Corriere economia 21 gennaio 2008, Nicola Saldutti, 21 gennaio 2008
Perchè
Perchè non privatizzare la Cassa Depositi? Corriere economia 21 gennaio 2008. Forse la svolta del 2003 non è bastata. E per la Cassa Depositi e prestiti ora società per azioni, è arrivato il momento di decidere se può restare un centauro mezzo pubblico e mezzo privato oppure no. Attualmente il ministero del Tesoro controlla il 70% della società presieduta da Alfonso Iozzo. Una cassaforte che custodisce partecipazioni rilevanti in Eni, Enel, Stm e poi quella che sembra essere in questo momento la più delicata, le Poste. In questi quattro anni il cammino della Cassa è stato lungo e il suo valore è ben più alto dei 3 miliardi iniziali. Elenchiamo alcuni dei mestieri che si immaginano per il gruppo: società delle reti, società delle infastrastrutture, banca degli enti locali. Tutte missioni molto rilevanti, naturalmente. Viene da chiedersi però se per svolgere questi mestieri sia necessario lo status di società parastatale o sarebbe meglio una società privata in tutto e per tutto. Le osservazioni e le accuse del sistema bancario nei confronti dell’ente guidato da Iozzo, lui stesso proveniente dal San Paolo di Torino, non sono un mistero. Nel mirino il rapporto con la rete molto capillare delle poste, pari a circa 14 mila sportelli, e le condizioni dei rapporti con la società presieduta da Massimo Sarmi. A questo punto forse è arrivato il momento di decidere se per la Cassa va percorsa la stessa strada dell’Ina. Le attività pubbliche restano nel settore pubblico. Le attività private vanno sul mercato. Come: il Tesoro potrebbe iniziare riducendo la sua partecipazione. In vista della fatidica discesa sotto la soglia del 51%.