varie, 16 gennaio 2008
VITTORELLI
VITTORELLI Pietro Roma 30 giugno 1962. Monaco benedettino (dal 1991). Abate di Montecassino (dal novembre 2007). Laureato in medicina • «[…] La sua vocazione è nata lentamente. Negli anni Ottanta, racconta, aveva altri programmi: fare il medico, magari uno di quei dottori senza frontiere che operano in Africa, e mettere su famiglia. Si entusiasmava leggendo Siddharta e davanti alle praterie silenziose di Balla coi lupi. La sua colonna sonora? Dalla e De Gregori. Ogni tanto il sabato in discoteca. Meno consueta, invece, ”la chiamata di Dio, che non si può descrivere e non si può eludere”. ”La mia vocazione si è manifestata in modo prepotente verso la laurea e ho dovuto vincere forti opposizioni familiari”, racconta, ”ma i semi c’erano già ai tempi del liceo scientifico. Era un istituto della periferia romana, a Centocelle, dove si avvertivano di più le tensioni sociali ed erano palpabili gli effetti degli anni di piombo: il padre di una mia compagna di scuola fu ucciso dalle Brigate rosse. L’aria conflittuale che si respirava ha cominciato a farmi ripensare alle responsabilità di studente cristiano, già impegnato in attività parrocchiali. E lo stesso dopo, nei primi anni universitari, quando vivevo come un’ingiustizia il fatto che i movimenti cattolici non riuscivano a trovare spazio in modo chiaro, attivo, al pari degli altri”. Per lui cattolicesimo era impegno sociale. Stava bene con gli amici, gli piaceva andare al cinema, teatro, a mangiare una pizza, però si sentiva ”completo e soddisfatto” solo quando si occupava di chi era in difficoltà [...]» (Marisa Ranieri Panetta, ”L’espresso” 21/8/2008). «[...] la verità della Regola è più attuale che mai. Parla agli uomini di tutti i tempi e non c’è una sola espressione che non abbia un valore universale. Ma ce n’è una fondamentale: recuperare i valori di normalità e ferialità. San Benedetto fa della normalità di tutti i giorni l’eccezionalità della storia della nostra comunità. Ecco, è una lezione per i giovani di oggi protesi alla ricerca del sensazionalismo: devono capire l’importanza di essere normali [...]» (Vittorio Buongiorno, ”Il Messaggero” 16/1/2008).