Il Sole 24 ore 19 gennaio 2008, Fabio Tamburini, 19 gennaio 2008
Se Caltagirone non si ferma a Bnl e Generali. Il Sole 24 ore 19 gennaio 2008. L’annuncio è di pochi giorni fa
Se Caltagirone non si ferma a Bnl e Generali. Il Sole 24 ore 19 gennaio 2008. L’annuncio è di pochi giorni fa. L’assemblea della Cementir, tenuta martedì scorso, ha approvato un piano finalizzato all’emissione di stock option riservate ai dipendenti della società e delle sue controllate. Per quanto riguarda il gruppo guidato da Francesco Gaetano Caltagirone è una piccola rivoluzione. Lui, imprenditore all’antica quasi per definizione, ha ceduto a una delle abitudini del capitalismo anglosassone. La verità è che, sempre tenendo fede alla regola secondo cui è meglio fare che apparire, Caltagirone ha raggiunto dimensioni tali da permettersi qualche innovazione e libertà di manovra. A partire dall’entrata a pieno titolo nel consiglio di amministrazione delle Generali di Trieste come personaggio rappresentativo della svolta segnata con l’ultima tornata di nomine, quella che poi ha esercitato libertà di critica nei confronti del presidente Antoine Bernheim. Certo Caltagirone ha confermato di essere un uomo prudente e, nel corso del consiglio di amministrazione che nell’agosto scorso ha messo in discussione per la prima volta l’operato del vertice della compagnia, ha scelto di astenersi in occasione della vendita di Nuova Tirrena alla francese Groupama mentre, per esempio, Leonardo Del Vecchio di Luxottica ha votato contro. L’investimento in Generali è la diversificazione finanziaria di maggior spicco, che si affianca alla presenza ormai tradizionale in Monte dei Paschi. Su quel fronte l’uomo chiave è stato un imprenditore spesso molto discusso, Massimo Caputi, mentre il legame più forte è con Giuseppe Mussari, l’attuale presidente della banca, avviato quando era al vertice della Fondazione. Così, quando negli anni scorsi la fondazione ha cominciato a diluirsi, Caltagirone è diventato il riferimento principale in campo privato. Ricca di soddisfazioni per via della plusavenza accumulata, ma irta di spine, è stata invece l’entrata in Banca nazionale del lavoro. E le grane non sono ancora finite, considerando che sul caso indagano due Procure della Repubblica, quelle di Milano e Roma. Sul primo versante, in particolare, Caltagirone è uno dei 28 indagati e proprio nei giorni scorsi ha ricevuto l’invito a presentarsi davanti al pubblico ministero Luigi Orsi per i primi giorni della settimana prossima. La compagnia è scomoda perché l’imprenditore aveva come compagni di cordata immobiliaristi come Stefano Ricucci e Danilo Coppola, travolti dalle inchieste giudiziarie e dalla crisi del settore. Per quanto riguarda Caltagirone, capofila di quello che è stato definito contropatto, le verifiche in corso puntano a definire se era al corrente delle mosse del presidente di Unipol, Giovanni Consorte. In quei mesi, precedenti all’estate 2005, le decisioni del contropatto erano decisive per la vittoria di Unipol oppure degli spagnoli del Bilbao. La scelta favorevole a Consorte, molto legato a Massimo D’Alema, fu presa anche in seguito all’intervento netto della politica? La magistratura lo sta verificando e la testimonianza di Caltagirone può risultare determinante. Un rapporto, quello con la politica, a cui l’imprenditore, che ha il centro delle attività a Roma, è abituato. Le relazioni sono eccellenti a tutto campo (sia con il centro-destra sia con il centro-sinistra), anche se il gruppo immobiliare preferito dal sindaco Walter Veltroni resta quello della famiglia Toti. Caltagirone può consolarsi grazie ai consigli del consulente che gli è più vicino, Pellegrino Capaldo, e, soprattutto, con la liquidità di cui dispone: tra i 2 e i 3 miliardi di euro, indiscrezione da lui stesso non smentita. Fabio Tamburini