" dice. "Indovinate perché?". Mentre ci riflettiamo su, diamo uno sguardo alla tana del creativo. Libri sugli scaffali, libri sulle poltrone, libri sulla scrivania, libri negli angoli, libri per terra. Il caos regna sovrano. Tempo scaduto: che c’entra Donna moderna con il cruciverba? "C’entra, perché il cruciverba è il gioco della modernità. Ha la stessa età del jazz, del cubismo, della catena di montaggio, dei grandi reportage". Oggi modernità fa rima con celebrità. Il cruciverba non è roba antica? "Al contrario, sta al passo con i tempi. Tutto è cominciato nel dopoguerra, quando al New York Times hanno iniziato a mettere i nomi dei personaggi famosi nelle definizioni. Così il vip si sente onorato e il lettore che trova la star nel 37 orizzontale dice: ”Ah, però, il cruciverba è aggiornato!”. il vortice in cui siamo immersi oggi: i giornali parlano di tv e viceversa. Un gioco di specchi, in cui non mi rispecchio". Non guarda la tv? "Quando posso guardo Otto e mezzo su La7 e il gioco della ghigliottina che chiude il quiz L’Eredità di Carlo Conti, su RaiUno, prima del Tg1". Lapsus, palindromi, sciarade sono il suo pane quotidiano. Ma ha un gioco del cuore? "Il rebus: il più difficile da risolvere". Si definirebbe un ”ludologo”? "Non mi piace la parola. Ma me ne hanno appioppata una ancora peggiore: ”ludolinguista”. Io studio l’allegria delle parole e ”ludolinguista” è tutto tranne che un nome allegro". Scusi, allora che mestiere fa? "Osservo le parole, che giocano indipendentemente da noi. Al massimo possiamo osservarle, mai domarle". Quindi non si sente un ”prof” delle parole? "No, anche se sono stato docente a contratto per tre anni all’università di Bergamo. Mi avevano affibbiato un corso dal titolo promettente: ”Semiologia dei linguaggi creativi”". Perché lo ha lasciato? "Dovevo guadagnarmi da vivere. E oggi fare il professore universitario è un lavoro svantaggiato". Lei ha avuto Umberto Eco come docente all’università. andata bene? " stata la svolta. Eco mi ha insegnato che non importa se hai fatto il liceo o ragioneria, né se a scuola ti hanno bocciato: non è mai troppo tardi per iniziare a studiare". Ma lei era già secchione. O no? "Guardi che giocavo anch’io, da piccolo, come tutti i bambini. Impazzivo per i Lego e la bicicletta. Ma se si riferisce al mio primo rebus, sì: l’ho pubblicato nel 1971, a 9 anni. E ho iniziato a leggere a 4 sulla Settimana enigmistica e sull’album di figurine Panini. Avendo un fratello maggiore, Alessandro, che è un genio delle parole crociate, dovevo imparare presto per poterlo battere". Una famiglia di artisti della parola. "Sì, Alessandro ha preso il posto di papà. E Paolo, il fratello più piccolo, è giornalista". Chissà che fatica, per la mamma, starvi dietro! "Mamma Aldina ha avuto tanta pazienza. Capirà, con quattro maschi in casa che parlavano strano". Che cosa ricorda di suo padre? "Papà somigliava a Dino Zoff, ma tifava per il Torino. Ricordo che, quando a scuola mi davano i moduli da compilare con la professione del padre, io non sapevo come riempirlo. E lui mi diceva: ”Metti impiegato”". Lei che papà è? "Un papà separato. Il mio desiderio più grande è tenermi in contatto con le mie figlie. Caterina, che ora ha 16 anni, e Carla, di 12". Una delle due seguirà le sue orme? "Spero di no! Meglio un lavoro concreto: geologhe. C’è un enorme bisogno di geologi a ”sto mondo. Ma la verità è che scrivono e leggono tanto. Il loro destino è segnato" (si cruccia). Su, non faccia così, è una bella vita. "Un mestiere divertente ha una seria controindicazione: per riposarmi non so più che fare!". Infatti: per rilassarsi che fa? "Leggo". E ti pareva. "Cerco di frenarmi, ma non riesco. Dalla lingua non si esce". Per diventare un grande enigmista viene prima il dovere, poi il piacere? "Non sempre. Il cosiddetto ”cazzeggio” è piacere puro, altrimenti sai che noia. Ma altri giochi, come costruire un cruciverba, richiedono disciplina". Qual è la parola che ama di più? "Loisir. Contiene il piacere e il tempo libero inteso come tempo per sé. Ne ho nostalgia". Perché, in Italia manca il loisir? "A sentire i telegiornali, gli italiani sembrerebbero tutti impegnati a calarsi le pasticche in discoteca, ad andare in macchina a 200 km all’ora o a picchiare gli extracomunitari". Invece? "Se vai in giro, ti accorgi che la gente fa figli. Quindi un po’ di divertimento, comunque, se l’è preso. Soprattutto in provincia c’è tutto un serbatoio di attività intelligenti, sane. L’Italia pullula di appassionati di matematica, per esempio". Se la cava pure con la matematica? "Ho fatto il liceo scientifico senza danni, ma non sono un grande frequentatore dei giochi matematici. Numeri onesti a parte". Numeri onesti? "Il 3, in italiano, perché è di tre lettere. O il 16, in estone kuusteistkummend, che ne ha sedici". Lei è il re degli anagrammi. Ha mai provato a mischiare il suo nome e cognome? "Ho smesso quando ho scoperto che l’anagramma di Stefano è Nefasto". E quello di Donna moderna? "Un ”nome da non dar”". Non è troppo lusinghiero, però. "Allora ”domanderanno”. Bello. Mi piace perché è una parola sola. E rispecchia l’anima delle lettrici". Sì, abbiamo lettrici molto curiose. "Se lo sono troppo, suggerirei un altro anagramma, cattivello. Vado?". Vada. "Nonna, demorda!". Donna avvisata... Giusy Cascio