La Stampa 16 gennaio 2008, Marina Verna, 16 gennaio 2008
Cavalli bianchi conti in rosso. La Stampa 16 gennaio 2008. Cavalli bianchi, conti rossi. La Scuola di equitazione spagnola di Vienna, con i suoi celebri lipizzani, è sull’orlo della bancarotta: due milioni di euro di deficit, ha certificato la Corte dei Conti
Cavalli bianchi conti in rosso. La Stampa 16 gennaio 2008. Cavalli bianchi, conti rossi. La Scuola di equitazione spagnola di Vienna, con i suoi celebri lipizzani, è sull’orlo della bancarotta: due milioni di euro di deficit, ha certificato la Corte dei Conti. E’ stata cancellata una tournée negli Stati Uniti: troppo stress, i cavalli avrebbero avuto bisogno di tre settimane per recuperare. Invece, tutti a casa, a raddoppiare gli spettacoli - da 36 a 69 - e fare cassa. L’analisi gestionale è stata molto precisa: stipendi troppo alti, tournée troppo lunghe, patrimonio immobiliare mal gestito. Occorre una sterzata. Ma non sarà la fine di un mito. Impensabile. I lipizzani sono un’icona viennese, la simbiosi con il «loro» cavaliere una leggenda, i pas-de-deux un’eleganza inarrivabile. Non c’è concerto di Capodanno senza esibizione di stalloni bianchi su sottofondo di polka. Non c’è passeggiata per il centro di Vienna senza finire davanti al maneggio più bello del mondo, un gioiellino barocco costruito per le lezioni di equitazione dei rampolli della nobiltà. Non c’è altro luogo dove si pratichi ancora l’arte equestre secondo la scuola rinascimentale. Quattrocentotrent’anni di tradizione non si cancellano così, per due milioni di euro. Dunque, la Venerabile Istituzione sarà tenuta in vita. «Chiudere? Per l’amore del cielo, no! La Scuola ha un enorme potenziale e in fondo è un’impresa sana», rassicura Elisabeth Guertler, arrivata a novembre, ultima di una serie di sventurati amministratori che si sono succeduti negli ultimi sei anni, da quando la Scuola è stata scorporata dal Ministero dell’Agricoltura e ha dovuto confrontarsi con la dura legge dei numeri. Il personale si mangia l’ottanta per cento dei guadagni - con i fantini che arrivano a guadagnare diecimila euro al mese. Ma come si fa a indurre a più miti pretese un cavaliere che sa di essere indispensabile, perché la simbiosi fra lui e il «suo» lipizzano è imprescindile per piroette, capriole e la leggendaria quadriglia con otto stalloni? Dunque, non è lì che si faranno i grandi tagli. E neppure sui cavalli. «Non faremo nulla che possa danneggiare la loro salute», rassicura l’amministratrice. Anche perché sono loro il capitale d’impresa. Sangue spagnolo-italo-arabo, intelligenti, vivaci, vengono allevati in Stiria su quelle che erano le terre dell’Arciduca Carlo, portati a Vienna per l’addestramento a quattro anni, riportati al fresco ogni estate per due mesi. Sei anni ci vogliono per dressare perfettamente un lipizzano e portarlo all’altezza dei Galà, quintessenza dell’armonia e della perfezione. Non che nel frattempo non rendano - sei euro per assistere alla loro preparazione leggera del mattino - ma certo, i costi dell’istruzione sono alti. «Non c’è nulla da temere, si deve solo risparmiare», è il ritornello di Elisabeth Guertler, che scorre l’elenco delle spese con l’occhiuto rigore delle massaie austriache. E dunque: si produrrà la biada in proprio, come in proprio si gestirà il negozio di souvenir. Si affitteranno gli immobili non indispensabili, come l’antica farmacia di Corte, o magnificamente posizionati, come gli uffici davanti alla Hofburg. Si faranno più spettacoli, si ritoccheranno i prezzi. E nel 2014, quando scadrà l’attuale contratto, si rivedranno anche i famosi compensi dei cavalieri. MARINA VERNA