La Repubblica 11 gennaio 2008, Gabriele Romagnoli, 11 gennaio 2008
Sette. La Repubblica 11 gennaio 2008. Tom Cruise? Quello che ha fatto il top gun e le missioni impossibili, ha sposato Nicole Kidman e l´unica volta che ha indossato i panni del predicatore (Magnolia) sembrava un pazzo? Possibile che uno così sia al vertice di una setta (Scientology)? E, ancor più, che migliaia di persone si dedichino, ciononostante, a questo culto? La risposta è: ovviamente sì
Sette. La Repubblica 11 gennaio 2008. Tom Cruise? Quello che ha fatto il top gun e le missioni impossibili, ha sposato Nicole Kidman e l´unica volta che ha indossato i panni del predicatore (Magnolia) sembrava un pazzo? Possibile che uno così sia al vertice di una setta (Scientology)? E, ancor più, che migliaia di persone si dedichino, ciononostante, a questo culto? La risposta è: ovviamente sì. A rendere ovvia l´affermazione è, alla lettera, lo spirito dei tempi. Si sono modificate la natura e la ragione sociale della setta, la formazione del guru e la motivazione dell´adepto. In principio era la religione. Oggi è politica, economia, ma soprattutto spettacolo. Da organizzazione segreta anche la setta è diventata non soltanto un movimento alla luce del sole, ma bisognoso di visibilità, dotato perfino di strategie mediatiche. Una volta le attività di questi gruppi erano clandestine, ora i raeliani, per fare un esempio, indicono conferenze stampa a scadenze ravvicinate per annunciare progetti ogni volta più avventurosi (loro il primo, mai mostrato al mondo, esperimento di clonazione umana). Il proselitismo si attua andando in prima pagina. E se un attore può diventare governatore o addirittura presidente degli Stati Uniti, perché non anche leader spirituale? Il passo era breve e necessario. Gli eventi lo annunciavano: in fondo anche Rael era stato una piccola celebrità (prima dell´illuminazione era un giornalista televisivo, esperto di automobilismo). E il mitico Do, quella che indusse altre 38 persone in California a vestirsi di nero, ingoiare pillole e partire per il vascello stellare nascosto dietro la cometa Hale Bopp era noto, quando si chiamava Marshall Applewhite, come cantante di musical. Continuare a pensare alle sette come carboneria delle anime è superato, vale tutt´al più per qualche satanismo di provincia. Il resto sono strutture politico-economiche. E la loro forma ha influenzato quelle dei più moderni e originali casi di partito e azienda nonché, inevitabilmente, di partito-azienda. arrivato il momento di sbarazzarsi di alcuni luoghi comuni. Il primo è che le sette prosperino sulla crisi delle religioni. Non ci sono mai stati tanti adepti a culti e le fedi tradizionali non sono mai state tanto forti come ora. Non è morto Dio, sono morti i profeti delle idee, di quelle terrene, sociali. Riposano in pace le ideologie, agonizzano i partiti, vengono concepiti ma poi abortiti i movimenti. Che da questi funerali ci si trasferisca al gioioso battesimo di qualche devozione dall´oggetto vago e misterioso è una conseguenza che la storia ha reso scontata. Chiusa l´esperienza del ”77, uno dei fondatori di Lotta Continua, Mauro Rostagno, parte, come molti dei suoi compagni non schiantati dalla droga, per l´India. Conosce Osho (seconda incarnazione sulla Terra di un guru già finito nei guai per corruzione e abuso di minorenni) e si converte. Tornato in Italia fonda una comunità (Saman) e muore ammazzato in circostanze ancora da chiarire. Che poi anche Lotta Continua avesse una vaga connotazione settaria e qualche morte da spiegare è una delle tante connessioni poco accidentali tra situazioni solo apparentemente distanti. Nel vuoto delle ideologie cambiano le motivazioni che spingono a diventare adepto o guru. Sgombriamo laicamente il campo dalle ipotesi dell´illuminazione o della chiamata e accettiamo piuttosto l´idea dello smarrimento dei fini. Analizzando le biografie dei suicidi della Setta del Sole, che negli anni Novanta si diedero fuoco in tempi diversi in Svizzera, Canada e Francia, si scoprono percorsi umani di ogni genere. C´è chi ha