Corriere della sera 17 gennaio 2008, Alessandra Farkas, 17 gennaio 2008
Quattro cascate tra i grattacieli. Corriere della sera 17 gennaio 2008. NEW YORK – il più monumentale progetto di arte pubblica varato dalla città di New York dai tempi di «The Gates», la «scultura all’aperto » di aste e stoffe arancioni alte 5 metri e lunghe 37 chilometri, realizzata da Christo dal 12 al 27 febbraio 2005 nel cuore di Central Park
Quattro cascate tra i grattacieli. Corriere della sera 17 gennaio 2008. NEW YORK – il più monumentale progetto di arte pubblica varato dalla città di New York dai tempi di «The Gates», la «scultura all’aperto » di aste e stoffe arancioni alte 5 metri e lunghe 37 chilometri, realizzata da Christo dal 12 al 27 febbraio 2005 nel cuore di Central Park. Si tratta di «The New York City Waterfalls», la grandiosa serie di quattro cascate alte fino a 36 metri che punteggeranno la baia di New York e saranno visibili sia dall’East River che dalla terra ferma a partire dal luglio all’ottobre del 2008. Dietro l’impressionante serie di sculture c’è l’artista di origine islandese-danese Olafur Eliasson, che ha ricevuto l’intero budget di 15 milioni di dollari dalla Public Art Fund, una fondazione privata non-profit che in passato ha sponsorizzato, tra l’altro, «Sky Mirror» di Anish Kapoor e «Puppy» di Jeff Koons, entrambi al Rockefeller Center. «L’arte pubblica è una delle grandi tradizioni di New York», spiega il sindaco Michael Bloomberg. «Non solo perché ispira ed eccita i newyorchesi ma anche perché porta turismo e milioni di dollari nella nostra economia ». Secondo i calcoli di Bloomberg, le quattro cascate – una a Manhattan, due a Brooklyn e una a Governors Island, «Inietteranno oltre 55 milioni di dollari nelle casse cittadine» («The Gates» di Christo portò 254 milioni). Il che spiega, forse, come mai persino le associazioni ambientaliste della Grande Mela, tradizionalmente rigidissime nell’accordare permessi, hanno accolto il progetto a braccia aperte. «L’impatto ecologico del progetto sarà minimo», spiega Basil Seggos, avvocato ambientalista di Riverkeeper, un’associazione dedita alla protezione del fiume Hudson. Le quattro cascate saranno illuminate anche di notte e le masse immense di acqua dovranno precipitare dall’alto di impalcature giganti. Ciò presentava un problema energetico potenzialmente insormontabile che Eliasson ha risolto con l’utilizzo di eco-pompe e luci ecologiche LED simili a quelle utilizzate a Times Square a Capodanno. «Un escamotage ineccepibile », esulta Ashok Gupta, portavoce dell’inflessibile Natural Resources Defense Council. Secondo i media locali, solo uno come Eliasson poteva mettere tutti d’accordo. In 15 anni di carriera, l’artista 41enne è diventato famoso grazie alle sue sculture ecologiche che traggono ispirazione dalla natura e manipolano la percezione visiva dello spettatore per comunicare un messaggio urgente e spesso drammatico sul futuro del pianeta e delle sue risorse «a rischio». Di forte impronta ambientalista è il lavoro che gli darà popolarità mondiale: «The Weather Project», del 2003. Visto da oltre 2 milioni di spettatori e allestito nella Turbine Hall della Tate Modern a Londra, è una gigante sovrapposizione di vapore, specchi e 200 lampadine per creare l’illusione di un risplendente sole. In un altro lavoro, «Green River» del 2000, l’artista rovesciò un colorante verde non tossico nel fiume di Stoccolma. E in un’opera ancora precedente – «Beauty» del 1993 – riuscì a creare un arcobaleno all’interno di una galleria, proiettando delle luci attraverso un sottile vapore acqueo. L’unico inconveniente del nuovo progetto? «Presto la città sarà letteralmente invasa dalle sue equipe», risponde il New York Sun, che sottolinea come Eliasson faccia parte di «un ristretto gruppo di artisti contemporanei che lavorano su scala quasi rinascimentale ». In un’intervista pubblicata dal New Yorker nel 2006, lui stesso aveva rivelato di servirsi di «uno studio di 1400 metri quadri allestito in un ex deposito ferroviario a Berlino Est dove impiego oltre 40 assistenti, inclusi matematici, architetti, elettricisti e tecnici del suono». Alessandra Farkas