La Repubblica 18 gennaio 2008, Paola Coppola, 18 gennaio 2008
Password
Bastano poche lettere a caratteri rossi - password sbagliata, accesso negato - e un punto esclamativo, per sentirsi persi. come un rimprovero: paralizzato davanti allo schermo del computer, cerchi di non perdere la calma prima di riprovare, perché se sbagli più di una volta il rischio è di restare definitivamente "fuori". Da che? Dalla tua vita pratica, dal conto in banca, dalla posta elettronica, dal sito dove fai acquisti su Internet, dal giornale che leggi la mattina on line. Un attimo e pensi anche all´ipotesi peggiore: non è tuo l´errore ma se lo schermo non ti riconosce è perché qualcun altro si è impossessato della tua identità. Password. La Repubblica 18 gennaio 2008. Sintomi da "mal di password", quello di cui soffre chi è costretto a ricordare decine di codici di identificazione. Una persona su dieci almeno 50, con il risultato che, per evitare di far confusione, la maggioranza - il 61% secondo un´indagine commissionata dall´agenzia di comunicazione britannica "www", riportata dal Guardian - sceglie di usare sempre la stessa password. Costume tanto comune quanto rischioso, secondo gli esperti. I dati nel nostro paese sono simili, chiarisce Feliciano Intini, chief security advisor di Microsoft Italia. Che precisa: «Chi maneggia decine di codici di identificazione è in genere un utente esperto, che sa come proteggersi o quali precauzioni usare. Corre rischi maggiori chi non ha dimestichezza con le tecnologie, che generalmente gestisce una decina di password e le ripete per paura di dimenticarle». Che fare se le password sicure sono quelle più complicate? Quando e come variare? Dove è meglio annotarle, e che cosa ci libererà dal "mal di password"? In ogni caso, evitare di usare le parole del dizionario perché gli hacker hanno a disposizione programmi che le identificano in pochi secondi. Una buona password è quella che mette insieme maiuscole e minuscole, numeri e punteggiatura. Meglio ancora, dove possibile, sono le "passphrase", «frasi brevi di senso compiuto come "l´aeroporto è chiuso", intervallate da numeri e punti, anche se resta il problema di non perdere la memoria dello schema», dice Intini. Il buon senso farà usare il nome del figlio o la sua data di nascita per iscriversi a una chat, ma non per il conto on line, la posta elettronica e il messenger al tempo stesso. E se le frasi da ricordare diventano tante? «Evitare in ogni caso di trascriverle su foglietti volanti», consiglia Intini. «Sono al sicuro su un taccuino ben conservato o sul computer se si usa uno degli strumenti disponibili per cifrarle». In futuro, continua l´esperto, sarà più semplice: «Promettono di liberarci dalle password sistemi di riconoscimento come l´impronta digitale, o la lettura dell´iride o le smart card inserite nei computer». E come si comporta Raoul Chiesa, che si autodefinisce un "ethical hacker" e maneggia ben più di 50 password? «Mi affido ai browser». Da gestore di "Mediaservice.net", una società di sicurezza informatica, Chiesa spiega: «Ai nostri clienti diciamo di non lasciarle mai in chiaro: se le scrivono su file di testo sul pc consigliamo di usare sistemi di cifratura». E chiarisce che «per memorizzare le password esistono anche software a pagamento, ma chissà chi li ha scritti e non è detto che siano inviolabili». Ciascuno deve scegliere in base alla sua alfabetizzazione informatica ma variare resta una regola valida per tutti. Paola Coppola