Corriere della Sera 23 gennaio 2008, Cecilia Zecchinelli, 23 gennaio 2008
La «drag queen» pachistana adorata da modelle e mullah. Corriere della Sera 23 gennaio 2008. «Sono una drag queen, tesoro, non un fondamentalista
La «drag queen» pachistana adorata da modelle e mullah. Corriere della Sera 23 gennaio 2008. «Sono una drag queen, tesoro, non un fondamentalista. Ma penso che il Pakistan dovrebbe essere ancor più anti- Usa: perché siamo un Paese normale, non di barbuti estremisti come dicono gli americani. E siamo gente "cool", io ne sono la prova, anche se Musharraf ha già deciso l’esito delle nuove elezioni e qui la vita è pericolosa...». Ali Saleem, 28 anni, nato al confine afghano da padre generale e madre impiegata, può dire ciò che vuole. A chi lo intervista, perfino (soprattutto) in televisione. Dove dal 2005 conduce su Aaj Tv il programma più popolare dell’intero Pakistan: «Late Night Show With Begun Nawazish Ali». Ovvero: programma notturno (in realtà è in prime time) con la signora Nawazish. Che poi è sempre lui. Sari sfavillanti, make-up pesante, brillantini sulle braccia depilate, gioielli eccessivi (finti), vocina e gesti da vera coquette. Nel programma «adorato da modelle e mullah» (certificano i media locali), la «vedova» Begun Nawazish parla di sesso come nessuna vera donna potrebbe fare (tantomeno se sposata), pena l’onore della famiglia. E intervista politici e atleti, attrici e avvocati, chiunque sia o voglia diventare un Vip (perfino un mullah vi ha partecipato). Con i maschi flirta spudoratamente, con le femmine è competizione a 360 gradi. Con tutti dice cose che nessuno penserebbe possibili in un Paese retto da una (semi?) dittatura, in balia (almeno al Nord) di talebani e islamici estremisti, radicato in tradizioni (in campagna ma non solo) maschiliste e sessuofobe. Dove – è storia vicina – gli studenti coranici della Moschea Rossa della capitale bruciavano i negozi di video («anti-islamici»), le loro compagne rapivano prostitute e maitresse di un vicino bordello («miscredenti »). A Ali-Nawazish invece tutto è lecito, tranne parlare delle turbolente zone del Nord, o del Belucistan, punti dolenti per Islamabad da cui questa regioni vorrebbero l’autonomia. «Nessuna minaccia, nessun messaggio di odio, al contrario», racconta Ali-Nawazish (che vuol dire gentilezza). E che iniziò a voler essere femmina fin da bambino («pregavo tantissimo per diventarlo»), anche se si innamorò di una serie di ragazze e poi donne. Tra cui Benazir Bhutto, l’ex premier che voleva tornare ad esserlo, uccisa in un attentato a fine 2007, che diventò il suo primo personaggio tra gli amici di scuola, poi nei cabaret. «Nel 2003, quando Musharraf liberalizzò l’etere, passai in tv e smisi di impersonare Benazir, lasciai finalmente emergere la diva che c’era in me», la vedova Nawazish. Che presto diventò la star più amata di tutto il Paese. Merito del presidente Musharraf, sostiene Ali Saleem in accordo con intellettuali e commentatori locali che pur s’oppongono allo strapotere dell’ex generale, ma ne riconoscono le aperture sul fronte della libertà dei media (tranne in stato d’emergenza, come in novembre). Ma merito anche del fatto che il Pakistan è un Paese molto più «cool» di quanto si pensi all’estero, perlomeno complesso e sorprendente. Se l’omosessualità è vietata (seppure diffusa e non particolarmente punita), i transessuali o i gay che appaiono tali fanno parte integrante della società: latradizione di origine indiana accetta infatti da sempre l’esistenza di molti/e «hijra», che formano una loro casta e sono ritenuti «nè uomini nè donne», un «terzo genere» a cui si attribuivano ieri poteri magici, presente oggi nel cinema e nella letteratura. Ali dice che lui in realtà «fuori dallo studio tv non si traveste», che «vorrebbe sposarsi» (con una donna), avere bambini. Ma finché resterà Begun Nawazish, la Vedova Gentilezza, sarà nel cuore dei pakistani. E potrà dire tutto quello che vuole. Contro l’America, contro il governo, perfino contro il presidente (che, dice Ali, «è un miofan»). Cecilia Zecchinelli