Corriere della sera 17 gennaio 2008, Virginia Piccolillo, 17 gennaio 2008
Ma due relatori su tre erano contrari
Ma due relatori su tre erano contrari. Corriere della sera 17 gennaio 2008. ROMA – Tempi record e un colpo di scena: due dei tre relatori della sentenza che ha ammesso i referendum elettorali, Ugo De Siervo e Francesco Amirante, avevano dato parere negativo. E si preparano a non firmare le motivazioni del verdetto finito, secondo indiscrezioni, 10 a 4. A dispetto di quanto sostiene la politica non è andata affatto «come ci si attendeva» ieri alla Consulta. A cominciare dal fatto che alla fine a mettere le ali al «sì» ai referendum è stato, suo malgrado, il ministro Mastella. La discussione era iniziata da poco quando è piombata a Palazzo della Consulta la notizia dei guai e delle dimissioni del Guardasigilli. Assieme alla spiegazione dei motivi dell’assenza dell’avvocato Andrea Abbamonte, autore della memoria dell’ Udeur contro i referendum, finito in manette. Meglio fare presto, si sono detti i giudici. Evitare i battibecchi che in mattinata avevano diviso promotori e oppositori del referendum. E in poche ore è arrivata la decisione. Sorprendente. Non per l’esito. Che la Corte ammettesse i tre quesiti sembrava scontato dopo il sì ai referendum Segni e dopo le denunce (e le dimissioni polemiche di Romano Vaccarella) sulle pressioni della politica per respingerli. Ma per i protagonisti del dissenso che ora potrebbero essere sostituiti nella stesura. Come accadde nel 2005 quando l’attuale presidente Franco Bile lasciò De Siervo a scrivere i motivi del «no» all’ammissibilità dell’abrogazione totale della legge sulla procreazione assistita. De Siervo stavolta è fra i dissidenti. E con lui non c’è, come si poteva attendere, vista l’affinità elettiva con la sinistra più piccola, Gaetano Silvestri: ordinario di diritto costituzionale, 63 anni, nominato nel 2005 tra le proteste del centrodestra («è altamente caratterizzato come comunista»). C’è invece Amirante, 74 anni, ex presidente di sezione della Cassazione. Il quesito sul divieto di candidature multiple era scritto, per lui e De Siervo, in modo insoddisfacente. E per i giudici la forma è sostanza. Virginia Piccolillo