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 2008  gennaio 19 Sabato calendario

E-mail: c’era una volta. D 19 gennaio 2008. Scaricare l’e-mail dopo dieci giorni di assenza, rivela il famelico, fagocitante strapotere dello spam

E-mail: c’era una volta. D 19 gennaio 2008. Scaricare l’e-mail dopo dieci giorni di assenza, rivela il famelico, fagocitante strapotere dello spam. Il 3 gennaio 2008, sull’indirizzo principale ho 67 messaggi, soltanto tre dei quali inviati da persone conosciute. Gli altri 64 consistono in newsletter a cui mi sono iscritto e di newsletter a cui sono stato iscritto. Ci sono i grafomani pazzi, incrociati chissà come e quando, l’immancabile erede nigeriano che vuole i miei dati bancari in cambio di un po’ di diamanti della miniera appena ereditata ed eserciti di femmine smaniose di allungarmi il pene. Per tutti coloro che intorno al 1996/97/98 hanno cliccato ”invia” o ”ricevi” per la prima volta, per tutti coloro, cioè, che nel secolo scorso hanno mandato e scaricato la loro prima email. abbiamo una notizia: siete diventati vecchi. Pare, infatti. che i ragazzini comincino a ignorare e non utilizzare (insomma, a schifare) la posta elettronica proprio perché la considerano roba decrepita. Soltanto dieci anni fa, grazie all’e-mail, il mondo sembrava rimpicciolirsi e gli esseri umani più vicini tra loro. Chi oggi ha intorno ai quarant’anni imparò a corrispondere con studenti di Mosca, premi Nobel di Boston, eunuchi di Fort Lauderdale o neonazisti di Dresdaa. In pochi mesi, l’e-mail divenne fondamentale, qualcosa di cui non si capiva come si fosse potuto far senza. Non è trascorso nermmeno un decennio, ma il mondo appare già andato altrove; e tutto questo senza che nessuno abbia ancora stabilito. una volta per tutte, se "un’email" si scriva con (in quanto femminile) o senza (in quanto maschile) apostrofo. Dati ufficiali di conferma, in Italia, non ce ne sono ancora. ma basta buttare lì qualche domanda a un nipote adolescente e chiedergli di informarsi via sms con i suoi amici, per capire che, oggi, per loro, la posta elettronica occupa un ruolo abbastanza marginale. Le risposte sono di quattro tipi: «Non uso l’e-mail» (maggioranza a-tecnologica), «Sì, l’indirizzo lo uso solo per chattare su Msn» (maggioranza tecnologica), «Mi serve per Facebook» (minoranza d’avanguardia), «Me l’ha aperto mio padre, mi pare» (minoranza proto-tecnologica). Microsoft - unico fornitore di servizi di posta elettronica gratuita che abbia risposto (Gmail, la posta di Google, e Yahoo non divulgano informazioni riservate) - parla di 6,6 milioni di account hotmail attivi in Italia (sono quelli che consentono di iscriversi a Msn, di chattare e bloggare in una community che nel mondo conta più di 465 milioni di persone) e di un quadro stabile rispetto a un anno fa. Nel corso del 2007, i ragazzini tra i 13 e i 17 anni che hanno aperto indirizzi hotmail sarebbero, anzi, aumentati del 3%. Si tratta, però, di dati parziali, che riguardano un tipo di account (hotmail.it) utilizzato per chattare e che per un terzo pesca proprio tra gli adolescenti. In attesa che l’Italia si adegui, il tema dell’abbandono della posta elettronica da parte dei più giovani ritorna in tutte le ricerche recenti. Secondo un sondaggio Microsoft-Mtv su 18mila ragazzi tra gli 8 e i 24 anni di 16 Paesi, l’email, in prevalenza associata allo studio (46%), è definita "seria" dal 35% e divertente, funny, solo dal 28%. L’instant messaging, associato prevalentemente allo spettegolare, è, invece, considerato funny dal 63%, flirty dal 43%, Solo oltre i 17 anni la posta elettronica compare tra i mezzi di comunicazione preferiti (ma al quinto posto. dopo telefonini, Internet, communities e instant messaging). Una ricerca condotta da comScore precisa che nel 2006 l’uso dell’e-rnail tra i teenager americani è crollato dell’8% (con relativo aumento degli account dormienti, aperti, ma non utilizzati, su Yahoo e Hotmail). Altro studio, dell’inglese Pew Institute. evidenzia che, per comunicare con gli amici la metà dei ragazzi preferisce i messaggi istantanei, contro il 5% che predilige l’e-mail. Si tratta, insomma, di una tendenza mondiale, a cui ha dato dignità pubblica The death of email, un articolo pubblicato di recente da Slate.com. Sterling e i media morti Bruce Sterling, scrittore padre dei cyberpunk, l’unico altro gigante insieme a Microsoft a degnarsi