Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  gennaio 21 Lunedì calendario

Il torchio fiscale raddoppia in Comune. La Stampa 21 gennaio 2008. Le casse dei Comuni stanno vivendo una rivoluzione che se tutto fila liscio potrà rappresentare un positivo sviluppo verso un federalismo fiscale ben funzionante, ma se il cambiamento non è governato con attenzione potrebbe anche risolversi in uno sgangherato compromesso fra la tendenza a un maggior torchio fiscale locale e il decadimento dei servizi ai cittadini laddove le risorse non possono proprio essere trovate

Il torchio fiscale raddoppia in Comune. La Stampa 21 gennaio 2008. Le casse dei Comuni stanno vivendo una rivoluzione che se tutto fila liscio potrà rappresentare un positivo sviluppo verso un federalismo fiscale ben funzionante, ma se il cambiamento non è governato con attenzione potrebbe anche risolversi in uno sgangherato compromesso fra la tendenza a un maggior torchio fiscale locale e il decadimento dei servizi ai cittadini laddove le risorse non possono proprio essere trovate. Sui due piatti della bilancia stanno le cifre rese note ieri dal ministero dell’Economia sull’addizionale Irpef locale e quelle diffuse sabato dalla Cgia di Mestre sui trasferimenti dall’Erario ai Comuni delle città capoluogo di Provincia. La prima delle due grandezze è più che raddoppiata in 5 anni: dal 2002 al 2007 l’addizionale Irpef locale è cresciuta del 108,4%. Invece i trasferimenti dal centro alla periferia sono scesi del 21% in 5 anni secondo i calcoli dell’Anci (l’associazione dei Comuni) e in particolare sono calati del 3,7% nel solo 2007 (valutazione Cgia) e a seguito della Finanziaria si ridurranno di un altro 1,5% nel 2008. La questione delicata è bilanciare il dare e l’avere. Lo sprint dell’addizionale comunale fa il paio con la volata delle entrate territoriali complessive: tra addizionali Irpef regionali e comunali e Irap, i cittadini italiani nel 2007 hanno pagato oltre il 70% in più di tasse rispetto al 2002. In particolare i Comuni nel 2002 con le addizionali Irpef avevano incassato poco più di un miliardo di euro, saliti 2,07 miliardi nel gennaio-novembre 2007 (ultimo dato disponibile). L’addizionale regionale Irpef pesò meno di 5 miliardi di euro nel 2002 mentre nei primi undici mesi del 2007 ha sfiorato 7 miliardi. Quanto all’Irap, imposta regionale sulle attività produttive, nel 2002 aveva fruttato 32 miliardi mentre a novembre 2007 già si era arrivati a un incasso di 39,6 miliardi (e mancava ancora un mese a completare l’anno). Se si aggregano tutte queste cifre e si fa un confronto omogeneo fra gli introiti dei due periodi corrispondenti, gennaio-novembre 2002 e gennaio-novembre 2007, la differenza in eccesso è del 73%, equivalente in termini assoluti a quasi 17 miliardi di euro. Nel solo ultimo anno, sempre facendo confronti sugli undici mesi, l’addizionale Irpef per i Comuni è cresciuta dal 2006 al 2007 del 42,5% e complessivamente le entrate territoriali sono aumentate in un anno del 7,8%. Sfiora il 20% dal 2006 al 2007 l’incremento dell’addizionale Irpef regionale. E l’Irap è cresciuta del 4,7%. Il 2008 si preannuncia un’altra annata di buon raccolto per gli enti locali, visto che fra i Comuni che hanno già deliberato sulle addizionali, uno su tre ha deciso un aumento. Però l’Ici sarà più leggera, per il taglio deciso dalla Finanziaria. Se i Comuni calcano la mano sui cittadini è anche perché si riducono i trasferimenti dallo Stato. Nel 2007, dice l’ufficio studi della Cgia (elaborando dati del ministero dell’Interno relativi alle città capoluogo di Provincia) si è avuto un taglio medio del 3,7%. Le amministrazione locali più penalizzate sono state quella di Rimini (-14,5%), Lecce (-14,2%), Taranto (-12,5%) e Vicenza (-11,8%). Se la sono cavata Benevento e Ascoli Piceno, con aumenti (rispettivamente) dello 0,9% e dello 0,2%, mentre c’è una sola città che ha beneficiato di un consistente incremento dei trasferimenti erariali ed è Roma con un sontuoso +13,9% mentre tutti gli altri stringono la cinghia. Sarà una specie di effetto-Veltroni? Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, spiega che l’anomalia si deve quasi esclusivamente all’aumento del fondo per «Roma capitale», passato dai 121,4 milioni previsti nel 2006 ai 296,4 milioni elargiti nel 2007. Se poi si analizza quanti soldi sono stati trasferiti in media a ciascun cittadino dei 103 comuni capoluogo di Provincia, si vede che Napoli è al primo posto con 671,10 euro per residente. Seguono Messina (443,60 euro), Palermo (438,90 euro) e Cosenza (433,60 euro), ma anche in fondo alla classifica si trovano centri del Sud, in particolare Isernia al terzultimo posto (con 160,50 euro) e Campobasso al penultimo (con 151,70 euro); ultimissima invece è una città del Nord Est, Padova, con appena 147,10 euro di trasferimenti erariali per cittadino. Il Meridione (e questo è giusto) riceve in mosura maggiore, ma la tendenza è che ognuno conti progressivamente di più sulle sue forze. LUIGI GRASSIA