La Repubblica 23 gennaio 2008, ENRICO FRANCESCHINI, 23 gennaio 2008
La Londra dei ricchi e poveri un "muro" tra centro e periferia. La Repubblica 23 gennaio 2008. La chiamano "the road to hell", la strada per l´inferno, e anche "il più grande parcheggio del mondo", perché i suoi inestricabili ingorghi danno l´impressione di trovarsi tra i dannati di Satana e di non muoversi per ore
La Londra dei ricchi e poveri un "muro" tra centro e periferia. La Repubblica 23 gennaio 2008. La chiamano "the road to hell", la strada per l´inferno, e anche "il più grande parcheggio del mondo", perché i suoi inestricabili ingorghi danno l´impressione di trovarsi tra i dannati di Satana e di non muoversi per ore. la M25, il più lungo anello tangenziale d´Europa, un nastro d´asfalto di quasi 200 chilometri che disegna un cerchio intorno a Londra. Quando fu inaugurato, alla fine del 1986, dall´allora primo ministro Margaret Thatcher, si diceva che avrebbe ridotto il traffico all´interno della capitale e reso più agevoli gli spostamenti suburbani. Un decennio più tardi l´opinione dominante è che non ha realizzato nessuno dei due obiettivi. In compenso, questa settimana, una serie di indicatori economici rivelano che la tangenziale di Londra ha ormai acquisito un´altra funzione: quella di confine tra i ricchi e i poveri, tra chi fa shopping a Bond street e chi non arriva alla fine del mese. "La Gran Bretagna sta diventando una nazione divisa", riassume uno dei suoi più autorevoli quotidiani, il Guardian, "tra coloro che vivono all´interno della M25 e tutti gli altri". Le cifre dicono che, mentre in dicembre il consumo al dettaglio è sceso mediamente del 7 per cento in tutto il paese, dentro all´anello della M25 è cresciuto complessivamente del 7 per cento. Non grazie ai turisti, che anzi sono diminuiti: sono i londinesi a sospingere questo inarrestabile boom, i 7 milioni e mezzo di abitanti della capitale, che salgono a 14 milioni contando l´intera area metropolitana, e addirittura a 20 milioni di persone con i sobborghi, ovvero un terzo della popolazione totale del Regno Unito. Un´altra statistica apparsa in questi giorni indica che il popolo di Londra è mediamente del 41 per cento più ricco rispetto al resto della nazione, e il suo spicchio più benestante, il West End, è del 450 per cento più ricco della nazione all´esterno della M25. "In trentacinque anni che faccio questo mestiere", dice sir Stuart Rose, amministratore delegato di Marks & Spencer, la più grande catena di grandi magazzini britannica, "non ho mai visto un´economia così polarizzata. I ricchi sono sempre più ricchi, nel West End non ci sono abbastanza diamanti per rispondere alla domanda. Ma i poveri sono sempre più poveri, fuori da Londra è una vita completamente diversa". Perciò lui non li chiama più con la formula classica, "have" ed "have-nots", chi ha e chi non ha, bensì "have-a-lots" ed "have-nots": chi ha molto e chi ha niente. In quanto uno dei sette, quattordici o venti milioni di persone, a seconda del criterio con cui contarli, che vivono dentro l´anello del privilegio, provo a guardare la M25 con occhi nuovi. Non più soltanto come la sterminata circonvallazione in cui ho passato tante ore, sulla strada dell´aeroporto di Stansted (verso Cambridge), di Heathrow (verso la Cornovaglia) o di Dover (verso la Manica), ma come la frontiera tra due nazioni o almeno il confine di un paese diviso a metà. Il tempo per studiare il panorama e compiere soste di diversione, c´è: sebbene in qualche tratto abbia otto e perfino dodici corsie per senso di marcia, la maggior parte della tangenziale è a tre o quattro corsie, e tra ingorghi e lavori in corso la sensazione è di essere sempre fermi (l´intasamento da record, nel 1996, era lungo 65 chilometri). Dal finestrino appaiono località che raramente figurano nelle guide turistiche: Dartford, Maidstone, Swanley, Bromley, Westerham, Woking, Staines, Reading, Uxbridge, Maple