di rispondere alle e-mail sull’argomento, anima da anni un sito fantastico. Si chiama The Dead Media Project (www.deadmedia.org). Raccoglie, elenca e descrive, anche grazie al contributo dei navigatori, tutti i mezzi di comunicazione caduti in disuso, dimenticati e defunti. La lista dei ”mezzimorti” va dal cirografo, un sisterna per autenticare duplicati di documenti in voga nel Medioevo, allo Scopitone, una specie di jukebox visuale lanciato in Francia nel 1963 che precorse i videoclip, fino alla Generai Electric Octagon, una tv rneccanica inventata negli Usa nel 1928. In questa lista tra qualche anno ci sarà spazio anche per l’e-mail? «Un certo numero di sistemi di e-mail intranet già oggi possono essere considerati "dead media". Per esempio, tutti quei bollettini elettronici degli inizi degli anni Ottanta che venivano usati per condividere e-mail», ha risposto Sterling, che poi si è lanciato in una specie di lezione. «L’e-mail di Internet non è stata la prima. ”Internet” non significa altro che `sisterni collettivamente basati sul protocollo TCP/IP", una definizione che include tutti quegli strumenti - cellulari, palmari o blackberry - in grado di mandare e ricevere pacchetti di dati elettronici. Il sistema di e-mail che sto utilizzando adesso ha la barra degli strumenti, tutta una serie di pulsanti, si può scegliere il carattere. Non assomiglia per niente a quello delle origini». La verità si nasconde probabilmente nelle pieghe di un altro sondaggio condotto in Corea dei Sud su duemila studenti dalle medie all’università. Più di due terzi affermano di utilizzare la posta elettronica ”mai” o ”molto raramente” e quasi esclusivamente per comunicare con adulti o istituzioni. «Si utilizza solo con le generazioni più anziane oppure sul lavoro. che fa così anni Novanta», commenta l’autore del libro Digital Korea, Tomi Ahonen. Che è considerato il maggior esperto sull’evoluzione tecnologica di un Paese definito dal Guardian la sfera di cristallo del nostro futuro digitale". In tutto il mondo, la posta elettronica sembra cresciuta ed essere un po’ passata di moda, una cosa adatta più che altro per le comunicazioni ufficiaIi. Oggi, un’e-mail fa testo. Per informazioni più volatili, legate a un consumo più immediato, esistono mezzi più comodi, in testa gli sms, ma anche le chat su Skype o Msn, utilizzati in modo crescente sul lavoro. L’esplosione dei Blackberry e la diffusione esponenziale di telefonini in grado di integrare tutti i tipi di comunicazione, stanno rendendo la posta elettronica una funzione tra le altre. Ancora Bruce Sterling: «Tra poco avremo a disposizione software in grado di gestire contemporaneamente ogni tipo di messaggio elettronico, ipotizzando che la cosa ci interesserà. Ma sarei molto sorpreso se i nuovi siti basati sul social network, come Facebook, MySpace e Friendster dovessero sopravvivere all’e-mail. La porzione di paesaggio mediatico digitale che fa capo alla posta elettronica si sta restringendo, ma è abbastanza semplice e stabile per trovare molti utilizzi di nicchia». Anche se la prima e-mail della storia fu inviata da Ray Tomlison nel 1971, 37 anni fa (il testo era "Quertyuiop", la fila superiore delle macchine per scrivere) è negli anni Novanta che il suo utilizzo è diventato di massa. Tutto ciò che è nuovo, per sua essenza, invecchia in un lampo. Però, a dieci anni si è troppo giovani per essere mandati all’ospizio. Forse la ragione del precoce invecchiamento della posta elettronica non risiede nella sua crescente inadeguatezza, ma nel fatto che la tecnologia moderna corre più veloce dei tempi che corrono. In fondo si tratta di un fenorneno che abbiamo già visto. come prendersi il televisore ultrapiatto e scoprire, un paio di mesi di dopo, che non è HD e che l’alta definizione sarà un treno perduto. come predisporsi all’avvento dei 16:9 per rendersi conto che in quel formato verranno prodotti solo un paio di documentari uzbeki. Se la posta elettronica sopravviverà, ed è probabile, magari lo farà al modo di altre tecnologie fossili, come il treno, l’ombrello o la bicicletta. Al modo di quelle invenzioni ottocentesche che continuano gloriosamente a esistere soltanto perché, già alla nascita, pur portandosi addosso tutti i segni del tempo in cui vennero alla luce, erano troppo perfette per essere migliorate o superate del tutto. Insomma, troppo perfette per morire. Giacomo Papi