La Repubblica 21 gennaio 2008, HUGO DIXON, 21 gennaio 2008
Per Yahoo è ora di una drastica ristrutturazione. La Repubblica 21 gennaio 2008. Recentemente il numero uno di Yahoo, Jerry Yang, ha fatto il punto sulla situazione per rilanciare l´azienda: fare in modo che Yahoo diventi la pagina iniziale di qualunque utente Internet del pianeta
Per Yahoo è ora di una drastica ristrutturazione. La Repubblica 21 gennaio 2008. Recentemente il numero uno di Yahoo, Jerry Yang, ha fatto il punto sulla situazione per rilanciare l´azienda: fare in modo che Yahoo diventi la pagina iniziale di qualunque utente Internet del pianeta. Ma ci vorrà ben altro per uscire dalla crisi, in un clima che vede Yahoo navigare nelle acque della pubblicità su Internet come un pesce rosso che cerca di sfuggire a uno squalo, impersonato dal suo arcinemico Google. ormai tempo di pensare a una drastica ristrutturazione, con l´intervento dei cosiddetti investitori attivisti. Il megaportale californiano sicuramente ha diversi ingredienti che lo rendono un bersaglio appetibile: un management screditato e una strategia aziendale da ritoccare, la sottoperformance del titolo, un ampio flottante senza un azionista di controllo, liquidità nello stato patrimoniale e molte parti mobili il cui valore non è adeguatamente accolto nella quotazione del titolo, con particolare riferimento agli investimenti in due società internet asiatiche. Nel subentrare a Terry Semel lo scorso giugno Yang promise che nel giro di cento giorni avrebbe impresso una svolta al colosso californiano. Dopo quasi duecento giorni, la promessa rimane ancora tale, mentre il titolo di Yahoo ha perso il 23% e quello di Google ha guadagnato quasi il 10%. Considerando che negli ultimi due anni il valore dell´azienda si è dimezzato, difficilmente gli investitori direbbero no a un cambio ai vertici. Sebbene sul piano della strategia Yahoo abbia molti punti forti, la sua maggiore debolezza rimane la ricerca, dove la quota di mercato Usa è scesa dal 22% dello scorso anno al 17%. Un investitore determinato quasi sicuramente farebbe pressioni affinché Yahoo mettesse da parte l´orgoglio e cedesse il traffico delle ricerche a Microsoft, o addirittura a Google, dietro lauto compenso. Sanford Bernstein stima che dando in outsourcing la ricerca, i ricavi di Yahoo da questa attività salirebbero almeno del 30%, raggiungendo quota 3,5 miliardi di dollari. Poi ci sono le quote che Yahoo detiene in Yahoo Japan e Ali Baba, per un valore di 9 e 4,4 miliardi di dollari. Una loro monetizzazione significherebbe un utile straordinario per gli azionisti dell´azienda, la quale però andrebbe incontro a forti imposte sui redditi da capitale. A meno che Yahoo non dia un minimo di creatività alle sue finanze, grazie magari all´entrata di un investitore attivista che abbia un po´ di finanza aziendale nel cilindro. Secondo Jeffrey Lindsay, analista della Sanford Bernstein, Yahoo potrebbe adottare un meccanismo noto come struttura Morris Trust inversa, con cui convogliare le quote in una nuova società quotata, supponiamo la Yahoo Asian Investment Co. (Yaico), che potrebbe essere scorporata a favore degli azionisti di Yahoo esentasse. Per poter mantenere i benefici fiscali di questa operazione sarebbe essenziale la presenza di un altro soggetto disposto a fondersi con Yaico senza pretendere la maggioranza. Ad esempio, il motore di ricerca cinese Baidu.com. In questo caso gli azionisti di Yahoo avrebbero la possibilità di incamerare il valore pieno degli investimenti asiatici. Dopo aver dato in outsourcing la ricerca a Google e raccolto i benefici di un organico ridotto, il titolo di Yahoo potrebbe valere 36 dollari, il 65% in più rispetto alla quotazione attuale. Agli occhi di un investitore pronto a balzare sulla preda, Yahoo appare come un tesoro scintillante, anche se conquistarlo non sarà una passeggiata. HUGO DIXON Jeff Segal e Rob Cox (Traduzioni a cura di MTC)