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 2008  gennaio 18 Venerdì calendario

Dietro le quinte del Sarko-mondo. La Repubblica 18 gennaio 2008. Le riunioni con il suo staff, i rapporti con i media, la voglia di apparire E poi i vestiti, i viaggi, gli occhiali a specchio e soprattutto le donne Il "sarkozysmo" è già una moda

Dietro le quinte del Sarko-mondo. La Repubblica 18 gennaio 2008. Le riunioni con il suo staff, i rapporti con i media, la voglia di apparire E poi i vestiti, i viaggi, gli occhiali a specchio e soprattutto le donne Il "sarkozysmo" è già una moda. A molti piace, tanti la detestano ma quello del presidente francese è già diventato uno stile politico Ha aperto l´Eliseo con un unico obiettivo: piacere a tutti, anche a chi non lo ama Invade le tv e cavalca l´opinione pubblica: "L´epoca delle presidenze silenziose è finito" «I francesi lo vedono da anni tutte le sere, eppure resta una delle personalità più amate nel paese». Un annuncio dopo l´altro, un flusso incessante di notizie. L´unico momento in cui Sarkozy ha taciuto è stato durante gli scioperi generali a ottobre, sette giorni di silenzio su nove mesi di presenzialismo ininterrotto, vacanze comprese. «Non va a rimorchio dei giornalisti, sono loro che devono inseguirlo» sintetizza un altro esperto di comunicazione, Thierry Saussez. I cronisti non fanno a tempo ad analizzare un suo annuncio, dettagliarlo, che già devono occuparsi di altro. «Aprire continuamente nuovi fronti è anche un modo di ponderare i rischi di un unico fallimento», aggiunge Saussez. In moto perpetuo, sempre. Chirac faceva in media quattro spostamenti al mese, Sarkozy finora ne ha fatti cinque a settimana. Il suo segno distintivo è il cellulare. Costantemente appoggiato all´orecchio, o in mano per scrivere e leggere sms, persino prima dell´udienza in Vaticano. Si è fatto portare l´Iphone prima che uscisse in Europa, ha regalato a Carla Bruni un numero esclusivo. «E´ un presidente moderno e sempre connesso» spiega, serio, David Martinon, il portavoce dell´Eliseo, simbolo di una comunicazione all´americana. Il "sarkozysmo" è già stile. Confidenziale, disinvolto al limite della gaffe, quando da del tu ai leader, sostituisce il baciamano con il bacio sulla guancia ad Angela Merkel, mette i piedi sul tavolo ricevendo un importante editore di giornali. Diretto, perché ha abolito nei suoi discorsi la "langue de bois", il politichese, e «vuole dire tutta la verità». Menzogne e ipocrisie, altro attributo del potere, con lui sono bandite, almeno formalmente. Giovanile, anche. Non si ricorda all´Eliseo, un presidente scattante, vestito Nike al mattino mentre fa jogging, o che tiene per i fianchi la nuova compagna e sorride sornione dietro i Ray Ban a specchio. Sarkozy lontano dal generale de Gaulle, vicino a Berlusconi, ha scritto Le Monde. All´Eliseo storcono il naso. «No, come Tony Blair» precisano i suoi fedeli. Con l´ex leader laburista, invitato d´onore alla riunione del partito Ump, Sarkozy condivide l´immagine «volontaristica» e l´impostazione dei discorsi. Mai fare un elenco di misure e proposte: al popolo bisogna dare una "narrazione", la mitopoiesi su cui da tempo sta lavorando Henri Guaino, "paroliere" ma anche ideologo del sarkozysmo. Ecco dunque la "rupture" che ha martellato tutta la campagna elettorale, e adesso la "politica di civilizzazione", il prossimo tormentone. A volte, sembra ancora comportarsi come un candidato. «Sente il bisogno di convincere» ammette la Pégard, un tempo firma a Le Point, «giornalista al servizio personale del presidente». Sarkozy chiede