Venerdì 18 gennaio 2008, Fabio Scuto, 18 gennaio 2008
Sharon,
Sharon, due anni di coma curato con la radio e la tv. Venerdì 18 gennaio 2008. Nell’ospedale Shiba di Tel Aviv, in una stanza superprotetta, l’ex premier Ariel Sharon comincia il suo terzo anno di coma profondo. Il suo stato di salute generale è buono, ma per i medici è improbabile che possa riprendersi dall’emorragia cerebrale che lo colpì, prima, nel dicembre 2005, e poi, di nuovo, nel gennaio 2006. Accudito dai figli Omri e Ghilad e dall’autista personale di sempre, Gilbert Cohen, vive una giornata rigidamente scandita. La cerchia dei visitatori è strettissima, collaboratori ed ex colleghi di partito hanno pian piano rinunciato alle visite. La mattina inizia con la visita del fisioterapista, poi viene spostato su una poltroncina davanti al televisore acceso. A volte apre gli occhi, ma non ci sono evidenti reazioni. Gilbert Cohen si occupa poi di leggere ad alta voce i principali giornali, finché nella stanza viene accesa la radio, sintonizzata su una stazione di musica classica, nella speranza di fargli cosa gradita. Sharon infatti amava la musica, in particolare il violino, e durante la sua lunga carriera politica ha sempre continuato a frequentare i concerti. Fabio Scuto