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 2008  gennaio 21 Lunedì calendario

Mastella in auto canticchia Bongusto «Il voto per Pecoraro? Non ci vado». Corriere della sera 21 gennaio 2008 CEPPALONI (Benevento) – «Mio figlio Elio, quello capuzziava a sinistra»

Mastella in auto canticchia Bongusto «Il voto per Pecoraro? Non ci vado». Corriere della sera 21 gennaio 2008 CEPPALONI (Benevento) – «Mio figlio Elio, quello capuzziava a sinistra». Capu che? « Capuzziava a sinistra, tendeva da quella parte. Andava nei centri sociali a Benevento, chissà che faceva. Una volta mi presentò pure Caruso, il no global. Mi sa che questa storia gli ha fatto cambiare idea». La Bmw blu scalda il motore davanti alle colonne rosso pompeiano. Il viaggio di purificazione Ceppaloni’San Pietro parte alle nove e un quarto del mattino. Si apre lo sportello, Clemente Mastella si è già accomodato: pantaloni grigi, maglione blu, sciarpone ciclamino che tende al cardinalizio, il «colore preferito di Sandra, anzi questa è proprio sua». Giusto il tempo di un caffè al bar («ministro offriamo noi»), quattro strette di mano e sulla statale Telese’Caianello Clemente capa dal mazzo il primo nemico. Dietro i finestrini scorrono i cumuli di spazzatura, poca roba rispetto ai montarozzi napoletani. «Pecoraro Scanio (pausa drammatica)... quello ci ha coperto di munnezza e sta ancora al suo posto. Si dovrebbe dimettere». Ecco, mercoledì si vota la mozione di sfiducia contro «Alfonso no’no’no» e i tre voti dell’Udeur saranno decisivi. Mastella sbadiglia e infila quattro punti interrogativi, a ogni punto un buffetto sul ginocchio del vicino: «Ci devo andare? E perché? L’hai visto tu in aula quando parlavo alla Camera? Prodi vuole mettere la fiducia? Embè, noi siamo esterni adesso. Uè, ragazzi, e cambiate stazione mo». Il gr è finito, c’è la pubblicità delle merendine. «Mettete a Radio Kiss Kiss, voglio un po’ di musica italiana». Accontentato. La la lalalala lalalala. Il re di Ceppaloni non è poi così stonato: «Brillanti sparsi sulla pelle bionda, tu esci come Venere da un’onda...». Non gli viene il titolo ma la voce di Fred Bongusto la riconosce subito. «Fred è amico mio, come Gigi D’Alessio e Baglioni. Grande voce, Fred». Riparte, stavolta la prende un po’ troppo alta: «Tre settimane da raccontare agli amici tornando dal...». Squilla il cellulare, risponde il capo scorta. «Per lei, è Ferlaino». «Uè Corra’, grazie, grazie. Sì, tengo duro. Sto andando dal Papa ma stasera torno. Vienimi a trovare». Grandi amici, anni insieme al Napoli, non segnava Lavezzi ma Maradona. Casello di Caianello, telepass. C’è Grignani e Radio Kiss Kiss («la mia preferita quando viaggio») non lo ispira più. Via la sciarpa ciclamino. «Mo mi metto a fare Sherlock Holmes». Sherlock Holmes? «Sì, voglio capire fino in fondo cosa c’è dietro questa storia. I carabinieri chiosano, capisci?». Veramente no. «Chiosano, chiosano. Nelle carte non si limitano ad annotare le telefonate ma commentano come se... fosse tutto studiato. Mi hanno preso di mira. E mica da adesso». Da quando? «Quando mio figlio Pellegrino finì nell’indagine sulla Gea, quelli scrissero il "figlio del ministro". E io non ero ancora al governo, capito? Sembra proprio che ci sia una regia, ma se la somma fa il totale... ». Che ci siano di mezzo i servizi segreti? «Non ho elementi per dirlo, ma quello che è successo è inquietante, inquietante». Squilla ancora il cellulare. Stavolta è don Pietro da Avellino: «Grazie don Pie’. Sì, sì, prega per me. Ciao, ciao. No, no. Guarda che quel numero non va più bene». In questi giorni un po’ così Mastella si è perso pure un telefonino. «Devo chiedere a Genchi ». Gioacchino, consulente del pm De Magistris. Ride. C’è un incidente. Un camion carico di arance è fermo sulla corsia d’emergenza, mezzo bruciato. La polizia è già arrivata. «E poi questa storia della piscina». La cozza? «A parte che non è una cozza bensì una conchiglia San Giacomo, ma non è la forma che mi interessa. Me la sono fatta per tenermi vicini i figli». Che c’entra la piscina con l’amore paterno, uno potrebbe chiedersi. «C’entra, c’entra. Se no quelli se ne vanno fuori al mare e chi li vede più? Invece così invitano gli amici a casa, fanno i tuffi e stanno pure insieme a noi. Che poi qua fa scandalo ma negli Stati Uniti le famiglie medie la piscina ce l’hanno quasi tutte. E mica ce l’ho solo io. A Ceppaloni ce ne sono dieci. Io non ho la casa in Thailandia come Bettini, lui che mi fa la morale...». Oltre che ex ministro, è anche un po’ ex nuotatore: «Il bagno non lo faccio più tanto spesso. Devo stare attento, respiro male: ho il setto nasale deviato e pure un po’ di sinusite. Mi dovrei operare ma non ho voglia». Eccolo qui il segreto della sciarpa: «Sì, pensano che sia un vezzo, che voglio fare la sciantosa. E invece devo stare attento ai colpi d’aria e agli spifferi. Ditegli un po’, ragazzi, quanto rompo con l’aria condizionata». Annuiscono. Altra telefonata, stavolta è un ambasciatore. Mastella prende un appunto strappando un pezzo del Messaggero. «Ecco, se eravamo un’associazione a delinquere usavamo i pizzini come a Provenzano. Mica parlavamo al telefono come dei fessi». Casello di Roma Est, sono le undici e passa, il telefonino squilla in continuazione. «Mi chiamano un sacco di magistrati. Mi cercano più adesso di quando ero ministro. Tutti a darmi solidarietà, e io sarei il boss?». Ormai siamo dentro Roma, Clemente ondeggia sul sedile lungo i curvoni del Muro torto. Sospiro. «Lo sputtanamento è un guaio grosso per un politico. Io non ho fatto nulla, ma chi mi ripagherà? ». Frenata brusca, in fondo le colonne di San Pietro. Arrivano fotografi e telecamere. «Oè, ragazzi». il momento di applaudire il discorso del Papa. Lorenzo Salvia