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 2008  gennaio 12 Sabato calendario

Non basta la buona volontà. Il Messaggero 12 gennaio 2008. La qualità della vita, a Roma, non è certo tra le più alte in Italia

Non basta la buona volontà. Il Messaggero 12 gennaio 2008. La qualità della vita, a Roma, non è certo tra le più alte in Italia. Sotto vari profili, tutti noi avvertiamo un profondo senso di disagio, vivendo ”blindati” nelle nostre case, o restando bloccati nel traffico caotico, o aspettando tempi lunghissimi per un autobus o anche per un taxi, o vedendo in diverse zone della città baraccopoli e cumuli di spazzatura abbandonati. Si può dire che il cittadino romano noti con crescente amarezza i segni di un preoccupante degrado nella sua pur bellissima città? Ieri il Santo Padre ha usato delle espressioni simili. Ed il suo monito non deve essere soltanto interpretato come un’esortazione alla buona volontà degli amministratori a rimboccarsi le maniche per fare uscire rapidamente la città da questo tunnel. Non dubitiamo della buona volontà degli amministratori, ma occorrono risultati concreti e non ci si può consolare con paragoni più o meno fondati con altre grandi città. Il confronto con altre capitali europee è enormemente svantaggioso per Roma, ma anche in riferimento ad altre grandi città italiane. Si pensi – tanto per riferirci ad un problema che il Presidente Napolitano ha giustamente definito una tragedia – che la raccolta differenziata dei rifiuti, nella nostra città, è appena un quarto di quella che si effettua a Torino. Ed i rischi che la situazione della Campania possa malauguratamente riprodursi anche da noi sono tutt’altro che fantasiosi. Il fatto è che una malintesa cultura ambientale, come quella da molti anni presente nell’amministrazione romana esprime una serie infinita di ”no”, senza indicare contemporaneamente alcuna soluzione alternativa, così da determinare forme diverse di paralisi nello sviluppo della città. Ed in questo modo si tradisce il fondamentale principio dello ”sviluppo sostenibile”, accolto nei tutti i trattati internazionali in materia, che non si sostanzia certo nel blocco delle iniziative, ma invece induce a favorire tutte quelle azioni che possano promuovere il progresso economico e sociale, nel doveroso rispetto delle esigenze di questa e delle generazioni future. Quello che sembra assolutamente carente, in questo momento, non è soltanto la capacità e la rapidità di decisione da parte della classe dirigente, ma soprattutto la sua capacità di dare esecuzione alle scelte effettuate, così da dare l’impressione di una pubblica amministrazione inadeguata a svolgere i propri compiti essenziali, come ieri ha giustamente ammonito il Ministro dell’interno. Questa complessiva situazione di disagio chiama in causa, ancora una volta, il ruolo della magistratura nella doverosa tutela del fondamentale principio di legalità nella società. I compiti dei giudici si sono enormemente accresciuti con l’incremento dell’intervento pubblico, ma anche ad essi è richiesto di emanare decisioni definitive in tempi rapidi e certi, così da evitare paralisi in settori importanti della vita sociale, da quello economico, a quello ambientale, a quello sanitario, e così via. La responsabilità di questi blocchi è imputata ad essi, poiché la giustizia non può sostanziarsi in una serie infinita di provvedimenti sospensivi od impeditivi dell’azione amministrativa, spesso in contrasto tra di loro e comunque incomprensibili per la pubblica opinione. L’amministrazione deve essere messa in grado di continuare rapidamente, al di là della singola vicenda censurata dalla magistratura, ad esercitare in pieno il suo potere di cura dell’interesse pubblico. Piero Alberto Capotosti