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 2008  gennaio 16 Mercoledì calendario

GLI INGLESI E IL GOLPE DEL ’76 L’OPINIONE DI COSSIGA

Corriere della sera 16 gennaio 2008.
E’ stato scritto che dalle carte dell’archivio del Foreign Office, oggi desecretate, risulterebbe che gli alleati della Nato avrebbero anche pensato di promuovere in Italia un colpo di Stato per impedire l’ingresso del partito comunista nel Governo del nostro Paese. Quel che io so è che quando ero, per disgrazia del nostro Paese ma anche mia! presidente della Repubblica, un ex-capo dei servizi segreti italiani mi disse di essere stato avvertito dall’allora capo della Cia che nel «direttorio» dell’Alleanza Atlantica, formato nei fatti a «tre più uno»: Stati Uniti, Regno Unito, più Francia (anche se essa non faceva parte della Nato), si pensava, alla vigilia dell’astensione del partito comunista sul voto di fiducia al governo formatosi dopo le elezioni del 1976, di adottare misure di «sospensione» dell’Italia dall’organizzazione militare integrata, così come si era fatto nei confronti del Portogallo quando la «Rivoluzione dei Garofani» scivolava verso un regime semicomunista, fermata poi dal grande leader socialista Soares. Ho parlato di «direttorio atlantico» perché fin da sottosegretario di Stato alla Difesa fino a presidente della Repubblica, io ebbi sempre la sensazione che esistesse un «direttorio», del quale noi non facevamo parte, che comportasse anche un «circuito riservato» di scambio delle informazioni dal quale il nostro Paese veniva escluso per timore che «notizie sensibili» arrivassero all’Unione Sovietica. Non vi è dubbio, e il Partito comunista italiano per direttive di Stalin era escluso severamente da tali attività, che l’Italia e la sua amministrazione civile e militare, con la sola esclusione dell’Arma dei carabinieri, fossero pesantemente infiltrate dal Kgb e dal Gru: e anche il partito comunista lo era, e il suo «servizio di vigilanza» ben lo sapeva, tanto da avermi chiesto aiuto quando ero ministro dell’Interno! Non dimentichiamoci il tentativo di «disinformazione» compiuto dalla sezione «disinformatsia» della Residentura del Kgb a Roma contro Enrico Berlinguer.
Quando non molto tempo fa parlai con un amico più giovane già studente di un college di Oxford e poi arruolato nel MI6, dopo esser diventato bachelor in lingua e letteratura inglese medievale!, egli mi manifestò la sua meraviglia per essere stati noi il solo Paese al mondo a non tenere conto del Rapporto Mitrokin. Gli Stati Uniti si limitarono invero a inventare la Loggia massonica P2!
Francesco Cossiga Caro Presidente,
Q
ualche precisazione, anzitutto, non per lei ma per i lettori. Il riferimento al colpo di Stato è contenuto in un promemoria del Foreign Office (pubblicato da Filippo Ceccarelli su Repubblica
del 13 gennaio). Il promemoria fu scritto dall’Ufficio programmazione del ministero degli Esteri britannico e porta la data del 6 maggio 1976, quando molti in Italia e in Europa pensavano che il Pci di Enrico Berlinguer avesse qualche buona possibilità di scavalcare la Democrazia cristiana. Le elezioni ebbero luogo il 20 e il 21 giugno e il risultato fu favorevole alla Dc che rimase il partito di maggioranza relativa con il 38,7% dei seggi alla Camera e il 38,9% al Senato. Ma i comunisti, alla Camera, passarono dal 27,1% del 1972 al 34,4%: un successo che creò le condizioni per il governo di solidarietà nazionale presieduto da Giulio Andreotti con il consenso del Pc.
Alla vigilia delle elezioni l’ufficio programmazione del Foreign Office fece il suo mestiere. Delineò un quadro della situazione italiana, descrisse i maggiori protagonisti della vita politica e cercò di rispondere con qualche ipotesi ai dubbi e agli interrogativi del governo britannico. Sarebbe stato utile e opportuno prevedere un colpo di Stato che avrebbe impedito ai comunisti, in caso di vittoria, l’arrivo al potere? L’ipotesi venne presa in considerazione, ma risolutamente scartata con argomenti tanto più convincenti quando più realistici: «Ben difficilmente un regime autoritario (...) sarebbe meglio accetto all’opinione democratica occidentale di un governo formato con la partecipazione del Pci».
Non vi fu quindi il rischio di un colpo di Stato anglo- americano nello stile di quello che l’Intelligence britannico e la Cia organizzarono a Teheran nel 1953 per defenestrare il primo ministro Mossadegh. Ma Londra e Washington furono legittimamente preoccupate da ciò che sarebbe potuto accadere a Roma. Nella Nato esistevano due tipi di segreti: quelli che gli americani riservavano a se stessi e alla Gran Bretagna («For British eyes only», soltanto per occhi britannici) e quelli a cui poteva accedere il personale autorizzato di tutti i membri dell’Alleanza. I secondi erano meno importanti dei primi, ma erano pur sempre «segreti » e fortemente desiderati, quindi, dai servizi sovietici. Credo che lei abbia ragione, caro presidente, quando osserva che l’apparato del Pci era infiltrato ed estremamente vulnerabile. Le preoccupazioni degli Alleati, quindi, erano naturali e legittime. Il fatto che i partiti favorevoli al compromesso storico non le avessero sufficientemente calcolate dimostra una volta più che nel radar della politica italiana le questioni della sicurezza internazionale hanno sempre avuto una posizione marginale.
La parte della sua lettera che concerne la P2 e gli Stati Uniti aguzza il nostro appetito, ma ci lascia a digiuno. Sono certo che un giorno o l’altro lei vorrà dirci qualcosa di più.
Cossiga - Sergio Romano