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 2008  gennaio 13 Domenica calendario

Riapre il Savini. Il Sole-24ore 13 gennaio 2008. « il cuore della città. La gente vi s’affolla da tutte le parti, continuamente (

Riapre il Savini. Il Sole-24ore 13 gennaio 2008. « il cuore della città. La gente vi s’affolla da tutte le parti, continuamente (...). Il caffè Biffi, il caffè Gnocchi, la birreria Stocker rigurgitano di avventori». Così lo scrittore e critico letterario Luigi Capuana descrive la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano e i suoi protagonisti a fine 800: la gente, ma soprattutto i luoghi. Che sono diventati storici, come la birreria Stocker, inaugurata nel 1867 assieme alla galleria, ritrovo di letterati e artisti, ma che, soprattutto, nei primi del 900, diventa uno degli emblemi di Milano: il ristorante Savini. Un locale che ha ospitato la storia d’Italia, ai cui tavoli si sono seduti i più grandi protagonisti della politica, dell’arte, della cultura e dell’economia internazionali, ma che, dopo più di un secolo di splendori e successi è stato coperto da un velo di polvere che lo ha portato a un lento ma continuo declino a partire dal 1990, fino alla recente chiusura. Ma che il 21 gennaio riaprirà i battenti con una livrea nuova di zecca e la gestione del giovane Sebastian Gatto che lo ha rilevato nel luglio scorso assieme al padre già proprietario di tre caffetterie nel centro della città. Con un obiettivo: riportarlo alla ribalta dei bei vecchi tempi trasformandolo in locale dalla duplice funzione: caffetteria e pasticceria, per una pausa o un pranzo veloce, e ristorante vero e proprio al piano di sopra. Simbolo di lusso ed eleganza, il miglior posto per vedere e farsi vedere, il Savini diventa un elegante salotto della Belle époque sotto la guida di Virgilio Savini, il fondatore, che nel 1881 rileva la birreria Stocker trasformandola in un esclusivo caffè-ristorante che accoglie grandi come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Arturo Toscanini e poi Gabriele D’Annunzio, Luigi Capuana e Tommaso Marinetti. Nel 1908 Virgilio Savini vende l’ormai avviato locale per 500mila lire a Giuseppe Bodina che lo gestisce fino alla seconda guerra mondiale quando la galleria viene bombardata e il Savini distrutto. Per ricostruirlo il Comune utilizza i fondi del Piano Marshall. Il Savini continua a esercitare il suo fascino sotto la gestione, fino agli ultimi anni 70, di Angelo Pozzi, ospitando personaggi illustri come Maria Callas che pare del ristorante amasse particolarmente i risotti, al salto e alla milanese (anche con l’ossobuco quando voleva infrangere la dieta); oppure Charlie Chaplin il quale, dopo un pasto, estrasse la penna dal taschino e scrisse sul menù: «Non ho mai mangiato così bene» autografandolo. E poi Eleonora Duse, Luchino Visconti, Ava Gardner, Totò e molti altri. Nel secondo Dopoguerra è anche l’epoca della grande borghesia. Dai Pirelli ai Falck fino ai Belgioioso, ai Treccani e ai Cicogna. Le voci si sprecano attorno allo storico locale: a un certo punto sembra anche che lo stia per comprare Frank Sinatra. Una cosa però è chiara: tra un passaggio di proprietà e l’altro – dopo Pozzi, Alfio Bocciardi e Amato Ramondetti, l’ultimo proprietario – l’immagine e la fama del Savini si stanno appannando. E un colpo non indifferente arriva nell’estate del 2004, quando, dopo un’ispezione dei Nas che trovano cibo avariato e sporcizia nelle cucine, il locale è costretto a chiudere per alcuni giorni. Ma oltre al passato nella storia del Savini c’è anche un futuro legato alla forte potenzialità del marchio. Un’opportunità e una sfida da cogliere per rilanciare un mito in crisi. Che Sebastian e Giuseppe Gatto hanno raccolto. tutto pronto: un nuovo e conosciuto chef, Christian Magri, la nuova formula di caffè-ristorante e un nuovo sito internet con un indirizzo e-mail per prenotare. Sul Savini si rialzerà il sipario il 21 gennaio. E l’avventura continua. Marika Gervasio