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 2008  gennaio 10 Giovedì calendario

La ultra-low cost spartana. La Repubblica 10 gennaio 2008. Sorpresa: potrebbe arrivare anche in Italia l´attesissima macchina da 2500 dollari, 1700 miseri euro, costruita dall´indiana Tata e conosciuta fino a oggi semplicemente come la macchina ultra low cost

La ultra-low cost spartana. La Repubblica 10 gennaio 2008. Sorpresa: potrebbe arrivare anche in Italia l´attesissima macchina da 2500 dollari, 1700 miseri euro, costruita dall´indiana Tata e conosciuta fino a oggi semplicemente come la macchina ultra low cost. La vettura infatti, che sarà svelata oggi in anteprima mondiale, non sarà paragonabile a una Golf, ma neanche a una Panda: da un certo punto di vista anche il concetto di "macchina" andrebbe rivisto perché questa Tata è una "cosa" davvero strana. Ma se avrà un peso inferiore ai 400 chili e una potenza massima al di sotto di 20,4 cavalli (facilmente ottenibile partendo da 30), con qualche piccolo sacrificio potrebbe anche essere omologata in Europa come quadriciclo, e quindi circolare con la targa da moto. Vedremo. Di certo la Tata dei miracoli avrà la carrozzeria di plastica, un telaio tubolare e un motore di origine motociclistica, tarato per non superare i 70 Km/h. «Perché produrre qualcosa che vada più forte – spiegano con malizia gli ingegneri indiani – se poi i clienti in città molto difficilmente superano questa velocità?». Alla Tata la prendono con filosofia, in realtà tutto, ma proprio tutto sulla loro macchina è stato progettato per risparmiare quattrini: limitare la velocità a 70 orari significa infatti fare enormi economie su gomme, freni, sospensioni e rigidità dell´insieme. Stesso discorso per il motore che non è nulla di sofisticato e che, anzi, vanta umili origini motociclistiche, per essere abbinato a un altrettanto semplice sistema si trasmissione a cinghia, proprio come avviene sui nostri scooter. Fra i colpi di genio degli uomini Tata anche una sorta di nuova filosofia costruttiva: "Quello che non c´è non si rompe" teorizzò Henry Ford inventando con il Modello T la prima auto affidabile del mondo, "Quello che non c´è non pesa" raccontò poi Colin Chapman, papà delle Lotus di F1 che grazie alla leggerezza riuscirono a sconfiggere le Ferrari. E "Quello che non c´è non costa" sembrano voler dire al mondo intero gli indiani, dando in qualche modo una dura lezione a tutti gli altri costruttori automobilistici del mondo, in grado ormai di sfornare solo auto ricchissime di accessori. La loro ultra-low cost è infatti un concentrato di idee: la spazzola del tergicristallo è unica per risparmiare i leveraggi, i fanali sono fissi e la strumentazione è stata ridotta all´osso: qui ci sono solo la spia della riserva e il tachimetro, rispettivamente per evitare di rimanere a secco e per non incappare in contravvenzioni. Anche se è davvero difficile immaginare questa Tata che supera un limite di velocità. In compenso la lista delle cose che non ci sono è lunghissima: niente aria condizionata, niente servosterzo, niente vetri elettrici. Stesso discorso per la scocca (che non c´è): la vetturetta è composta da un telaio, proprio come avveniva sulle auto d´anteguerra, ricoperta poi da pannelli di plastica più o meno colorati. Ma qui, anche se in nome del risparmio, arriva la prima gaffe della Tata: la loro microcar non ha effettuato nessun crash test, per cui di sicurezza passiva neanche a parlarne. In compenso un´altra bella fetta di rupie gli indiani sono riuscite a limarle in fabbrica: la macchina è progettata per essere facilissima da costruire. Così il serbatoio è montato sul muso, come sulla vecchia 500 e gli operai devono fare poche operazioni per completare la macchina. Un po´ perché è stata ben studiata, un po´ perché di pezzi da assemblare qui ce ne sono davvero pochi. VINCENZO BORGOMEO