Varie, 18 gennaio 2008
VANGELISTA Carla
VANGELISTA Carla Roma 3 aprile 1954. Sceneggiatrice • «[...] è la signora cinquantatreenne graziosa ed elegante che ha scritto con Silvio Muccino venticinquenne, il fratello piccolo di Gabriele, il libro Parlami d’amore diventato film con lo stesso titolo [...] la storia di un amore che pare impossibile e invece si rivela possibilissimo tra una donna di una quarantina d’anni, colta, ricca, ben maritata, e un ragazzo di venti scollato e ribelle, cresciuto in una comunità per drogati dove è stato abbandonato dai genitori, per di più convinto di amare senza rimedio una coetanea viziata e distratta, figlia del benefattore della sua comunità. [...] Del libro sono state vendute 300mila copie e sul forum internet hanno detto la loro donne dai tredici ai sessant’anni conquistate dall’idea di quest’amore. [...] Come spesso accade nei romanzi a quattro mani, lei, Carla Vangelista, sceneggiatrice ma prima ancora traduttrice di dialoghi per il cinema, ha scritto la parte di Nicole, lui, Silvio Muccino, quella di Sacha. Tutti e due, dentro, hanno messo molto di loro. Ci hanno messo talmente tanto che quando il libro è uscito si è detto che era una storia autobiografica, che Carla e Silvio si erano innamorati e avevano deciso di rendere pubblica questa passione. Falso. I due si sono conosciuti per lavoro. Con il compagno di lei, lo sceneggiatore Luca Di Fulvio, hanno scritto un film che poi non si è fatto. Hanno cominciato a frequentarsi mettendo a confronto le loro generazioni: gli anni Settanta per lei e i Novanta per lui. Hanno deciso di scrivere una cosa insieme partendo dal convincimento che mentre a parlar di sesso non c’è più vergogna, parlar d’amore pare brutto, è disdicevole. Intanto i pettegolezzi si moltiplicavano. Perché non ha smentito, signora? ”Mi pareva inutile. Chi crede più alle smentite?”. Magari le sarà parso utile per far pubblicità al libro. ”Per carità. Ho un compagno, un figlio grande: per rispetto a loro non avrei mai potuto. Pensi che nel volume Catalogo dei viventi veniamo indicati come coppia: eppure anche là ho lasciato perdere”. [...]» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 18/1/2008).