La Repubblica 12 gennaio 2008, Enrico Franceschini, 12 gennaio 2008
Suocere, clown e colori tutte le fobie del mondo
Suocere, clown e colori tutte le fobie del mondo. La Repubblica 12 gennaio 2008. la paura che non osa pronunciare il proprio nome. Per cui, se per caso chi sta leggendo queste righe ne soffre, smettete subito di leggere: si chiama "ippopotamostrosesquipedalofobia". Ovvero, la fobia di cui sono, o forse conviene usare il condizionale, sarebbero afflitti coloro che hanno paura delle parole troppo lunghe, cominciando a tremare ogni volta che ne incontrano una, scritta o parlata, su un giornale, dizionario o in bocca alla gente, sconvolti dall´abbuffata di sillabe una dietro l´altra. A scoprirla è un sito americano che sostiene di avere il rimedio per ognuna delle fobie che tormentano l´uomo moderno, www.ChangeThatsRigthNow.com, che le ha catalogate tutte: sono, o meglio, usiamo di nuovo il condizionale, sarebbero, ben 1500, dunque molte di più di quelle generalmente note come la claustrofobia (paura dei luoghi chiusi), l´agorafobia (paura dei luoghi aperti), l´aracnofobia (paura dei ragni) e via elencando. E la cura, per restare in tema, costa all´incirca 1500 dollari, un migliaio di euro, a fobia. Sembrerebbe uno scherzo o un imbroglio, e forse almeno in parte lo è, ma qualcuno l´ha preso sul serio: la rivista scientifica britannica New Scientist, che pur con una forte dose di scetticismo ha esaminato con una squadra di psicologi le più curiose fra le fobie citate dal sito. La faccenda è finita a tutta pagina sul Times di Londra e da lì è presto rimbalzata sul tam-tam universale del nostro tempo, Internet. Il verdetto è che forse la fobia delle parole troppo lunghe non esiste, o perlomeno non si ha notizia di quante persone ne soffrano, senza contare che la cura suggerita dagli esperti del sito americano per questa curiosa paura è la stessa consigliata anche per curarne un´altra, non meno originale, la «coulrofobia», la fobia dei clown, e chi ne soffre fa meglio a stare alla larga dal circo. Tuttavia uno psicologo interpellato dal New Scientist concede che qualcosa di vero in fobie di questo tipo potrebbe esserci. «Non è poi così insolito avere delle paure bizzarre», dice Robert Endelmann, psicologo membro della National Phobics Society. «Si tratta sempre di retaggi ancestrali, che ci riportano agli albori della specie umana. Aver paura di queste cose poteva essere utile alla sopravvivenza dei nostri progenitori». La lista compilata dal sito Usa, bisogna dire, comprende fobie che i nostri progenitori certamente non potevano conoscere, come l´octofobia, la paura del numero otto, la telefonofobia, la paura del telefono, la xantofobia, la paura del colore giallo, l´aulofobia, la paura del flauto, la pentherafobia, la paura della suocera (che, ammettiamolo, sembra più ragionevole), l´odontofobia, la paura dei dentisti (ragionevole anche quella). possibile che il logorio della vita moderna, per citare un vecchio slogan pubblicitario, abbia aumentato il numero delle fobie di cui soffriamo? Il professor Endelmann non ne è del tutto convinto: crede piuttosto che oggi siamo più propensi a dare un´etichetta, insomma a dare un nome, a qualsiasi cosa che ci dia un turbamento. Ma poiché le fobie nascono da un´esperienza traumatica, dichiara la psicologa Emma Citron, specializzata nel trattamento dell´astrofobia (la paura dei tuoni), a priori non si può escludere niente, o quasi. Il Times ironizza che stranamente il catalogo delle paure «online» non contiene la fobia dei «siti Internet ripetitivi» o delle «strategie di marketing idiote». E un terzo psicologo, infastidito dalle domande dei reporter del quotidiano londinese, rivela di soffrire della «fobia dei giornalisti». Speriamo che, se questa esiste davvero, un giorno o l´altro non si diffonda anche in Italia. ENRICO FRANCESCHINI