aderito alla setta dopo un trauma e chi al culmine di una vita che, altro luogo comune, definiamo felice. Chi l´ha fatto sbucando dalla solitudine e chi tenendo per mano moglie e figli fino al momento finale del fuoco "purificatore". Quasi tutti erano persone di successo: dirigenti d´azienda, professionisti affermati, un notissimo musicista. Mancava soltanto un attore (ma in fondo ogni guru lo è). Il minimo denominatore comune era la mancanza di uno scopo. Esistenza fallita o esistenza riuscita, pari sono: che fare, dopo? La soluzione più semplice è mettere la propria vita nelle mani di qualcun altro che sembri avere le risposte. Diventare adepto o diventare guru sono due percorsi inversi e, necessariamente, speculari. Il guru, depurato degli intenti spirituali, va alla ricerca di potere e denaro. L´adepto se ne spoglia. Uno s´inebria del piacere di manipolare, l´altro trova conforto (e lo scambia per grazia) nell´essere, finalmente, manovrato senza più dover soffrire nel processo decisionale e nella galera dei successivi rimorsi o rimpianti. Uno accumula beni, l´altro se ne libera con francescana gioia e beata ingenuità. Il patto è stretto, la militanza dovuta, il ritorno sui propri passi precluso. Dalle sette, come dall´islam, non è ammessa conversione o resipiscenza. Non occorrono leggi per impedirlo. una conseguenza delle azioni. Un dentista scampato per caso all´automassacro della Setta del Sole raccontava di essersi accorto, una sera d´estate, che le apparizioni ultraterrene evocate dal suo guru davanti ai seguaci estasiati erano in realtà ologrammi sapientemente proiettati. A quel punto non aveva fatto le valigie e se n´era tornato a casa semplicemente perché, spiegò: "Era troppo tardi". La casa era stata venduta, i rapporti familiari troncati. Si era tagliato i ponti alle spalle per devolversi a una diapositiva. Non l´aveva forse saputo fin dall´inizio? Non è questo che cercava? Dietro il paravento della ricerca di sé si nasconde il desiderio di punirsi per l´incapacità di accettare la propria vita. Dietro la volontà di ascesa, quella di autodistruzione. Sennò perché continuare la commedia? Perché non riprendere quella della vita quotidiana, dei mille impegni che sanciscono la resa alla ricerca di un Senso che non c´è? "Troppo tardi". Troppo tardi per tornare a occuparsi di sé, della famiglia o della società, quando si è arrivati a dialogare con gli "eloim", dalle loro astronavi che aspettano di atterrare davanti al tempio (appena raccolti i soldi per costruirlo). Quando l´immenso caos ha trovato un ordine, senza neppure la complessità delle trinità e delle reincarnazioni. Il rischio che sia davvero troppo tardi si concretizza quando la vita (o la sessualità) del guru sfioriscono. Venute meno le sue aspettative, se la setta non è ormai così estesa da non poter essere estinta, sorge la tentazione di farla finire con sé. Jo Di Mambro (anima nera della Setta del Sole) si era ammalato di cancro quando decretò giunto il momento di salire in massa sul carro di fuoco. Il mitico Do ebbe l´idea di una strage nel sonno, nei lettini a castello, dopo essersi fatto castrare. A differenza delle religioni tradizionali i culti di questo genere possono finire. Resta l´idea di fondo, che non è l´oggetto della fede, ma la struttura dell´organizzazione: un leader che dà la linea, seguaci a testa bassa che eseguono, tutti che si vestono alla stessa maniera, ripetono parole d´ordine, per lo più improbabili, ma che acquistano credibilità ai loro occhi proprio per la ripetizione ossessiva. Chiudete gli occhi e, senza che vi appaia il logo o lo stemma, provate a pensare a qualche convention aziendale di una moderna industria, o anche solo ai suoi luoghi di lavoro, o a una riunione ristretta, in località marittima, del gotha di un partito-azienda e chiedetevi se non ricordano una setta, ma con l´oggetto sociale più determinato. Nel metodo, non nel messaggio, è la modernità di queste organizzazioni. Tom Cruise non è un leader, è un testimonial. Ma lo spot, spesso, è anche tutto quel che hanno da venderci. Gabriele Romagnoli