Telmo Pievani Corriere della Sera 12/1/2008, 12 gennaio 2008
L’evoluzione è un processo lento e graduale come pensava Darwin oppure è talvolta punteggiata da accelerazioni improvvise come hanno ipotizzato Stephen J
L’evoluzione è un processo lento e graduale come pensava Darwin oppure è talvolta punteggiata da accelerazioni improvvise come hanno ipotizzato Stephen J. Gould e Niles Eldredge? Per quattro quinti della sua storia la vita sulla Terra è stata rappresentata da organismi composti da una sola cellula. soltanto a partire da poco più di mezzo miliardo di anni fa che gli oceani cominciano a brulicare di esseri più complessi, i pluricellulari. Un team di ricercatori della Virginia State University, grazie a innovative tecniche di indagine quantitativa applicate ai caratteri morfologici, ha pubblicato sulla rivista Science alcune conclusioni che, se confermate, potrebbero cambiare la nostra immagine degli abitanti degli oceani primordiali. Bing Shen, Lin Dong, Shuhai Xiao e Michael Kowalewski ritengono che i fossili di Ediacara, i più antichi pluricellulari conosciuti, presentino fin dai loro esordi il massimo di diversità di piani corporei, cioè di strutture morfologiche generali. Il «morfospazio» di Ediacara sembra nascere insomma in modo «esplosivo». Gli scienziati hanno evidenziato un andamento in tre fasi, con nomi che sembrano evocare quelli di una saga nordica ma che in realtà corrispondono ai luoghi di ritrovamento dei fossili più rappresentativi. Nella prima, l’età di Avalon, che va da 575 a 565 milioni di anni fa, compare già l’intero spettro delle forme di Ediacara: è l’epoca del tutto subito. Nella seconda formazione, White Sea, la ricchezza di specie aumenta ma solo a partire da quel morfospazio iniziale già completo: è l’epoca delle variazioni sul tema. Nella terza, Nama, la ricchezza tassonomica diminuisce e l’enigmatico esperimento di Ediacara sfuma: è l’epoca del declino. Se la separazione fra diversità tassonomica delle specie e disparità morfologica dei piani corporei è valida, significa che nei mari di Ediacara l’insieme delle forme possibili raggiunse il suo picco all’inizio, non alla fine. La scoperta è resa più significativa dal fatto che si tratta di uno schema simile a quello di una seconda, e ben più nota, esplosione di vita pluricellulare, avvenuta 33 milioni di anni dopo, agli inizi del Cambriano. Non solo, le due rapide diversificazioni non sembrano legate l’una all’altra da un rapporto antenato- discendente, come se la vita avesse sperimentato strategie indipendenti. Gli organismi del Cambriano hanno infatti piani anatomici con soluzioni adattative molto diverse. Charles Darwin, preoccupato, aveva definito l’esplosione del Cambriano «un mistero». Quella esuberanza iniziale dei pluricellulari e l’assenza di evidenze di una fase di preparazione mettevano in discussione la sua idea di un’evoluzione necessariamente lenta e uniforme. Come per molti evoluzionisti successivi, l’unica via di uscita gli sembrò quella di imputare la mancanza di gradualità alle imperfezioni della documentazione. In effetti queste scoperte illuminano piccoli frammenti di una storia durata centinaia di milioni di anni, come brandelli di un libro. Tuttavia, oggi sappiamo che le brusche accelerazioni evolutive sono fenomeni reali, innescati da cambiamenti ecologici su larga scala o da modificazioni nei sistemi di regolazione genetica dello sviluppo. Inoltre, quando usiamo l’aggettivo «esplosivo» su scala geologica intendiamo 10 milioni di anni per le faune di Avalon e 22 milioni di anni per quelle del Cambriano: nulla a che vedere con ciò che un essere umano può intendere per «rapido ». Se corroborato, il messaggio delle strane forme viventi di Avalon incrinerà la convinzione che il passato sia un lungo preludio del presente. Nelle occasioni cruciali l’evoluzione non sembra procedere per vie maestre, ma esplorando le possibilità contingenti che si presentano. Il tempo profondo è dunque pieno di ipotesi alternative che hanno fallito per ragioni non sempre connesse a una loro inadeguatezza. La storia naturale è un processo imprevedibile e corale, dove succedono più cose di quante non ne avessimo immaginate. Scandagliando l’oceano di tempo che ci separa dai pionieri della vita pluricellulare non troviamo una linea solitaria di progresso, ma un susseguirsi di ritmi differenti di cambiamento e, soprattutto, una pluralità di soluzioni alternative. Nelle vie ingegnose dell’evoluzione, a volte così lente da sembrare immobili, a volte così rapide da sembrare istantanee, i perdenti spesso non erano poi così cattivi.