La Repubblica 23 gennaio 2008, GINO CASTALDO, 23 gennaio 2008
Rivoluzione a Sanremo. La Repubblica 23 gennaio 2008. Lo spettro della rivoluzione si aggira nella città dei fiori, nell´imminenza del festival
Rivoluzione a Sanremo. La Repubblica 23 gennaio 2008. Lo spettro della rivoluzione si aggira nella città dei fiori, nell´imminenza del festival. Arriverà in forma di canzone, attraverso la voce puntuta e implacabile del rapper Frankie Hi Nrg. Canterà la sua Rivoluzione, ma già vederlo sul palco sarà un cambiamento non da poco. Il testo, anzi la valanga di parole che la canzone propone, non fa sconti, dipinge impietosamente un´Italia di "troppi furbetti nel nostro quartierino" dove c´è lavoro "ma in qualche punto nero", dove bisogna "mettere al bando i vertici politici, con tutti i loro complici, amici degli amici di chi ha svuotato i conti: incassano tangenti celandoci le fonti e han cappuccini e cornetti sulle fronti". Frankie, ma cosa si è messo in testa? A Sanremo queste cose non si fanno... "Non ditelo a me. Non è che mi sono messo in mente qualcosa di strano. Questo è il mio stile da sempre. Normalmente le cose non le mando a dire, magari in modo analitico, poetico, ma le dico, le sottolineo". Non è una bella Italia quella che esce dalla canzone, un rap che gronda antipolitica... "Mentre scrivevo quella canzone avevo Alberto Sordi nel cuore, esattamente nello stesso senso della frase celebre di Moretti, "ve lo meritate Alberto Sordi". Penso di sì, noi tutti ce lo meritiamo, siamo un paese di santi, navigatori, musicisti e Sordi, nella sua accezione plurale. Il testo parla di questo: la possibilità di fare una rivoluzione nel nostro paese. Come dire è sì, possibile, se solo la rendessimo tale". Ma poi alla fine svanisce tutto. La canzone chiude amaramente, con una rivoluzione che non si fa, come "hanno detto in televisione"... "C´è un bellissimo film che si intitola Un eroe dei nostri tempi, quello in cui chiacchierando con gli amici Sordi dice: ma sì che metto la bomba. Qualcuno lo sente e quando scoppia una vera bomba incarcerano lui. La repressione della propria violenza si trasforma soltanto in parole, perché quell´omino non avrebbe mai messo davvero la bomba. La rivoluzione si dice ma non si fa... ". Eppure farà effetto sentire parole del genere su quel palco. Come è potuto succedere? "Mah, io stavo lavorando all´album, ci siamo detti: ragazzi questo è un album abbastanza potabile, per gli arrangiamenti e le melodie, c´è musica, forse più che in passato, e dopo 15 anni di professione rap, dopo più di vent´anni che l´hip hop esiste in Italia e anche ben rappresentato, il fatto che possa essere a pieno titolo uno degli aspetti della musica italiana mi è sembrato coerente con i tempi che corrono. Allora abbiamo fatto ascoltare tre brani, dicendo: c´è qualcosa che può interessare al festival? Nessun pezzo era mirato per questo, quindi che ci sia stato interesse per Rivoluzione ci ha sorpreso, non era previsto. Era quello che avevamo pronto, non addomestichiamo nulla, questa è la nostra cosa. Trovo paradossale che alcuni artisti creino un pezzo apposta per la gara. Non funziona così, altrimenti anche una canzone avrebbe un che di Frankenstein, mi sembrerebbe di realizzare quello di cui poi tutti si lamentano, ovvero lo stile sanremese. Casomai deve esistere uno stile italiano che ognuno, che sia Cristicchi, la Bertè o Frankie, interpreta a suo modo". Anche il titolo dell´album, dePrimoMaggio, è decisamente minaccioso... "Ma lo puoi vedere, noblesse oblige, come un titolo latino, ovvero trattazione del Primo Maggio, o molto più semplicemente deprimo maggio: non si può festeggiare il lavoro se il lavoro non c´è. Sarà anche il mese della Madonna, ma è soprattutto quello del lavoro, anche davanti alla Madonna, visto che di lavoratori ne cadono come foglie in autunno". Paura di essere di essere confuso nel carrozzone? "Ci sono stato già nel 2000, accompagnavo i Tiromancino, e poi nel 2004 ero ospite della Cortellesi. Me lo sono fatta tutta la Settimana Santa, ho percepito la follia che c´è intorno, il problema è fronteggiare l´ansia di chi non è in gara. Qualsiasi sciocchezza, tipo prendere un caffè, necessita di un comunicato stampa. Ho visto gente che si portava dietro la claque, dieci sfigati intorno per fare casino, ma è anche il divertente di queste situazioni. Noi andremo tranquilli, portatori sani di opinioni proprie". GINO CASTALDO