La Stampa 21 gennaio 2008, Stefano Semeraro, 21 gennaio 2008
Volée come pugni. La Stampa 21 gennaio 2008. Dicono che Yannick Noah, palleggiandoci contro anni fa al Roland Garros, si lasciò scappare un soffio lungo fra le labbra
Volée come pugni. La Stampa 21 gennaio 2008. Dicono che Yannick Noah, palleggiandoci contro anni fa al Roland Garros, si lasciò scappare un soffio lungo fra le labbra. «Questo tira davvero forte». Il cucciolo di energumeno, coloured come Yannick, era Jo-Wilfried Tsonga, il francesino meno pubblicizzato della generazione Gasquet. Gael Monfils al momento è disperso, e Richard Gasquet ieri si è fatto cancellare dagli Australian Open proprio dal suo amicone Jo. La vera rivelazione della prima settimana del torneo. «Se devo perdere, preferisco perdere con un francese», ha mugolato Gasquet. «Io e Richard siamo amici, ma sul campo l’amicizia non esiste», ha replicato l’altro. «Con lui ho giocato quattro volte negli ultimi sei mesi. Batterlo non mi diverte, ma non posso fermarmi». Eccolo, Tsonga. Un metro e 87 per 90 chili, servizio a 233 all’ora, dritto che pare il diretto di un peso massimo, il rovescio usato come un jab. E il rapporto con la boxe non finisce qui. Tsonga assomiglia al giovane Cassius Clay, il futuro Mohammed Ali. Potenza e carisma. «Me lo dicono da quando sono bambino. un onore». Non punge come un’ape, Cassius Jo. Ma sa dove è Kinsasha, ha letto la biografia di Martin Luther King e quando picchia fa male. Se sbaglia una volée è capace di buttarsi a terra, fingendo disperazione. Quando vince saltella come un pugile, le braccia in alto e i pollici rivolti in basso per dire che sì, il campione è lui. «So usare l’energia del pubblico», sorride. «Mi piace fare un po’ di show». Dopo aver demolito al primo turno Murray, dopo essersi confermato contro Warburg e Garcia Lopez, ieri negli ottavi ha sbranato Gasquet in quattro set. Il primo vinto sullo slancio, il secondo perso per un black-out mentale, il terzo conquistato, il quarto passeggiato. «Non so dirvi come è andata. Alla fine ho vinto». Tsonga, n. 38 Atp, nato 22 anni fa a Le Mans sostiene che l’agilità e il telaio da atleta gli vengono da papà Didier, ex nazionale congolese di pallamano. Il rispetto per il prossimo e la tranquillità interiore dal lato francese di mamma Evelyn. «Il mio nemico invece si chiama Mister Hyde. Perché dentro di me ci sono due personalità, posso essere molto calmo e insieme aggressivo, e quando divento aggressivo parlo troppo». Altro nemico, più pericoloso: gli infortuni. Jo, di un anno più vecchio di Gasquet, ha perso due stagioni. Schiena, spalle, addominali, ginocchio, caviglia. Un crack infinito. Numero 2 del mondo under 18 nel 2003, dodici mesi fa, Cassius Jo remava oltre il n.170 della classifica mondiale. Eric Winogradsky dall’angolo gli urlava di non mollare. «Gli infortuni mi hanno temprato. Adesso sono qui, uno stadio intero mi applaude, mi sento un privilegiato». Nei quarti c’è Mikhail Youzhny. Cassius Jo sarà lì ad aspettarlo, al centro del ring. Stefano Semeraro