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 2008  gennaio 13 Domenica calendario

GIUSEPPE TURANI

Forse sta per chiudersi la vicenda dei Fondi di investimento italiani, una delle pagine più ingloriose del sistema bancario italiano. Sta per chiudersi nel senso che questi Fondi, se non chiuderanno i battenti, di sicuro diventeranno una presenza abbastanza marginale nella realtà finanziaria italiana. La possibilità, però, che facciano la fine di dinosauri fastidiosi e molesti, distruttori dell´ambiente, è abbastanza elevata.
Lo dicono, prima ancora che gli esperti, le cifre. Nel 1999, nella loro stagione di maggior successo (dovevano amministrare i risparmi degli italiani) il patrimonio a loro affidato era assolutamente ingente, enorme: 440 miliardi di euro. A fine 2006, però, questo stesso patrimonio si era ridotto a 284 miliardi di euro. E nel corso del 2007 risulta che sono stati ritirati dai risparmiatori altri denari, per un totale di 57 miliardi di euro.
Oggi, quindi, il patrimonio che risulta ancora affidato ai Fondi dai pazienti risparmiatori italiani è inferiore ai 230 miliardi di euro. Appena un filo di più rispetto alla metà di quello che era meno di dieci anni fa, nel 1999.
Il senso di tutto ciò è abbastanza chiaro e non ammette molte interpretazioni: i risparmiatori italiani, benché pazienti e persino un po´ masochisti, sono in fuga dai Fondi di investimento, non li vogliono più vedere, ne diffidano e fra non molto è possibile che gli stessi Fondi finiscano in qualche museo della Finanza di una volta.
Perché accada questo non è difficile da capire. I Fondi si erano presentati ai cittadini italiani con un ragionamento molto semplice (e convincente): voi non siete capaci di gestire i vostri risparmi, perché nella»vostra vita avete fatto altro (dentisti, panettieri, maestri di scuola, ecc.). Noi, invece, abbiamo grandi risorse e dei team formidabili di gestori, esperti, analisti, manager dei soldi.
I risultati, però, sono stati molto modesti.
Se si esclude qualche annata particolarmente fortunata, nella quale avrebbe fatto soldi in Borsa anche un bambino di dieci anni, i Fondi hanno mediamente concluso le loro performance guadagnando un po´ meno dell´indice delle Borse o un po´ meno di Bot o Cct. Qualche volta hanno guadagnato un po´ di più. Ma si è trattato di frazioni di decimali. In compenso i Fondi sono sempre stati molto bravi nel farsi pagare commissioni molto sostanziose: per entrare, per uscire, per la gestione, per i risultati.
In conclusione, si sono rivelati strutture molto costose e che qualche anno hanno anche perso cifre spaventose, lasciando i risparmiatori esterrefatti. Al punto che molti, come documenta il crollo del patrimonio amministrato dai Fondi, hanno preferito chiudere la partita e andarsene prima di ritrovarsi sotto i ponti insieme alla famiglia. Ci si può chiedere come mai i Fondi hanno avuto un comportamento del genere. Le spiegazioni sono due. Da un lato sono partiti subito con una struttura burocratica assurda per un mestiere che richiede di stare vicino al mercato e alle sue bizzarrie. Si sono riempiti di comitati strategici e di consulenti, evidentemente non abbastanza all´altezza del compito.
Poi c´è il fatto (e questo è il peccato capitale) che i Fondi sono tutti, praticamente, emanazioni del mondo bancario.
Hanno vari nomi, ma alle loro spalle ci sono le solite banche. E sin dall´inizio le banche hanno deciso di non farsi concorrenza. Ecco, allora, il perché degli altri costi delle commissioni. E anche, probabilmente, il perché di tanta poca solerzia nell´amministrare i soldi altrui. Adesso, comunque, la grande avventura sta forse per finire. Per varie ragioni.
Intanto, il governatore Draghi non ama certo questo monopolio bancario sui risparmi degli italiani. E quindi prima o poi costringerà le banche a uscire dai Fondi, cedendoli sul mercato e a qualcuno che ha veramente voglia di fare gli interessi dei risparmiatori, in una situazione di concorrenza.
Ma, soprattutto, risulta che ormai sono stanche anche le banche del loro giochino.
Hanno allevato dei mostri e oggi questi mostri stanno facendo irritare i risparmiatori italiani e assorbono ancora ingenti quote della poca liquidità che arriva nelle banche. Ecco perché chi oggi va in banca non trova più l´educato funzionario che consiglia di mettere i soldi in questo o quel Fondo (della banca stessa). Anzi, sconsiglia, alza il sopracciglio, sbuffa un po´ e alla fine dice: «Guardi, è meglio che questi soldi li lasci a noi, anche sul conto corrente, se vuole, paghiamo bene». I più sofisticati, e meno rozzi, consigliano invece obbligazioni strutturate (gestite sempre dalla banca).
Insomma, i Grandi Mostri che hanno devastato i risparmi degli italiani sono oggi nel mirino dei loro clienti e, di fatto, sono abbandonati dai loro padri (gli istituti bancari) che vorrebbero non averli mai messi al mondo. Uno scandalo.
Per di più si tratta anche di uno scandalo annunciato. Sono anni che l´ufficio studi di Mediobanca documenta, con infinita pazienza e lunghissime tabelle, il disastro di questi dinosauri della finanza. Ma nessuno gli ha dato retta.