La Repubblica 10 anni, Silvia Giacomoni, 17 gennaio 2008
Quanti studenti frequentano Il suo corso?
Quanti studenti frequentano Il suo corso? La Repubblica 10 anni. «Una ventina, Dieci anni fa erano un centinaio. Prima ancora, quando ero più esigente agli esami, erano più numerosi, Oggi lo studente ha la possíbìlità di sostituire ogni insegnamento con un altro, e c’è stato un aumento di insegnamenti oltre ogni ragionevolezza. Alla facoltà di Lettere di Roma ci sono duecento insegnamenti, nove cattedre di letteratura italiana, seì di storia medioevale: potrebbero anche essercene due di assirologia, ciascuna col suo bravo studente». Perché gli studenti non frequentano? -Le ragioni sono molte, e conta anche la paura. Alla Università si incontrano dei ceffi che neanche a stazione Termini la notte. Per sentire una lezione su Sofocle o su Goethe si rischia di trovarsi in una rissa dove può scappare anche il morto. pagare la scienza un po’ salata». A chi fa risalire le responsabilità politiche di questa situazione? «Non si può che ripetere quello che tutti sanno: all’inizio c’è il dilettantismo delle forze politiche, in cui sempre si distingue il partito socialista; c’è la strumentalizzazione dei comunisti; il desiderio, da parte della sinistra cattolica, di essere dentro il movimento che finalmente scardinerà una istituzione liberale sopravvissuta a venti anni di governo democristiano. Da parte delle forze di governo c’è l’incapacità, la paura di usare il potere. Si sa come vanno le cose quando e’è l’incidente, l’occupazione, la delibera da parte dell’assemblea che d’ora in avanti, che so, il voto non lo decide più il professore ma chi assiste all’esame. I comunisti cercano di strumentalizzare l’incidente per mettere in difficoltà il governo. I socialisti vogliono dimostrare di essere libertari, e più a sinistra del Pci. I cattolici di sinistra vedono con gioia distruggere le strutture attraverso le quali son state pronunciate le grandi bestemmie della cultura liberale. E il governo, che dovrebbe difendere l’istituzione che costa tanti denari ai cittadini, si trova di fronte a persone disposte a spaccare e a farsi spaccare la testa. Così mentre si agitano i circoli culturali e la stampa, e tutti dicono che i problemi dei giovani non si risolvono con la polizia, nascono i problemi dell’ordine pubblico. Le cose sono andate cosi per anni». (dall’intervista di Silvia Giocomoni al professor Rosario Romeo, La Repubblica, 4 ottobre 1977)