Vittorio Grevi, Corriere della Sera 18/1/2008, 18 gennaio 2008
«LO STATO DELLA GIUSTIZIA»
Doverosamente ribadite ieri, nonostante le perplessità sollevate da una inchiesta giudiziaria che (a parte il profilo della incompetenza territoriale) appare collocarsi ai confini tra l’area dell’illecito penale e l’area delle manovre di politica deteriore, le dimissioni del ministro Mastella hanno di fatto impedito che si discutesse in Parlamento la «Relazione sullo stato della giustizia» presentata dal medesimo Mastella, quale necessario adempimento in vista della prossima inaugurazione dell’anno giudiziario.
Si tratta di una Relazione ricca di cifre e di contenuti riferiti al passato, ma anche di proposte aperte verso il futuro. Le quali, pur dopo il passaggio delle consegne ministeriali da Mastella al presidente Prodi, conservano intatto il loro grado di interesse e di attualità, soprattutto sul versante delle «cose da fare». In corrispondenza, del resto, ad alcune essenziali linee guida di politica della giustizia riconducibili alle «priorità» di programma dello stesso governo Prodi.
Lungo questa prospettiva, dopo aver dato risalto ai risultati conseguiti (sia pure con inevitabili, e non indolori, mediazioni) sul terreno di una riforma dell’ordinamento giudiziario comunque preferibile a quella voluta dal ministro Castelli, la Relazione sottolinea due obiettivi fondamentali per le prossime scadenze della politica ministeriale. Da un lato, un obiettivo rivolto alla tutela dei diritti, e soprattutto della sicurezza, dei cittadini; dall’altro, un obiettivo puntato sulla riduzione dei tempi dei processi e sul recupero di efficienza della macchina giudiziaria.
Quanto al primo aspetto, diverse importanti iniziative sono già contenute nel cosiddetto «pacchetto sicurezza» (ad esempio sulle banche dati del Dna, ovvero sugli inasprimenti previsti per i delitti commessi in stato di ebbrezza), ed alcune di esse mirano a correggere le vistose storture introdotte (ad esempio in tema di reati societari, o di disciplina della prescrizione) da certe ben note «leggi vergogna», retaggio della scorsa legislatura. Quanto al secondo aspetto, il massimo dello sforzo dovrà concentrarsi sui disegni di legge relativi alla accelerazione, rispettivamente, del processo civile e del processo penale (entrambi presentati da mesi, e per molti versi apprezzabili), oltreché sulla proposta di istituzione dell’«ufficio del processo», quale nuova struttura organizzativa diretta a favorire la produttività degli organi giudiziari.
Per quanto concerne, più in particolare, il settore della giustizia penale, va soprattutto segnalata (accanto alla proposta di un testo unico per il riordino delle misure di prevenzione personali e patrimoniali) l’urgenza del varo del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche ed ambientali, peraltro già approvato dalla Camera ad aprile. Anche perché si tratta di un testo che, con pochi necessari ritocchi, servirebbe a risolvere subito alcuni gravi problemi di cui quasi ogni giorno si discute.
Le proposte ci sono, dunque, molte di esse già all’esame del Parlamento, e da ieri sono depositate nelle mani del presidente Prodi, nella sua veste di Guardasigilli ad interim. Sarà importante che esse vengano sostenute e sviluppate in un clima di profondo rispetto per la funzione di garanzia della legalità che la magistratura deve assolvere, in piena autonomia e indipendenza, in un moderno stato di diritto (al riguardo, è bene che Mastella abbia rettificato certe inammissibili espressioni pronunciate, a caldo, mercoledì in aula). Come pure sarà importante che, dal canto loro, i singoli magistrati facciano di tutto per meritarsi tale rispetto, in termini di riserbo, di correttezza e di professionalità, sotto il rigoroso controllo che la Costituzione affida al Consiglio superiore della magistratura.