Corriere delle sera 19 gennaio 2008, Sergio Romano, 19 gennaio 2008
LA CHIESA CATTOLICA RISPETTATA MA DISOBBEDITA
Corriere della sera 19 gennaio 2008.
Il cardinale Sebastiani, in una recente intervista, ha dichiarato che nonostante le polemiche giornalistiche e anche alcuni dolorosi scandali che derivano dalla debolezza dei singoli uomini, il prestigio della Chiesa è in crescita. Anzi, paradossalmente queste polemiche stanno svegliando tanti cattolici freddi o distratti, grazie ai quali gli aiuti economici consegnati alla Chiesa perché possa svolgere la propria missione, sono in crescita costante.
Una conferma a quanto da tempo avevo notato nel giro degli amici e conoscenti anche non praticanti.
Ciro Rossi
tooday1@yahoo.it
Caro Rossi,
Vi è un risveglio religioso da cui trae vantaggio anche la Chiesa cattolica. E vi sono conversioni promettenti come quella di Tony Blair. Ma non sono certo che il cardinale Sebastiani abbia ragione. Negli Stati Uniti la Chiesa non ha ancora superato la crisi dei preti pedofili e non ha ancora smesso di pagare gli indennizzi inflitti alle sue diocesi dai tribunali americani. In America Latina la Chiesa è insidiata da culti locali, di sapore animista, come la santeria a Cuba o il voodoo nei Caraibi, e dall’offensiva missionaria degli evangelici che hanno strappato al cattolicesimo alcune decine di milioni di brasiliani. In Africa deve fare i conti con l’attrazione che il rigoroso monoteismo islamico esercita sulle popolazioni a sud del Sahara. In Asia si scontra con il fondamentalismo indù e un buddismo che in Birmania, negli scorsi mesi, ha dimostrato di possedere una forte capacità di mobilitazione civile. In Cina deve venire a patti con un regime politico che non intende rinunciare al potere dello Stato sulla Chiesa.
Resta il caso, non facilmente decifrabile, dell’Europa. Qui la Chiesa, soprattutto dopo l’elezione di Benedetto XVI, sta ricucendo lo strappo con gli ortodossi, provocato dalla politica «polacca » di Giovanni Paolo II. Dopo avere incontrato il patriarca a Istanbul, il nuovo papa visiterà molto probabilmente la «Terza Roma» e riuscirà forse a stabilire con la Chiesa russa migliori rapporti di quelli che il suo predecessore ebbe con il patriarcato di Mosca. In Europa centro- occidentale, nel frattempo, la situazione, per la Chiesa, non mi sembra positiva. Il governo Zapatero ha adottato leggi, in materia di divorzio e matrimoni fra omosessuali, che il Partito popolare di Mariano Rajoy, se conquisterà il potere, non sembra voler cambiare. Il presidente francese Nicolas Sarkozy rende una rispettosa visita al papa (sia pure con 18 minuti di ritardo) e pronuncia sulle radici cristiane dell’Europa parole molto gradite alla Santa Sede. Ma dubito che alla Chiesa di Roma sia piaciuto assistere allo spettacolo di un presidente due volte divorziato che gira per il Medio Oriente in luna di miele con quella che in altri tempi sarebbe stata chiamata la sua concubina. Le ricordo, caro Rossi, che il capo dello Stato francese, per antica concessione, è canonico d’onore di San Giovanni in Laterano. Non è necessario essere bacchettoni per avere qualche dubbio sulla sua idoneità alla carica.
Il caso del presidente francese, d’altro canto, è soltanto la punta più visibile di un comportamento ormai diffuso in tutti i maggiori Paesi cattolici europei. Nel febbraio dell’anno scorso il Corriere
ha pubblicato alcuni dati Istat da cui risulta che il numero dei matrimoni in Italia è passato da 419.000 nel 1972 a 200.000 nel 2005 e che le coppie di fatto sarebbero oggi circa mezzo milione. Come ha scritto Enzo Bianchi nella Stampa del 4 novembre 2007, gli italiani che si dichiarano cattolici sono il 70% della popolazione, ma la percentuale di coloro che praticano la religione è molto più bassa: fra il 17 e il 20%. Temo che per molti europei il cristianesimo, cattolico o riformato, abbia smesso di essere una fede e sia diventato semplicemente la manifestazione della propria differenza. «Siamo cristiani», in altre parole, è un altro modo per dire «Non siamo musulmani». Non credo che questa riduzione del cristianesimo a rivendicazione identitaria possa piacere alla Chiesa.
Sergio Romano