varie, 22 gennaio 2008
BOCCIOLINI
BOCCIOLINI Luigi Firenze 28 ottobre 1955. Magistrato. Laureato in Giurisprudenza già nel 1978, decide di entrare in Magistratura nel 1980. Opera a Lecco, con le funzioni di Pubblico Ministero, dal 1981 al 1993, allorché si trasferisce a Firenze presso la cui Procura della Repubblica tuttora opera. stato titolare di procedimenti giudiziari particolarmente delicati: in un primo tempo concernenti disastri naturali (alluvioni, frane, disastri aviatori), poi le ”Nuove Brigate Rosse”, gli attentati di matrice anarchica e le attività di proselitismo dei fondamentalisti islamici in Italia. Più di recente è ”approdato” a numerose inchieste in materia di doping nello sport: sul traffico di anabolizzanti nelle palestre, sulla manipolazione dei sorteggi e le modalità dei prelievi delle urine nelle gare di calcio, sull’assunzione di sostanze proibite nel ciclismo. Si è particolarmente caratterizzato con l’inchiesta che iniziò con le perquisizioni al Giro d’Italia di ciclismo del 2001, nella tappa di Sanremo • «[...] aprì un fascicolo, aperto come atto dovuto, come precisò, dopo la partita Empoli-Juventus. Quella gara del 19 aprile 1998 venne vinta dai bianconeri per 1-0 ma un gol (sarebbe stato il pareggio) dell’attaccante toscano Bianconi venne ignorato dall’arbitro Rodomonti. Tutto in piena era Calciopoli. Bocciolini, il pm che ha archiviato la sudditanza arbitrale, attento alle questioni della sport (ha aperto un fascicolo sulla morte del calciatore della Fiorentina Beatrice) [...]» (C.S., ”Il Messaggero” 22/1/2008) • Ha ammesso l’esistenza giuridica della sudditanza psicologica: «In certe situazioni la mente umana dà un’interpretazione di ciò che vede e sente sulla base di classi di pensiero legate all’esperienza, al comune sentire [...] se noi sapessimo di una colluttazione tra un uomo e una vecchietta, anche senza aver visto nulla saremmo portati a pensare che la persona che ha aggredito è stata l’uomo [...] è un meccanismo istintivo del cervello, non ci si può fare nulla. Quando indagai otto anni su Empoli-Juve, mi resi conto che non c’erano legami tra arbitri e Juventus, ma che statisticamente la Juventus era spesso agevolata” [...] archiviò il caso. ”[...] Il reato presuppone una volontà di delinquere che qui non c’è. [...] Non c’è colpevolezza ma agire colposo: l’arbitro è colposamente - non colpevolmente - portato a interpretare in un certo modo, a sposare ciò che è più probabile. Un fatto automatico, indipendente dalla volontà [...] Paradossalmente, se un arbitro si imponesse di combattere la sudditanza psicologica, perderebbe naturalezza e prenderebbe intenzionalmente decisioni errate, come dare sempre torto alla squadra più forte per tutelare la più debole. E a quel punto scatterebbe il reato? In un certo senso, sì» (Andrea Scanzi, ”La Stampa” 22/1/2008).