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 2008  gennaio 19 Sabato calendario

Sono pentito e piango ma la colpa era di Hina. La Stampa 19 gennaio 2008. La sua storia è già una fiction televisiva, un voluminoso fascicolo giudiziario fermo alla condanna a trent’anni di carcere e una polemica che va avanti da allora

Sono pentito e piango ma la colpa era di Hina. La Stampa 19 gennaio 2008. La sua storia è già una fiction televisiva, un voluminoso fascicolo giudiziario fermo alla condanna a trent’anni di carcere e una polemica che va avanti da allora. Di quel giorno a Sarezzo, su per la Val Trompia, quando Mohammad Saleem, operaio pakistano da anni in Italia, uccise a coltellate sua figlia Hina che non aveva nemmeno vent’anni solo perchè indossava la minigonna e sognava una vita all’occidentale, si sa quasi tutto. Di quello che accadde quel pomeriggio dell’11 agosto 2006 hanno parlato in molti: magistrati, politici, intellettuali e immigrati, musulmani e non credenti. Due anni dopo, tramite il suo legale, l’avvocato Alberto Bordone di Brescia, anche Mohammad Saleem, detenuto nel carcere di Canton Mombello, racconta la sua storia e la storia di quel giorno: "Adesso sono pentito, ho sbagliato, quel pomeriggio non capivo più niente. Se Hina non fosse venuta a casa ma fosse andata con sua madre in Pakistan non sarebbe successo niente. Quel giorno non ho saputo controllarmi, ho perso la testa e ho ucciso mia figlia". Signor Saleem, sono passati quasi due anni. Com’è la sua vita in carcere oggi? "La mia vita è troppo brutta. Tutto rovinato. Non solo a me ma anche alla mia famiglia. Sono troppo stanco perchè non dormo quasi mai. Passo la mia vita a pensare a quello che è successo. In carcere mi danno da mangiare, ma io non mangio carne, tante volte non mangio per niente. Sono molto nervoso, con gli altri detenuti parlo poco. Penso solo". Ha seguito la sua vicenda in televisione? Ha letto quello che hanno scritto di lei i giornali? "Qualche volta ho visto la televisione. Parlano male di me. Dicono che ho ucciso una donna perchè sono musulmano. Io penso che non c’entra essere musulmano o italiano. Quando una persona è brava è brava". Sua figlia com’era? "Mia figlia non era brava. Io non volevo che lei vivesse da sola, che ci abbandonasse, che si drogasse... Volevo solo poter stare con lei come prima, quando era piccola. Lei mi mancava". Hina viveva con un ragazzo italiano senza essere sposata. I magistrati dicono che l’ha uccisa anche per questo. Avrebbe preferito che sua figlia stesse con un musulmano, che non convivesse? "Non mi interessava che si sposasse. Non mi interessava se stava con un cristiano, un indiano o un musulmano. Volevo solo che fosse bravo. Volevo solo che lei seguisse una strada dritta come quella che seguiva quando era in famiglia. Non ho mai voluto ucciderla. Non l’ho mai pensato. Stavo male, ero preoccupato, sapevo che si drogava, si prostituiva, sapevo tante cose brutte. Io ho sempre seguito una strada dritta. Non solo io, anche gli altri miei figli e mia moglie. Adesso la loro vita è rovinata. Nessuno li aiuta. Tutti vogliono che se ne vadano per sempre dall’Italia. Perchè? Perchè siamo stranieri?".  stato condannato a trent’anni, le sembrano troppi? "La legge non è giusta. Ci sono italiani che hanno ucciso 5 persone e hanno avuto una condanna più lieve. Ma non sono italiano, non sono cristiano. Sono straniero, pakistano e musulmano". In Pakistan la legge sarebbe stata diversa? "Tante cose sarebbero state diverse. I processi si fermano se la famiglia non vuole. Ho sentito così. Ma io non ho esperienza diretta. Non ho mai avuto a che fare con la legge. I giudici non mi hanno ascoltato quando ho detto che non volevo ucciderla. L’ho uccisa perchè mi ha aggredito". Lei ha sostenuto che sua figlia prese un coltello durante la lite, ha sempre negato la premeditazione, la riunione di famiglia, il coinvolgimento degli altri parenti. I giudici non le hanno creduto... "Era mia figlia, il mio sangue, solo questo è importante per me. Non sono un criminale, non sono un mafioso. Quando l’ho uccisa non pensavo alla legge". Non bastava mandarla via? "Potevo impedirle di parlare con la sua famiglia e io potevo non parlare con le persone che lei frequentava. Ma lei era mia figlia, non volevo che accadesse questo". Che cosa ha provato vedendo in televisione i filmati di Hina vestita all’occidentale, con la minigonna, truccata, mentre fuma? "Mi ha dato fastidio che mia figlia fosse esposta al pubblico perchè era mia figlia". Lei è religioso? "Non sono tanto religioso. Prego solo quando so di essere pulito. Sono tre mesi che non prego perché quando prego devo solo poter ringraziare Dio. Ma adesso io penso solo a Hina, a mia moglie, alla mia famiglia. E allora non prego più". I magistrati hanno detto che lei ha ucciso sua figlia con molte coltellate e dopo l’ha seppellita in giardino rivolta alla Mecca, come una buona musulmana. Perchè l’ha fatto? "Ero fuori di me. Non ricordo. Non lo so quanti colpi le ho dato, non lo so... Dopo che l’ho uccisa non ho pensato alla Mecca o ad altro. Difficile dire che cosa pensassi in quei momenti. Forse ho sbagliato, forse era meglio se fossi morto, non so che dire...". Ha incontrato sua moglie in carcere dopo molti mesi. Che vi siete detti? "Quando ai colloqui vedo mia moglie e i miei figli che piangono penso che ho sbagliato. Penso che se Hina fosse andata in Pakistan con sua madre quel giorno non sarebbe successo niente. Adesso sono pentito di quello che ho fatto. Quel giorno non ho saputo controllarmi. Quel giorno non ho capito più niente". Fabio Poletti