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 2008  gennaio 14 Lunedì calendario

Il comunista Terracini e quel litigio con Lenin. Corriere della Sera 14 gennaio 2008. Il nome di Umberto Elia Terracini è noto ai più perché presente su tutte le edizioni della nostra Costituzione

Il comunista Terracini e quel litigio con Lenin. Corriere della Sera 14 gennaio 2008. Il nome di Umberto Elia Terracini è noto ai più perché presente su tutte le edizioni della nostra Costituzione. Meno famosa è la figura del «compagno» Terracini. Secondo lei, il leader del Pci, può considerarsi un comunista atipico e lungimirante, visto che oltre ad essere sospeso dal partito perché critico nei confronti dell’alleanza Hitler-Stalin, fu anche il primo comunista favorevole a una politica filo israeliana? Sbaglio o Terracini non è nel pantheon del Partito democratico o della «Cosa Rossa», visto che non è mai citato da compagni e ex compagni? Andrea Sillioni Bolsena (Vt) Caro Sillioni, Terracini è uno dei quattro giovani che si conobbero all’università di Torino nel 1914 ed erano destinati ad avere una parte importante nella storia del comunismo italiano. Gli altri furono Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Angelo Tasca. Erano socialisti, provarono qualche simpatia per Mussolini quando venne cacciato dal partito socialista e fondò il Popolo d’Italia, ma furono sedotti dalla Rivoluzione d’Ottobre. Fondarono insieme un giornale torinese, L’Ordine Nuovo, che sostenne l’occupazione delle fabbriche nel 1920 e salutò nei consigli operai l’incarnazione italiana dei soviet. Furono tra i protagonisti del congresso di Livorno, in cui si consumò la scissione del Partito socialista, ed ebbero subito un ruolo direttivo nella nuova creatura – il Partito comunista d’Italia - che nacque in quella occasione. Avevano qualità e temperamenti diversi: più filosofo Gramsci, più calcolatore e organizzatore Togliatti, più spregiudicati e imprevedibili Tasca e Terracini. Come spesso accade fra amici di grande intelligenza, i quattro reagirono agli avvenimenti del loro tempo adottando linee diverse, spesso opposte, che ebbero un’influenza sui loro reciproci rapporti. Gramsci divenne una gloria del partito soltanto dopo la sua morte, quando il passaggio del tempo e la lettura ufficiale del passato stesero un velo sulle sue divergenze dalla linea staliniana di Togliatti. Angelo Tasca fu ostile alla politica di Stalin, venne espulso dal partito nel 1929, collaborò per un certo periodo con il governo del maresciallo Pétain dopo la disfatta della Francia nel 1940, partecipò alla resistenza francese e scrisse libri di grande interesse sui partiti comunisti europei. Terracini ebbe una vita meno avventurosa di quella di Tasca, ma fu anch’egli troppo insofferente delle idee calate dall’alto per rinunciare alle proprie convinzioni o accettare gli ordini di Mosca. Nel 1921, al III Congresso dell’Internazionale comunista, ebbe un vivace scontro polemico con Lenin che al giovane comunista italiano sembrava, in quel momento, troppo opportunista e conciliante. Nel 1930 (era in carcere da quattro anni) si oppose alla linea antisocialista della III Internazionale. Nel 1939 criticò la svolta filotedesca della politica sovietica, venne messo al bando dai compagni di prigione e fu anch’egli, qualche tempo dopo, sospeso dal partito. Liberato nell’estate del 1943, riuscì a passare in Svizzera e tornò nel 1944 per partecipare alla resistenza nell’Ossola. Accolto nuovamente nel partito, divenne presidente dell’Assemblea costituente e più tardi presidente del gruppo comunista al Senato. Ma continuò a essere un comunista eccentrico, capace di uscire dalle file del partito per adottare posizioni eterodosse. Accadde nel 1947 quando rilasciò un’intervista in cui dette la sensazione di pensare che il peggioramento della situazione internazionale non dipendesse esclusivamente dagli Stati Uniti e che anche l’Unione Sovietica avesse le sue responsabilità. Accadde dopo il Ventesimo Congresso del Partito comunista sovietico quando sostenne che il processo degenerativo dell’Urss non poteva essere imputato soltanto a Stalin. Accadde quando difese Israele contro la linea del partito. Accadde nel 1970 quando dichiarò che il sistema sovietico non poteva più essere definito socialista. Fu sempre insomma un comunista diverso, imprevedibile, scomodo. Non è sorprendente, caro Sillioni, che la sua memoria in questi anni sia stata trascurata e che nessuno lo rivendichi come antenato. Sergio Romano