Tuttoscienze 16 gennaio 2008, 16 gennaio 2008
Siamo stati programmati per 400 anni. Tuttoscienze 16 gennaio 2008. Più attuale che mai il tema «eterna giovinezza» si trasferisce dalla suggestione della letteratura alle cognizioni della medicina anti-aging
Siamo stati programmati per 400 anni. Tuttoscienze 16 gennaio 2008. Più attuale che mai il tema «eterna giovinezza» si trasferisce dalla suggestione della letteratura alle cognizioni della medicina anti-aging. Da Faust a Dorian Gray, dagli alchimisti agli scienziati, da Cagliostro alla quasi centenaria Rita Levi-Montalcini («Disinteressatevi della vostra salute, vivete come se la vostra vita finisse domani»), l’elisir di lunga vita si aggiorna, sempre meno pozione magica e sempre più ricerca, che si chiami kefir, la bevanda a base di fermenti lattici del Caucaso, yogurth o papaya, che siano le tecniche di respirazione della meditazione Yoghi o il jogging all’aria aperta. L’ultimo messaggio arriva dagli studiosi dell’università del Missouri: stare in piedi il più possibile allunga la vita. Un dato è certo: nel 1950 le persone sopra i 60 anni erano un quarto rispetto ai bambini sotto i quattro. Oggi si equivalgono. Nel 2050 i bambini sotto i quattro anni saranno il 6 per cento, gli adulti oltre i 60 il 20 per cento. La vita media in Italia è raddoppiata in un secolo, aumentata di 10 anni negli ultimi 40. Si guadagna un trimestre in più ogni anno che passa. Professor Francesco Le Foche, lei è specialista in immunologia clinica, titolare del day hospital di immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, docente di reumatologia all’Università La Sapienza e ha pubblicato molti studi sulle malattie autoimmuni e su quelle infettive: perché si invecchia? «Ci sono due teorie dominanti. Quella genetica dell’apoptosi, cioè della morte cellulare programmata. In pratica, un orologio scandisce il ciclo biologico di ognuno di noi, al di là della morte cruenta o traumatica. C’è poi la teoria stocastica, che individua nell’ambiente la causa della degenerazione. A sua volta questa si scinde in due tronconi, la teoria dell’errore e dei radicali liberi. La spiegazione dell’invecchiamento è probabilmente nella sintesi delle due». Per capirci? «Se fai il carrozziere e sei geneticamente programmato a vivere a lungo, puoi morire prima del tempo per alveolite, avendo inalato per anni quintali di polveri inerti. In questo caso la causa stocastica ha azzerato il patrimonio genetico». Che cos’è la teoria dell’errore? «E’ l’analisi degli errori genetici che portano all’invecchiamento. E’ a tutt’oggi studiata nella condizione down». Un giorno la genetica potrà stabilire gli accoppiamenti compatibili, immuni da errori? «E’ una prospettiva estremistica dell’uso della genetica, improponibile, ma certamente verosimile». Morire è quindi necessario? «Certamente. Ma i progressi della biologia molecolare, dell’immunologia clinica e della medicina in generale fanno sì che molte armi siano oggi a disposizione contro l’invecchiamento e quindi contro la riduzione dell’età biologica. Siamo programmati a vivere, secondo il Dna, dai 120 ai 140 anni». Nel dopoguerra arrivare ai 70 anni era un’impresa, oggi se muori a 80 ti senti in debito con la sorte. «Erano le malattie del pre-bellico e del post-bellico a decimare. Malattie infettive, l’aggressione di funghi e batteri, la scarsa alimentazione. Nessuno curava la dentatura, una banale frattura diventava sede d’infezioni. Le scarse conoscenze ci tenevano molto al di qua di quel confine biologico e si moriva circa a metà percorso. Oggi, grazie anche al progresso dei comportamenti, ci avviciniamo sempre più al confine scritto nei codici». Che cosa s’intende per comportamento? «Stile di vita. Tabagismo e alcolismo cronico sono fattori di rischio. Così come la sedentarietà e l’abuso di proteine animali. L’alimentazione è il maggiore fattore di rischio di patologie cardiovascolari e degenerative. Siamo passati dalle patologie di carenza a quelle di opulenza. Le proteine animali aumentano il rischio di neoplasie dopo i 60. E’ consigliabile non mangiare non più di 400 grammi di carne rossa in una settimana, l’equivalente di una fiorentina. Tendenzialmente dovremmo tendere al vegetariano». Qual è la prima arma per rallentare l’invecchiamento? «Anzitutto evitare l’invecchiamento cerebrale. La pensione professionale non deve coincidere con quella intellettuale. Il pensionamento del cervello: è questo il vero disastro esistenziale». La manipolazione genetica potrà fare qualcosa? «Gli studi sono avanzati, ma la legge oggi non permette modifiche sul nostro codice genetico. In laboratorio si lavora sui supertopi: instancabili e inattaccabili dalle malattie». A che età è il caso di avviare uno stile virtuoso per avere risultati concreti? «Almeno dai 50 anni. Ma se lo fai dall’età pediatrica, i risultati andranno più in profondità. Sviluppando precocemente l’educazione alimentare, la sensibilità sociale e comportamentale. Trovo immorale che la scuola sia così distante da questa che dovrebbe essere la sua missione». A fronte dei progressi della medicina e della genetica, molti temono l’insorgenza di nuove malattie e la recrudescenza di vecchie che l’accorcia: è così? «Si registra in Occidente un ritorno della malaria e della tubercolosi, con ceppi resistenti a quasi tutti gli antibiotici. L’Hiv resta una patologia importante, così come le epatiti e le malattie virali. Fondamentale è l’incidenza del diabete, una malattia altamente significativa per ciò che rappresenta di sbagliato nel genetico e nello stocastico. Considero il diabete una pandemia metropolitana». Ma il disagio della civiltà oggi si chiama stress. «Ogni volta che arriva un sms si attivano degli input che non sono propri della specie umana. Scatta quasi una sfida a chi lo invia più velocemente l’sms. E’ l’esempio di un consumo biologico innaturale. Troppi stimoli e poca meditazione. Le nostre sono vite accelerate, alterate, biologicamente portate al limite e oltre. Occorre rivalutare tutto ciò che è slow. Lo spreco biologico è anche una causa della riduzione della libido. Troppe soluzioni pronte e pochi problemi da risolvere». Si desume un invito alla vita contemplativa? «Niente affatto. Bisogna distinguere lo stress positivo da quello negativo. Il primo si associa alle gratificazioni e induce la produzione di molecole, le citochine, che favoriscono il nostro equilibrio. Esempio, ammazzarsi di fatica in una maratona e però realizzare un record. Non bisogna imitare lo spot di Conservini, il tale che si autoconservava vivendo dentro un plexiglas. Sarebbe una forma di morte anticipata». L’incubo di molti, oggi, non è morire, ma sopravvivere tra le piaghe del corpo e della mente. «Questo rischio era forte. Oggi possiamo dire che vivere oltre i 100 anni senza subire l’oltraggio della vecchiaia è un traguardo realistico. Migliorare lo status vivendi migliorando le performances, non aspettando la morte ma incontrandola dopo aver vissuto bene. Solo così la vita, e con essa la morte, smette di essere tragedia e merita di essere vissuta». Giancarlo Dotto