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 2008  gennaio 11 Venerdì calendario

Ultimo, al verde, felice io resto qui in Spagna. La Repubblica 11 gennaio 2008. Ci sono gli italiani da esportazione e gli emigranti di ritorno: sono quelli che scappano dal Levante, colonia italiana di Valencia, ultimissimo nella classifica della Liga

Ultimo, al verde, felice io resto qui in Spagna. La Repubblica 11 gennaio 2008. Ci sono gli italiani da esportazione e gli emigranti di ritorno: sono quelli che scappano dal Levante, colonia italiana di Valencia, ultimissimo nella classifica della Liga. L´allenatore è Gianni De Biasi, il regista Damiano Tommasi, il centravanti Christian Riganò. Il portiere era Marco Storari, il terzino destro Bruno Cirillo: sono fuggiti, uno al Cagliari e l´altro alla Reggina, perché gli stipendi non arrivavano più. De Biasi, ha cambiato nazione ma trovato gli stessi problemi: non s´è mai chiesto perché capitino tutte a lei? «Va bene, siamo in una brutta situazione. A me hanno appena pagato lo stipendio di dicembre, ma con i giocatori sono in ritardo. Il proprietario del Levante è ricchissimo, ma in questo momento manca di liquidità, ha qualche problema con la municipalità di Valencia e c´è totale disorganizzazione, nonostante questo club abbia le potenzialità per stare a metà classifica e offra ingaggi almeno doppi di quelli di una società italiana di valore analogo. Ma nonostante questo, e può sembrare un paradosso, qui si sta come in paradiso: nella stessa situazione, in Italia dovremmo andare in giro con la scorta». Ma gli italiani scappano, però. Perché? «So che Storari non ce la faceva più ad andare avanti senza stipendio, forse anche Cirillo ha pensato lo stesso. Ma Tommasi è rimasto e non se lo sogna nemmeno di andarsene, nonostante il suo curriculum straordinario. E nemmeno io. Anzi, se qualcuno vuol venire qui sappia che si sta benissimo». Nonostante tutto? «L´altra sera abbiamo perso 3-0 con il Getafe, ma al ritorno da Madrid i tifosi ci hanno aspettato all´aeroporto per rincuorarci. Quando perdiamo, e capita spesso, usciamo tra le pacche sulle spalle della gente: animo, coraggio, ce la faremo. Ecco, se magari ci si incazzasse un po´ di più sarebbe forse meglio, ma questo modo di vedere il calcio è veramente di un altro pianeta, rispetto al nostro». E così diventa bello persino perdere? «Ah, quello no. Io mi incavolo come una bestia, vorrei vincere sempre. Ma il bello è che la squadra non molla mai, anche se salvarci sarà un miracolo: abbiamo dei grandi limiti tecnici, ma gli spagnoli lavorano con una professionalità, una puntualità, una disciplina e una dedizione esemplari. Da noi, lo spogliatoio sarebbe diventato una polveriera, qui tutti continuano a fare il loro dovere malgrado tutta la disorganizzazione societaria». Meglio la Spagna, allora? «Non sono pentito della mia scelta. Cercavo un´esperienza all´estero, e in particolare in Spagna, e me la sto godendo fino in fondo. Il campionato è bello, il livello alto, la vita meravigliosa. Mi spiace per i due che se ne sono andati, ma gli altri sono rimasti tutti: questo qualcosa significa, no? Se non fosse che sono qui per lavoro, e che il mio lavoro sta andando proprio male, sarei l´uomo più felice del mondo». EMANUELE GAMBA