La Repubblica 16 gennaio 2008, Massimo Novelli, 16 gennaio 2008
QUELLA RAGAZZA BRUTTA E GRASSA
La Repubblica 16 gennaio 2008.
un romanzo destinato a non passare inosservato, non tanto per la crudezza picaresca, innegabile, delle avventure di una ragazza brutta e grassa che ama la libertà e le canzoni di Vasco Rossi, e per le situazioni esplicitamente hard e piuttosto pulp, il taglio cinematografico e il linguaggio che mescola gerghi, dialetti, neologismi. La verità è che Belle anime porche della trentenne torinese Francesca Ferrando, pubblicato nel 2006 in edizione autoprodotta e poi in tiratura limitata per Mimesis-Pressutopia, ha saputo sedurre gli editor di alcune case editrici italiane: da Baldini & Castoldi a Sperling & Kupfer, fino a Kowalski, che appartiene alla Feltrinelli. E proprio quest´ultima, dopo il via libera di Carlo Feltrinelli in persona, l´ha spuntata. Il libro uscirà tra qualche settimana, viene annunciato come un vero caso editoriale e, l´anno prossimo, verrà ristampato nella prestigiosa collana «Universale economica» della casa madre. A Roma, inoltre, c´è già chi ne vuole fare un film. Intanto l´autrice, viaggiatrice instancabile, spirito ribelle e anarchico, nipote tra l´altro di Valerio Bacigalupo, il portiere del Grande Torino caduto a Superga, sta curando la traduzione in inglese, destinata agli Stati Uniti.
Inutile chiamare in causa, per il suo Belle anime porche, la letteratura «cannibale» oppure le Melisse dei «cento colpi di spazzola» di turno. Francesca Ferrando precisa di avere voluto scrivere un romanzo di formazione, esplicitamente non autobiografico, ambientato in un certo universo giovanile odierno, dove la voglia di vivere, di amare, di non essere omologati ed emarginati è spesso negata dalla famiglia, dalle istituzioni, dalla scuola, dalla violenza della società, dalla difficoltà di trovare un lavoro decente. Ha impiegato diversi anni, del resto, per portare a compimento la storia di Terry, una ragazzina che cerca il suo «paradiso delle streghe» attraverso deserti metropolitani, sesso, droga, solitudini, carcere, rare dolcezze e tristi amori. Spiega la Ferrando: «Volevo creare un personaggio che mancava nella letteratura italiana: una giovane donna che se ne va di casa, diretta chissà dove, e in pochi mesi diventa ladra, barbona, puttana, mogliettina, lesbica, detenuta». Gli eccessi di questo «roman-zoo», come lo definisce, sono peraltro giustificati sul piano narrativo, anche se, in occasione di una presentazione del libro autoprodotto che alla fine non si tenne, gli organizzatori pensarono bene di vietarla ai minori di quattordici anni.
MASSIMO NOVELLI