La Stampa 12 gennaio 2008, G. Rom (Zanoni), 12 gennaio 2008
Fama
Fama e soldi per essere il peggiore facevo regali ai poliziotti. La Stampa 12 gennaio 2008. 5 domande a Bruno Zanoni Bruno Zanoni, lei nel ”79 fu l’ultima Maglia Nera del Giro. Quale sadico motivo la portò ad arrivare in fondo al gruppo? «Ero caduto nelle prime tappe, al Sud, non avevo speranze di fare bella figura. Arrivai ultimo a 3 ore da Saronni. Mai scelta fu più felice». Vantaggi? «Moltissimi. Intanto ebbi anch’io il mio podio finale a Milano, con vestizione eccetera. E mi dissero che dopo Saronni e Moser, i primi due, ero stato in tutto il Giro il corridore ad aver ottenuto più spazio sui giornali e in tivù. Il terzo in assoluto. Poi la sera della conclusione fui l’ospite d’onore in tivù da Raffaella Carrà e Mike Bongiorno». E gli sfottò dei tifosi? «Pochi e sopportabili. I cartelli forza Maglia Nera erano gratificanti. Inoltre esisteva un tornaconto economico. La Maglia Nera aveva 30.000 lire al giorno di premio, e alla fine del Giro 500.000. Allora erano soldi, non spiccioli. E poi venni invitato in tutti i circuiti di giugno, proprio come gli assi». Serviva tanta furbizia? «Beh, tanti accorgimenti. Alla partenza delle tappe davo qualche regalo ai poliziotti e alle ambulanze perché mi tenessero informato sul comportamento di altri che fossero scivolati indietro a mia insaputa. E avevo sempre gli occhi all’orologio per non andare fuori tempo massimo». Tentò altre volte di conquistare quel trofeo? «Già ci avevo provato l’anno prima, ma c’erano altri dopo di me. Nella tappa di Venezia si passava su un ponte di chiatte, avevo deciso di buttarmi nel Canal Grande simulando una caduta, sono un buon nuotatore, così avrei perso molto tempo. Ma Zandegù, il mio direttore sportivo, me lo proibì». G. Rom (Zanoni)