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 2008  gennaio 21 Lunedì calendario

Le nove ragioni del Sòla che ride. Il Giornale 21 gennaio 2008. Non capisco perché qualcuno vorrebbe sfiduciare il ministro all’Ambiente

Le nove ragioni del Sòla che ride. Il Giornale 21 gennaio 2008. Non capisco perché qualcuno vorrebbe sfiduciare il ministro all’Ambiente. Innanzitutto è bello. Bello come il sole. E Dio sa quanto il governo abbia bisogno di ogni appiglio per tenersi in piedi; anche, perché no?, la bellezza di uno dei suoi ministri. Il quale, poi, ispira anche una naturale simpatia: ride sempre. Perfino ai funerali, che non è né poco né da tutti. Bello come il sole e ride, dunque. Il che ci porta alla terza ragione perché debba stare al suo posto: è, egli, la coerenza in persona; e coerente come nessun’altra persona. Al punto da incarnare in sé quell’etereo simbolo del profondo pensiero Verde. Averlo chiamato il solo-che-ride o il sòla-che-ride è stata una facile ironia che non rende giustizia del reale potenziale dell’uomo. Egli è proprio il sole-che-ride, il verbo Verde fatto uomo. E forse non solo: per pari opportunità, naturalmente; una squisita attenzione, questa, tanto rara quanto meritevole di essere aggiunta all’elenco delle ragioni per cui è di importanza vitale averlo ancora tra noi. Il quinto punto è che egli è generosissimo. Come dimenticare quando si adoperava affinché diventasse inevitabile l’elargizione di decine di miliardi di euro per le bonifiche da inquinamento elettromagnetico! Sesto: è un carattere perseverante, rara qualità in un mondo, quello di oggi, di smidollati bamboccioni. Il rammarico di non vedere beneficati i guardiani dell’elettrosmog non lo ha fatto cadere nello sconforto. Chiunque altro ne avrebbe sofferto. Lui no. Forte come una roccia, ha sùbito trovato altri da beneficare: i produttori e i commercianti di pannelli fotovoltaici (FV). Pare che si sia posto l’obiettivo di farci produrre col FV l’1% dell’energia elettrica che ci serve: almeno 20 miliardi di euri in pannelli FV installati. E, per favore, non obiettate che con meno di 4 miliardi un solo reattore nucleare produrrebbe più del 3% dell’energia elettrica che ci serve. Innanzitutto, l’1% dell’energia è notoriamente meglio del 3%: l’energia è un bene prezioso, va risparmiata e meno ce n’è meglio è. Anzi, forse anche l’1% è troppo, e se fosse lo 0% sarebbe meglio. Infine, lo diceva anche mia nonna, che quanto a saggezza era imbattibile: chi poco spende molto spende. Settimo e ottavo: sa scegliere i suoi uomini e ha coraggio. Ad esempio, al vertice dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha messo un avvocato amministrativista (lo stesso individuo che aveva messo ai vertici dell’Istituto nazionale di ricerca sugli alimenti e sulla nutrizione). Ma perché un avvocato - direte voi - che ci azzecca? Chissà, forse per vedere l’effetto che fa. E un bell’effetto lo fece quando, alla conferenza nazionale sul clima organizzata da questo esperto di diritto amministrativo, ci accorgemmo che i tre quarti dei conferenzieri invitati non sapevano sillabare la parola «clima». Così come, tanto per dare un altro esempio, avendo da sistemare un verde a capo di una provincia italiana, quale si andò a scegliere? Ma quella di Napoli, naturalmente: con un verde alla guida, non ci sarebbero stati rischi di problemi ambientali; e, ci fosse mai stato un qualche improbabile problema, i verdi sarebbero stati già sul posto ad affrontarlo come solo essi sanno fare. Nono: il ministro ha immaginazione e fantasia e con lui non ci annoia mai. Basti pensare a quando annunciò urbi et orbi che la crescita delle temperature era in Italia quadrupla rispetto che nel resto del mondo. Insomma: il ministro all’Ambiente è bello, simpatico, coerente, attento alle pari opportunità, generoso, perseverante, oculato, coraggioso e fantasioso. Non vedo ragioni per mandarlo a casa. E nell’improbabile eventualità qualcuno di voi dovesse trovarne una, il ministro non ne ha colpa: essa è tutta di chi su (in?) quel posto (ce?) lo ha messo. Ed è costui, semmai, quello che dovrebbe andare a casa. Franco Battaglia