pareri, opinioni, interroga continuamente i suoi consiglieri. «Come sono andato?», sono state le sue prime parole dopo l´ultimo incontro con i media. Legge pochissimo, quasi niente sui giornali. Disprezza la maggioranza dei notisti politici, le grandi testate nazionali che nel passato ha relegato dietro ai quotidiani locali, «più vicini alla gente». Ma non si sottrae quasi mai alle domande, e neanche alle critiche. Gli piace da matti il contraddittorio, lo galvanizza. Per questo ha resuscitato le grandi conferenze stampa come ai tempi di de Gaulle, e ha accettato di fare interviste con media "ostili" come Libération o Nouvel Observateur. Nessuno potrà mai dire che sia settario. Anzi, finora uno dei suoi vanti è la famosa "ouverture", messa in pratica accaparrando padri della sinistra come Jean Jaurès, Leon Blum o il giovane partigiano Guy Moquet. «Ha riportato la politica nei cuori» racconta Guaino, il secondo più importante tra i "discepoli", dopo Claude Guéant, segretario generale dell´Eliseo. Guéant-Guaino sono le due gambe del sarkozysmo, affiancano anche fisicamente l´ufficio del presidente al primo piano dell´Eliseo. I dodici collaboratori della riunione mattutina sono il vero governo-ombra, mentre i ministri sono diventati "collaboratori". «Ho visto migliaia di persone ascoltare in silenzio, per più di un´ora, un discorso sull´Unione Mediterranea» ricorda Guaino, definito «guru del presidente» dal Nouvel Observateur. Lui continua a scrivere quasi tutti gli interventi, quelli che devono lasciare il segno. Sarkozy corregge, integra. In un testo ha cambiato «figlio di immigrati» in «figlio di sangue misto». Altre volte aggiunge passaggi ancora più lirici: «Il lungo mantello della cattedrale», in un preambolo. «Lo stile è definitivo» ripete il presidente citando Louis-Ferdinand Céline, uno dei suoi autori preferiti. E pazienza per chi lo considera uno stile "bling-bling", cafone come le catene in oro dei rapper, dove tutto è luccicante, ostentato. La vittoria festeggiata nel cinque stelle sui Campi Elisi, invece che il sobrio raccoglimento di Mitterrand al Pantheon. Le amicizie con imprenditori e finanzieri, e non con gli intellò parigini. Gli atteggiamenti da bullo, quando incita un rivoltoso pescatore bretone: «Vieni qui se hai coraggio!». Ama il conflitto, quasi lo cerca, perché nel conflitto eccelle. Al Quai d´Orsay sono rimasti senza parole vedendo il presidente rivolgersi in un video-messaggio direttamente a «Monsieur Marulanda», il capo della guerriglia Farc, per convincerlo a rilasciare Ingrid Betancourt. Vuole sedurre tutti, ancora di più chi non lo ama. «Perché non mi sostieni? Cosa fai ancora con i socialisti?» esordisce in una telefonata a Bernard-Henri Lévy. «La politica è la ricerca dell´amore» ha confessato alla scrittrice Yasmine Reza. La sua ex moglie ha avuto parole terribili, definendolo un padre indegno e marito infedele. Chi lo conosce, ammette che è un seduttore compulsivo (in questo non molto diverso dai suoi predecessori), ma con uno spirito un po´ naif, talmente lontano dal calcolo politico. E´ capace di slanci adolescenziali, passioni totalizzanti. Scrive nell´ultimo libro che con Cécilia hanno superato la crisi e sono tornati insieme «certamente per sempre». Appena due mesi dopo il divorzio, risponde ai giornalisti che la storia con Carla Bruni «è una cosa seria» come fosse tra amici. «C´è la fila per sposare mio figlio» ironizza mamma Sarkozy, che avrebbe preferito non assistere a un terzo matrimonio, o perlomeno aspettare un po´. Forse da buona madre conosce i punti deboli di suo figlio. Anais Ginori