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 2008  gennaio 13 Domenica calendario

ROMA - Scarseggiano i fornai, mancano i parrucchieri. Idraulici, sarti e falegnami sono ricercati come l´oro: nell´Italia del lavoro precario e mal pagato nessun vuol più fare l´artigiano

ROMA - Scarseggiano i fornai, mancano i parrucchieri. Idraulici, sarti e falegnami sono ricercati come l´oro: nell´Italia del lavoro precario e mal pagato nessun vuol più fare l´artigiano. E sì che i posti ci sono e il guadagno pure: lo dicono loro stessi, sempre più preoccupati di non trovare più nessun cui lasciare la «bottega». Sono disposti a formare e ad assumere a tempo indeterminato - assicurano - eppure la manodopera non si trova. Partendo dai dati forniti dall´Unioncamere il centro studi della Confartigianato ha infatti calcolato che il fabbisogno del 2007 è andato quasi per metà scoperto. Nell´insieme, ai vari rami del settore, servivano 162.550 addetti, ma 71.358 sono risultati introvabili. Posti vuoti, occupazione mancata. Quasi ottomila parrucchieri e idraulici mai nati, oltre 3.600 falegnami di cui è rimasto il bisogno, e poi sarti, pastai, anche «addetti alla robotica». Servirebbero 2.890 carpentieri, oltre 2300 fornai e pastai. Dove sono? Perché nessuno occupa quelle caselle vuote? Dietro a questa domanda senza offerta, secondo Giorgio Natalino Guerrino, presidente della Confartigianato, c´è un vuoto culturale e una mancanza normativa. «Il vuoto culturale - spiega - deriva dal fatto che nessuno vuol più sporcarsi le mani. Da qualche decennio a questa parte il lavoro manuale è visto come un´occupazione di serie B, anche le stesse famiglie artigiane hanno spinto i loro figli a cercare altrove. Meglio un lavoro impiegatizio, pur se precario, meglio l´incertezza di un posto a singhiozzo nel terziario che la vita di bottega. Anche se poi in bottega c´è la domanda e, con l´esperienza, arrivano anche i guadagni». E´ ora d´invertire questa tendenza e di ridare dignità a questi lavori, chiede Guerrino: «Negli ultimi anni, se non fosse stato per il contributo degli stranieri intere filiere - dalla ristorazione all´edilizia - sarebbero entrate in crisi profonda». Quanto a livello normativo la categoria chiede un maggior appoggio alla formula dell´apprendistato, senza la quale - dicono gli artigiani - il ricambio non può essere assorbito. Dunque si cercano giovani lavoratori: gli artigiani, assicurano, si impegnano ad insegnar loro il mestiere. «Nel 2006 - precisa la Confartigianato - le piccole imprese hanno dedicato alla formazione 103 milioni di ore spendendo 1,6 miliardi di euro, vale a dire il doppio dei 875 milioni di euro spesi nella formazione dalle grandi imprese». Secondo un´indagine interna il 70 per cento degli apprendisti sarà poi assunto all´interno delle imprese dove sono stati formati infatti - ricorda Confartigianato- è proprio quello delle piccole aziende il settore che crea più occupazione (nel 2006 oltre 361 mila posti di lavoro sono stati creati da imprese con meno di 19 addetti mentre le grandi imprese ne hanno persi 114 mila). Inoltre, conclude lo studio, «è bene ricordare che nelle piccole aziende viene utilizzato in modo intensivo il contratto a tempo indeterminato: nelle imprese con meno di 20 addetti la quota supera il 90 per cento».