Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  gennaio 17 Giovedì calendario

Come

Come si lavora, oggi a Fisica? La Repubblica 10 anni. «A parte il disturbo delle agitazioni studentesche soffriamo l’inadeguatezza delle strutture. Però, grazie ai provvedimenti urgenti (5), abbiamo messo in cattedra dei giovani di valore; alcuni di altissimo livello. Gli studenti sono troppi: se si potesse selezionare dalla massa un cinque o dieci per cento, le cose andrebbero bene. Ma se questa massa deve essere tutta portata alla laurea, con queste strutture, con il "mammismo" sociale che impone di fargli fare gli esami quando vogliono e di non bocciare per non rendere infelici questi poveretti, allora c’è un numero sterminato di persone di cui non si sa che cosa fare. Così l’Università italiana è diventata una delle più selettive che esistono. La selezione non è più affidata ai professori, ma alla capacità dei ragazzi: quelli bravi sanno raccapezzarsi nella confusione, riescono a studiare. Ci sono quelli che inevitabilmente si perdono; poi c’è la fascia intermedia, che segue il destino dei peggiori perché non resiste al fascino degli altoparlanti: altro che il canto delle sirene!». (dall’intervista di Silvia Giacomoni al professor Edoardo Amaldi, la Repubblica, Roma 25,26 settembre 1977)