Giovanni Caprara, Corriere della Sera 12/1/2008, 12 gennaio 2008
Bill Gates aveva un sogno: imbrigliare la Terra con una rete Internet spaziale svincolata dai mille impedimenti orografici della superficie così da poter raggiungere chiunque, in ogni luogo
Bill Gates aveva un sogno: imbrigliare la Terra con una rete Internet spaziale svincolata dai mille impedimenti orografici della superficie così da poter raggiungere chiunque, in ogni luogo. Per questo aveva concepito negli anni Novanta il faraonico piano Teledesic con addirittura 840 satelliti contemporaneamente in azione. Ma il sogno svanì: troppo complicato e troppo costoso concretizzarlo. Nel frattempo la tecnologia è maturata e ora l’idea, ovviamente buona, si realizza seguendo però una via più pragmatica, garante del risultato. Per il momento la rete «coprirà» l’Europa, il Nordafrica e il Nordamerica; ma è solo l’inizio di un nuova storia tecnologica che di certo avrà un seguito. Due grandi società, l’europea Eutelsat specializzata in telecomunicazioni spaziali e l’americana ViaSat esperta di sistemi di ricezione, hanno avviato la costruzione dei primi due satelliti dedicati appunto all’Internet dallo spazio. A differenza di quelli immaginati da Bill Gates che erano in orbite basse, dunque mobili nel cielo e difficili da seguire, i due nuovi sono in orbita geostazionaria a 36 mila chilometri d’altezza garantendo un riferimento costante apparendo immobili agli utilizzatori terrestri. Così la banda larga debutta nel cosmo. Nel 2010 Eutelsat lancerà KaSat, un satellite con la capacità di 70 Gigabit, una potenza pari all’intera flotta della ventina di satelliti per le telecomunicazioni tradizionali che oggi Eutelsat ha in orbita. ViaSat spedirà il suo satellite da 100 Gigabit nel 2011. I costruttori a cui sono stati assegnati i contratti sono Astrium-Eads e Loral. «Finalmente l’Europa arriverà per prima – nota Giuliano Berretta, presidente Eutelsat – anche se con la società americana c’è collaborazione e una fusione di esperienze: noi per la parte spaziale, loro nei sistemi terrestri: il terminale che producono e che useremo è già collaudato con la diffusione di 300 mila esemplari». Al via dell’Internet spaziale si giunge dopo una sperimentazione che ha permesso di sviluppare la tecnologia e renderla meno cara. A tal fine negli anni scorsi Loral lanciava il satellite Wild Blue, e Eutelsat Hot Bird-6 con a bordo anche le frequenze Ka (dai 18 ai 40 Gigahertz) impiegate alle scopo. I satelliti per la televisione lavorano invece a frequenze più basse (la banda Ku: dai 12 ai 18 Gigahertz) i quali irradiano un’area molto grande, ad esempio il territorio europeo, e quindi non sono adeguati alle necessità di interazione. I nuovi satelliti, invece, per garantire l’interattività, devono concentrare la potenza su aree più piccole quando serve e per questo copriranno zone circolari di 250 chilometri di diametro. Il Vecchio Continente avrà 84 «spot», gli stati Uniti circa 80 concentrate in particolare lungo le coste Est e Ovest evitando le regioni centrali con estese aree desertiche. Il traffico europeo sarà gestito da otto stazioni, tre delle quali in Italia. L’utilizzatore dovrà disporre di una piccola antenna parabolica da 67 centimetri diametro collegata ad un terminalino (tipo Sky come dimensioni) connesso al computer. Il costo, naturalmente, sarà uguale a quello di un tradizionale abbonamento alla linea veloce Adsl. «Ma il vantaggio – precisa Berretta – è che in questo modo Internet potrà arrivare in zone dove non ci sono reti terrestri e in Europa abbiamo calcolato che esistono almeno 15 milioni di abitazioni in una condizione simile. Il satellite, inoltre, lo sistemeremo nella posizione di 13 gradi sull’Equatore tipica per la distribuzione dei programmai televisivi perché stiamo studiando con gli inglesi un’antenna domestica con la quale poter ricevere insieme Internet, Tv e telefono ». Ma la banda larga in orbita apre altre possibilità, oltre Internet. Il costo di trasmissione sulle nuove bande di un canale televisivo si abbassa di quindici volte rispetto ad oggi rendendo accessibile il mezzo a utilizzatori adesso accessibili solo alle grandi società. «Ciò aprirà l’era della televisione locale – precisa Berretta – perché una tecnologia tanto economica consentirà ad un comune o a qualsiasi piccola società di avere il proprio canale Tv per diffondere le informazioni che desiderano. Inoltre, pure le sale cinematografiche ne beneficeranno perché i film da proiettare potranno essere distribuiti direttamente dallo spazio». Giovanni Caprara