Corriere della sera 15 gennaio 2008, Federico Fubini, 15 gennaio 2008
Il minidollaro fa brillare l’oro La corsa degli oligarchi russi. Corriere della sera 15 gennaio 2008
Il minidollaro fa brillare l’oro La corsa degli oligarchi russi. Corriere della sera 15 gennaio 2008. MILANO – La «barbara reliquia », come la chiamava John Maynard Keynes, ieri mattina è schizzata a 914 dollari l’oncia. Sospinto dall’atmosfera di crisi finanziaria e dal dollaro debole, l’oro riscopre in queste settimane la sua secolare vocazione di bene rifugio che si apprezza quando gli altri investimenti minacciano perdite. Pochi sarebbero sorpresi di vederlo oltre i mille dollari entro l’anno, ma è proprio questo ritorno al successo ad alimentare per il metallo giallo la stessa febbre che ha già contagiato i mercati del gas e del petrolio. Stavolta il nazionalismo delle risorse riguarda una materia prima diversa, ma i protagonisti sono identici: dopo quattro anni di rinvii, strategicamente subito dopo le presidenziali di marzo il governo russo ha fissato l’asta per lo sfruttamento dei giacimenti di Sukhoi Log in Siberia. Si tratta delle riserve del suolo più ricche perlomeno dell’intera Eurasia che, con una stima di recente raddoppiata a duemila tonnellate, da sole potrebbero assicurare l’intera produzione mondiale per un anno. Anche il prezzo ai massimi per la verità torna comodo nei giorni dell’asta: secondo gli esperti, l’estrazione implica investimenti per oltre un miliardo perché il contenuto d’oro è di appena 2,7 grammi per tonnellata di materia minerale. Si aggiunga che il Cremlino ha dichiarato Sukhoi «strategico » (tradotto: gli stranieri non entrano) e gli ingredienti sono tutti riuniti per una replica delle vicende degli anni ’90. Allora gli oligarchi divennero tali grazie all’accesso alla produzione di energia, oggi intendono rafforzarsi nella corsa all’oro della Siberia. Come indicano le mosse di questi giorni, i nomi sono gli stessi. Roman Abramovich, patron della squadra del Chelsea a Londra, ha appena preso per 400 milioni di dollari il 40% di Highland Gold; quest’ultima è registrata in Gran Bretagna ma è la quarta più grande società mineraria in Russia, con concessioni di esplorazione e sfruttamento anche nella regione della Chukotka di cui lo stesso Abramovich è governatore. Per lui quella partecipazione è il biglietto da visita per l’asta della Sukhoi Log, ma gli avversari non mancheranno. Fra i più agguerriti con ogni probabilità emergerà Alexei Mordashov, noto in Italia per aver preso il controllo della Lucchini ma attivo con il suo gruppo Severstal ben oltre la produzione dell’acciaio. In vista dell’asta per Sukhoi, proprio nei giorni scorsi Mordashov ha concluso l’acquisto della Celtic Resources, un gruppo (formalmente) irlandese che possiede già alcuni giacimenti di metallo prezioso in Kazakhstan. Sull’oro siberiano si allunga poi l’ombra di protagonisti anche più controversi. Ci sono Oleg Deripaska, l’oligarca dell’alluminio che controlla la holding Basic Element, e Vladimir Potanin e Mikhail Prokhorov, la coppia soci-nemici nel campione minerario Polyus Gold. In quest’ultimo gruppo potrebbe però assumere una partecipazione Alrosa, il monopolio statale russo dei diamanti che mira a farsi largo nell’affare Sukhoi. Alrosa metterebbe così tutti d’accordo e garantirebbe il ritorno alla casella di partenza: il presidente del gruppo è Alexei Kudrin, il ministro delle Finanze. Nuovi ricchi. Mikhail Prokhorov, Alexei Mordashov e Roman Abramovich Federico Fubini