La Repubblica 11 gennaio 2008, Franco La Cecla, 11 gennaio 2008
Quelli che sognano le piccole città di Dio. La Repubblica 11 gennaio 2008. difficile staccare l´idea di settarismo, di setta, da un giudizio di parte
Quelli che sognano le piccole città di Dio. La Repubblica 11 gennaio 2008. difficile staccare l´idea di settarismo, di setta, da un giudizio di parte. Sicuramente per chiunque si creda nell´ortodossia di una pratica religiosa tutte le devianze sono settarie. I catari, i valdesi erano delle sette eretiche per la Chiesa di Roma. E non è che le cose siano tanto cambiate oggi. facile che l´attributo di setta colpisca tutti coloro che non accettano di rientrare nel grande grembo di un´unica chiesa, sia questa il Vaticano con i suoi problemi nei confronti della creatività africana o latino-americana in questo campo, sia l´islam nei confronti delle pratiche estatiche dei sufi di Zanzibar o della Siria. Insomma il giudizio di settarismo parte in genere da chi si pone per principio fuori di esso. I primi cristiani apparivano una setta al mondo romano multiculturale e sincretico della fine dell´Impero, quanto più pretendevano di essere l´unica religione possibile. Nei caratteri del settarismo oggi abbiamo una serie di attributi psicologici che potrebbero essere ampliati a qualunque fede, comunitarismo, leader carismatici, proselitismo, una buona dose di segreto e una buona dose di millenarismo. Ci si dice di stare attenti alle sette che bussano alle nostre porte. In parte è vero che la nostra epoca è percorsa da fremiti settari, da adesioni irrazionali a guru, a preti invasati, a guaritori e a santoni. Siamo capaci di dare del settario a David Lynch perché fa meditazione con lo stesso guru che affascinò i Beatles trent´anni fa? Sono settari i tantrici tibetani, è settaria la religione Fualong Gong, sono settari i tolleranti e sincretici ba´ahai, massacrati in maniera spietata oggi in Iran (e nessuno ne parla)? Sono settari i zoroastriani dell´India, i parsi che sono al top del potere economico nel subcontinente indiano? Non saprei. Se essere settari significa essere una minoranza endogamica, allora gli ebrei lo sono sempre stati. Vediamo di essere più precisi. Oggi noi intendiamo per setta qualunque gruppo cancelli l´individualità del singolo in nome del bene della collettività, qualunque pratica che espropri i membri che ne fanno parte del controllo delle proprie azioni, qualunque comunità che predichi in maniera feroce e ossessiva la propria differenza e superiorità. Certo, tutti ne abbiamo una qualche esperienza, dall´ossessività dei Sokka Gakai che cercano di convincerci che basta ripetere Namionghiorenchekkiò per ottenere qualunque cosa desideriamo - e che è organizzata in maniera quasi militare - alla Scientology, frutto delle esperienze americane, dell´Oss (che divenne poi la Cia) di lavaggio collettivo del cervello. Ci ricordiamo che intere sette si sono suicidate per seguire il loro leader, che spesso le sette hanno un aspetto che sconfina nella magia nera e nelle messe nere. In Congo, in Camerun, ondate di stregoneria percorrono le campagne e provocano accuse incrociate, stermini di intere famiglie, e spesso sono i bambini i primi che si autoaccusano di essere stregoni. difficile tracciare un confine. Lo sa bene il temuto vescovo Milingo che è adorato in Africa perché tutti sono convinti che lui davvero guarisce la gente. Ed è per questo che la Chiesa di tanto in tanto lo scomunica pur sapendo di mettere in pericolo la propria già fragile presenza nel continente. Il problema è che le sette, se vogliamo così chiamarle, rispondono a un bisogno tradito dalle religioni maggiori, dalle pratiche ortodosse. Queste si sono allontanate dalla capacità di offrire un rifugio comunitario, dei rituali coinvolgenti, una liturgia fatta di forti trasformazioni nel corpo con la danza, la trance, il canto. Oggi i monoteismi vogliono dimostrare di essere la cosa più lontana possibile dalla "superstizione", e questo vale sia per il cattolicesimo e per tutte le chiese protestanti della riforma, sia per l´islam con la ferocia del nuovo fondamentalismo wahabbita che è per una religione razionale iconoclasta nella maniera più totale: i fondamentalisti in Egitto come in Pakistan distruggono le tombe dei santi e dei marabut, ne devastano i luoghi sacri, sono contro l´estasi e la trance. La Chiesa cattolica ha nel suo passato eliminato tutto ciò che nelle chiese era danza, festa estatica, umore collettivo, estasi comunitaria. Lasciando oggi un piccolo margine ai carismatici e ai pentecostali. Ma una religione che non opera sui corpi e che non dà l´estasi è molto poco convincente e lascia sola un´umanità che vede nella pietà e nel culto della divinità una capacità personale di trascendenza e di riscatto. I mistici sanno bene quanto hanno dovuto lottare per non essere considerati pazzi, dei pazzi settari ed eretici. Lo stesso vale per il buddismo e per l´induismo, anche se queste due costellazioni nel loro pluralismo rischiano meno la schizofrenia a cui sono sottoposti oggi i monoteismi. Certo, se i nostri figli cominciano a parlare per frasi fatte, si infervorano per cose che a noi appaiono solo deliri e si danno a pratiche ripetitive ci dobbiamo preoccupare. Il meccanismo della setta è oggi però sempre di più un meccanismo che ha preso in prestito dalla politica, da un lato e dalla psicanalisi dall´altro le proprie armi. C´è una maniera politica della religione che conosciamo bene, un leninismo del gruppo dei credenti che in Italia di tanto in tanto rinasce - Comunione e Liberazione è stata la cosa più vicina a un gruppo troskista che il cattolicesimo ha saputo inventare - con la sua buona dose di regole endogamiche, la propria dose di segreti e di regole solo per iniziati. Per non parlare dell´Opus Dei e di quanto sia stata una religione delle classi medie con la voglia di diventare dirigenti, una religione di appartenenze strette e di segreti. In tutto questo non c´è nulla di particolarmente scandaloso, le comunità si costituiscono con un principio di esclusione e di auto-esclusione. Il pericolo è quando si scambia tutto questo per una fede. L´altra caratteristica è il linguaggio. Chi ha fatto parte di una setta o di un movimento religioso sa bene che il linguaggio diventa lo strumento principale dell´iniziazione, il linguaggio va violentato, va reso sibillino, allusivo, emotivo, efficace per provocare conversioni, cambiamenti, pentimenti. Siamo animali con un bisogno estremo di conversione perché ci pare che la nostra strada individuale sia troppo stretta. Per questo le sette hanno un grande successo oggi. FRANCO LA CECLA