Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 13/1/2008, 13 gennaio 2008
Nicolas Sarkozy vuole copiare la Bbc e finanziare la tv pubblica francese con una tassa di scopo, abbandonando canone e spot
Nicolas Sarkozy vuole copiare la Bbc e finanziare la tv pubblica francese con una tassa di scopo, abbandonando canone e spot. Chi crede che il mercato, tramite pubblicità e vendite, basti ad alimentare un’informazione adeguata all’esercizio dei diritti di cittadinanza può liquidarlo come il solito presidente statalista. Chi invece ricorda le menzogne diffuse per giustificare la guerra in Iraq o l’ammirazione universale per le banche internazionali, che covavano la crisi finanziaria nella consapevole impotenza delle autorità di vigilanza, nutre qualche dubbio sulla capacità di stampa e tv di essere ancora quarto potere. E si chiede se, oggi e in questo settore, non si debba registrare un fallimento del mercato e vedere poi, caso per caso, se la causa sia l’egemonia mercatista della finanza, l’invadenza della politica, l’involuzione degli assetti proprietari o l’evoluzione delle tecnologie e degli stili di vita. Di quest’ultimo parere è Paul Steiger, che ha diretto per molti anni il Los Angeles Times eil Wall Street Journal. Secondo Steiger, alla stampa americana non conviene più sostenere i costi del giornalismo investigativo, che cerca e racconta gli abusi del potere. E non sarà Internet a soccorrere. La rete, infatti, allevia il peso della distribuzione, ma poco incide sui costi di produzione dei contenuti. Dunque, va bene per le opinioni, la cui fabbricazione è poco onerosa; non funziona invece, almeno per ora, per le indagini e le inchieste, che offrono sì materia per opinioni più informate, ma fatalmente costano. Si può sospettare che Steiger sia così pessimista perché Rupert Murdoch ha cambiato i vertici del Journal. E però in Rai dicono che Report, unico esempio di giornalismo investigativo in tv, raccolga meno spot di quanto meriterebbero i suoi ascolti: molti inserzionisti non vogliono accostare i propri marchi alle hard news. La caduta dei titoli editoriali dipende certo da ragioni congiunturali, e tuttavia sono anni che gli analisti faticano a individuare un orizzonte di medio termine. Steiger ne ricava un motivo di allarme generale. Conservatore in politica e liberista in economia, ritiene che il crepuscolo del giornalismo investigativo sia dannoso per la democrazia. E che dunque vada ora salvaguardato con modalità non di mercato. In Italia i benpensanti del servizio pubblico possono trovarvi una sponda teorica. Ma sarebbe fonte di imbarazzi vista la distanza che corre tra le risorse extra mercato impiegate (canone e contributi all’editoria, 2,5 miliardi di euro) e i risultati: l’equivoco dove tutto, dai giochi a premi ai periodici femminili, ha un valore pubblico. Vedremo Sarkozy alla prova. Intanto, come ha raccontato Massimo Gaggi il 23 novembre, Steiger ha fondato una newsroom on line, ProPublica, che metterà le proprie indagini a disposizione gratuita dei media e su Internet. Con 25 professionisti, sarà questa la più grande unità di giornalismo investigativo americano. E costerà 10 milioni di dollari l’anno, coperti per 5 anni da fondazioni private in piena trasparenza: l’equivalente del contributo pubblico all’Unità; la metà o meno di quanto prendono, per la posta e altro, i gruppi editoriali privati. mmucchetti@corriere.it