Cross, Barnet, Colchester. Ma facendo tappa lungo il percorso, una volta dentro l´anello, l´altra fuori, non risalta immediatamente la differenza tra "have-a-lots" e "have-nots". Ci sono linde zone residenziali appena fuori dalla tangenziale, e quartieri piuttosto miserabili appena dentro; o il contrario. D´altronde Londra è immensa, la più grande città dell´Unione Europea, la seconda di tutta Europa (la supera, per dimensioni e popolazione, solo Mosca), con l´estensione di Parigi, Roma e Vienna messe insieme: al suo interno c´è di tutto, palazzi reali (in uno dei quali abita una regina) e catapecchie, strade sfavillanti e slums spaventosi. E tuttavia, nonostante i ghetti e la degradazione, la "città" dentro l´anello è in media immensamente più ricca di quella fuori, che comincia appena al di là della tangenziale e si spinge fino a Bristol, Birmingham, Liverpool, Edimburgo, Belfast, in ogni direzione. Beninteso, i ricchi, gli "have-a-lots", ci sono anche in Galles, in Scozia, in Irlanda del nord e nel resto dell´Inghilterra. Eppure le statistiche fotografano la verità. Che la Gran Bretagna sia sempre stata divisa in due, era noto: accade anche in altri paesi, solo che qui, diversamente che in Italia, il nord è la regione povera e problematica, il sud la più ricca e fiorente. Non è sempre stato così. Brevemente, durante la rivoluzione industriale del 19esimo secolo, il centro di gravità economico della nazione si spostò a nord e nelle Midlands, trascinato dalle aziende manifatturiere di Manchester, Leeds, Bradford. Ma in epoca più recente il declino industriale e il parallelo boom del settore finanziario che fa capo alla city di Londra hanno ribaltato la situazione. La notizia strombazzata dal Guardian, però, non è che Londra e il sud-est dell´Inghilterra hanno più soldi e risorse del nord: questo si sapeva. La notizia è che il gap si allarga. Tra il ”97 e il 2007 la ricchezza di Londra rispetto al resto del paese è aumentata di un terzo, dal 30 al 41 per cento. Il numero dei milionari, nello stesso periodo, è triplicato, oggi si calcola che siano 425 mila: e il 51 per cento vivono a Londra. Dove una casa su venti, grazie al boom immobiliare degli ultimi dieci anni, vale un milione di sterline, circa un milione e mezzo di euro. E dove l´altro giorno ne è stata venduta una per 75 milioni di euro, a cui il nuovo proprietario ne aggiungerà altri 35 per lavori di restauro: 110 milioni di euro, la casa più costosa del pianeta. D´altronde, perché meravigliarsi? Petrolieri russi, sceicchi arabi, nuovi ricchi cinesi e indiani, tutti vogliono abitare a Londra, insieme a milioni di immigrati senza quattrini, come il proverbiale idraulico polacco, che qui trovano maggiori opportunità che altrove. L´acclamato boom della "Cool Britannia" degli anni del blairismo è stato, e rimane, soprattutto il boom di Londra: andate fuori dall´anello e vedrete un paese meno luccicante, di cui essere meno invidiosi. Così, alla fine di un viaggio lungo la M25, dove si transita gratis, basta entrare con l´auto in centro, 12 euro di pedaggio al giorno, per rendersi conto che il confine esiste, eccome: te lo ricordano la Bentley con autista, la Ferrari gialla (rossa ce l´hanno tutti), la Porsche decapottabile (chi se ne importa del freddo), la folla che si accalca tra le vetrine di Bond street. Può darsi che prima o poi la festa finisca: la campanella che dalla borsa di Wall Street fa tremare i mercati finanziari di tutto il mondo con le sue ansie di recessione suona anche per loro, per gli abitanti dell´anello d´oro londinese. Ma i 200 chilometri di tangenziale, per adesso, segnano ancora la frontiera tra due mondi, come nel celebre incipit di Dickens in "A tale of two cities" (La storia di due città): "Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era la primavera della speranza, era l´inverno della disperazione, ogni futuro era davanti a noi, e futuro non avevamo". ENRICO FRANCESCHINI