Il Giornale 13 gennaio 2008, 13 gennaio 2008
Le correnti che assediano Walter
Le correnti che assediano Walter. Il Giornale 13 gennaio 2008. Roma. Dopo dieci ore di riunione per cercare di arrivare a uno Statuto condiviso, dentro il Pd I nodi restano ancora tutti da sciogliere. Così, la lunga riunione plenaria si chiude con l’impegno di tentare un’ultima mediazione sui punti ancora critici entro il 2 febbraio. E che le questioni su cui si arrovella il Partito democratico siano l’albo degli iscritti a votare alle primarie, la soglia di sbarramento per le candidature a segretario e la scelta di fare o no le primarie anche per le candidature a parlamentare la dice lunga su quanto profonda sia la frattura tra Veltroni e il resto del partito. Che è deciso a fare di tutto per evitare che il sindaco di Roma riesca nel suo progetto di americanizzare il Pd, trasformandolo in un partito leaderistico all’interno del quale le varie correnti verrebbero a perdere ogni potere. Così, ci sta che dalemiani, prodiani, popolari, rutelliani, fassiniani e teo-dem si siano armati contro i veltroniani per cercare di bloccare la corsa del sindaco di Roma: sia quella verso Berlusconi nella ricerca di un’intesa sulla legge elettorale che nei fatti lo smarcherebbe (su questo fronte sono in prima fila i prodiani più che preoccupati per la sopravvivenza del governo), sia quella verso un partito verticistico che darebbe potere assoluto dentro il Pd. E che la guerra sia in corso ormai da tempo lo certifica Goffredo Bettini prima che inizi la riunione. Se torniamo a un partito che ripropone vecchie logiche con la spartizione di poteri e di percentuali, a me non interessa più perchè sarebbe uno spaventoso ritorno al passato, fa sapere il fedelissimo di Veltroni. Una replica decisa al messaggio consegnato di prima mattina dal dalemiano Nicola Latorre che intervistato dal Corriere dice chiaramente no a un partito plebiscitario. E durante la riunione-fiume sono stati proprio i veltroniani guidati da Bettini a rivendicare l’irrinunciabilità di alcuni aspetti che rendano il Pd un partito realmente nuovo, anche nella sua organizzazione e dunque senza un albo di iscritti precustituito prima delle primarie che eleggono il segretario e con la richiesta di una soglia ridotta di sbarramento per accedere a quella carica.