La Repubblica 14 gennaio 2008, Valerio Berruti, 14 gennaio 2008
Modello Europa. La Repubblica 14 gennaio 2008. E´ finito ma il 2007 per l´industria Usa dell´auto non sarà facile da dimenticare
Modello Europa. La Repubblica 14 gennaio 2008. E´ finito ma il 2007 per l´industria Usa dell´auto non sarà facile da dimenticare. Se non altro perché quest´anno potrebbe addirittura andare peggio. O per dirla con Rick Wagoner, numero uno della General Motors: "Ci sono ovvie ragioni per essere preoccupati". Insomma, dato che nei dodici mesi appena passati al di là dell´oceano è successo praticamente di tutto il solo pensiero che potrebbe accadere dell´altro fa venire in mente quasi un terremoto. Ma andiamo con ordine. Perché di terremoti (automobilistici) gli americani ne hanno visti abbastanza. Nel 2007, infatti, le vendite sono scese a 16,14 milioni, il livello più basso degli ultimi dieci anni (nello stesso periodo l´Italia ha fatto registrare il record di tutti i tempi con 2.490.570 auto vendute). La Ford, nel solo mese di dicembre, ha perso il 9% facendosi scavalcare dopo 75 anni dalla giapponese Toyota nel ruolo di viceregina Usa. Trema anche la GM che a dicembre ha perso circa il 10% e che secondo tutti gli osservatori è ormai spodestata dalla Toyota come leader mondiale dei costruttori automobilistici. Per una questione di numeri: secondo i primi dati disponibili, dagli stabilimenti Toyota sono uscite l´anno scorso 9,51 milioni di auto, 226 mila in più rispetto ai 9,28 milioni annunciati da Gm. Ma soprattutto per una questione strutturale. O meglio ancora "filosofica" che in questi anni le ha impedito, a differenza della Toyota, unico costruttore globale del pianeta, di adeguarsi velocemente al mercato e quindi alle esigenze del consumatore. Ci sono due fatti su cui le grandi case americane dovrebbero riflettere fin da oggi. Il primo riguarda il cosiddetto "sorpasso ibrido" che Federico Rampini ha anticipato proprio sabato scorso su Repubblica. Nel 2007, per la prima volta nella storia, la Prius, infatti, ha superato nelle vendite la Ford Explorer che per molti anni è stato il più famoso e popolare Suv americano, simbolo di opulenza e gigantismo di un paese per cui il costo del petrolio, molti pensavano e a torto, non sarebbe mai stato un problema. Il secondo fatto riguarda la Gm. Il colosso di Detroit ha infatti annunciato (senza grandi proclami come avviene in questi casi) di esser costretto ad abbandonare il suo motore più tradizionale, l´8 cilindri Northstar, vero e proprio punto fermo della cultura automobilistica americana. Il futuro sarà tutto dei motori più piccoli (si fa per dire) come il sei cilindri che in breve tempo si diffonderà anche negli Usa. D´altronde se Washington ha appena approvato una legge che prevede l´abbattimento dei consumi del 40% entro il 2020 da qualcosa gli americani dovevano pur cominciare. Si tratta di una grande vittoria soprattutto per l´industria europea che potrà così sbarcare in Usa con i suoi modelli dotati da tempo di questi motori. E il Salone di Detroit che si è inaugurato ieri (l´apertura al pubblica è prevista per sabato) sarà il primo vero passaggio di questa nuova era automobilistica. Sempre più globale. Sempre più ecologica. VALERIO BERRUTI