Corriere della Sera 10 gennaio 2008, Giuseppina Manin, 10 gennaio 2008
Fratelli flop. Corriere della Sera 10 gennaio 2008. MILANO – Fischi, buu, scongiuri, risate. Applausi anche
Fratelli flop. Corriere della Sera 10 gennaio 2008. MILANO – Fischi, buu, scongiuri, risate. Applausi anche. Serata elettrica al Comunale di Bologna per la «prima» di Orphée et Eurydice di Gluck nella versione molto liberamente reinventata dai fratelli Alagna, David e Fréderico (regista e scenografo). Protagonista il terzo fratello, Roberto, quello che un anno fa buttò in diretta le vesti di Radames piantando lì l’Aida, la Scala e il pubblico esterrefatto, reo di lesa tenorità. Ma se allora fu qualche fischio isolato, stavolta i dissensi son stati ben più numerosi, con battute tipo «Vai a Sanremo» e con tumulti finali rivolti ai suoi congiunti. Insomma, dagli Inferi di Gluck Alagna e i suoi fratelli ne sono usciti un po’ bruciacchiati. «Ma per fortuna che è stato un esito così vivace, ci contavamo – assicura David sfoggiando un’inattesa soddisfazione ”. E’ la prova che questo allestimento non è senza sale, che non lascia indifferenti». E questo nessuno lo può negare. Sprezzanti del pericolo, gli Alagna si son presi con Gluck ogni licenza, reinterpretando musica e libretto a modo loro. E così, in un prologo inventato di sana pianta, Eurydice si marita nel modo più borghese, ma e subito dopo muore schiantandosi in auto. Funerale di prima classe nel primo atto, con camera mortuaria, bara inchiodata da uno stuolo di becchini stile Blues Brothers, occhiali, cappello, abito nero, guidati da un baritonale impresario di pompe funebri che qui prende il posto del leggiadro Amore. E a questo punto molti in sala hanno cominciato a fare gli scongiuri. Ma il meglio doveva ancora venire. Guidato dal lugubre energumeno in un’Ade tipo cella frigorifera, con i cadaveri penzolanti come quarti di bue, il povero Orphée si ritrova a sorpresa, oltre che mazziato, anche cornuto. Perché la bizzosa Eurydice, stizzita dal fatto che lui non si volti a guardarla, cerca di attirarne l’attenzione dandosi da fare a gambe larghe sul cofano del carro funebre. Sussulti in platea, schiamazzi nei palchi. Tanto più che al termine di questa maratona horror-hard non c’è neanche il lieto fine gluckiano, che salva gli amanti. Qui Orphée sprofonda nella tomba con la sua Eurydice, rimorta per sempre. «Ho tradito Gluck per essere fedele al mito. Era lui che aveva distorto la storia vera – si giustifica David Alagna ”. Quanto all’adulterio, era l’unico modo per spiegare perché lui si volti a guardarla. E infine, cosa vuol dire esser fedeli nell’arte? Gluck stesso di quest’opera scrisse due versioni, un’altra la compose Berlioz. Per far vivere l’opera bisogna trasformarla, se no è roba da museo». Certo, Gluck e Berlioz erano fior di compositori... «E io no? – insorge David ”. Ho scritto anch’io un’opera, L’ultimo giorno di un condannato a morte, tratta da Victor Hugo. Sono musicista e orchestratore. E non sono nuovo a simili operazioni. Ho già reinventato il Cyrano di Alfano aggiungendo alla partitura anche musica scritta da me, e ho in programma una Carmen a modo mio per lo Châtelet di Parigi. A metter in scena un’opera così com’è scritta sono buoni tutti, l’interessante è saperla ricreare. Ma capisco, in Italia l’opera è come la Bibbia, non si tocca». «E invece noi abbiamo intenzione di toccarla, di non fare cose scontate, rassicuranti o inoffensive. Di tentare un approccio laico alla sacralità lirica – aggiunge Marco Tutino, compositore e sovrintendente del Comunale ”. Quanto ai dissensi, pesano sempre più degli applausi. E quando c’è Alagna si sentono anche di più. Figurarsi se sono tre...». In effetti polemiche e critiche sono di rigore quando si tratta del tenore e di sua moglie, la soprano Angela Gheorghiu. Il loro è un curriculum imbattibile. Lo scorso settembre lei è stata clamorosamente licenziata dall’Opera di Chicago per non essersi presentata alle prove. Certo, insieme fanno la coppia più glamour della lirica, la più inseparabile. Ma anche la più temibile. Giuseppina Manin